«Cronache strazianti»: messaggi inconfondibili

Alla Galleria Principij è allestita la mostra di fotografie del giornalista, attivista e filmmaker di Sisak Daniel Pavlić, del quale è stato presentato l’omonimo libro

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«Cronache strazianti»: messaggi inconfondibili

Le condizioni della Banovina sono ben diverse da come vengono illustrate nei media dalle autorità: ad attestarlo è Daniel Pavlić, autore della mostra inaugurata sabato scorso alla Galleria Principij, gestita dal Fotoklub Rijeka. Il giornalista, attivista e filmmaker originario di Sisak e residente a Hrvatska Kostajnica — una delle località della Regione di Sisak e della Moslavina distrutte dai sismi del 2020 e del 2021 — racconta le esperienze dei terremoti, in prima persona e con uno stile documentaristico, nel volume “Cronache strazianti” (Potresne kronike), presentato in occasione dell’inaugurazione dell’omonimo allestimento.

La fotografia che figura sul frontespizio del volume “Cronache strazianti”

Una questione tuttora irrisolta

L’incontro è stato introdotto dal presidente del Fotoklub Rijeka, Borislav Božić. Ricordando l’incontro con l’autore del libro, avvenuto in occasione di un’iniziativa di beneficienza per le aree della Croazia centrale colpite dai sismi a cui ha partecipato anche il Fotoklub, Božić ha affermato di essere rimasto impressionato da Pavlić “non solamente per il suo lavoro in molti campi diversi, ma anche e soprattutto per il suo grande altruismo e per la voglia di aiutare il prossimo. Il suo volume — ha proseguito — racconta la storia di una tragedia e dimostra che quest’ultima continua tuttora, anche dopo più di un anno. La mostra e il libro mettono in evidenza il fatto che si tratta di una questione ancora irrisolta, di un problema a cui dobbiamo continuare a lavorare”. Il volume, la cui pubblicazione è stata finanziata con le donazioni degli amici dell’autore, nasce come “una sorta di omaggio agli abitanti della Banija e ai volontari che li hanno soccorsi in seguito ai terremoti. Il libro — spiega Pavlić — è stato scritto sotto forma di diario, le cui pagine seguono cronologicamente gli avvenimenti di queste parti”.

Il volume si apre, infatti, con la testimonianza del 28 dicembre del 2020, alle ore 6.28 del mattino, e termina con uno scritto dell’8 novembre dell’anno scorso, intitolato “Addio, angoscia” (Zbogom tjeskobo), a indicare il messaggio di speranza e positività che rimane anche in seguito a disgrazie come le catastrofi della Banovina.

Testimone di ingiustizie

L’intento di Pavlić, membro dell’Ordine croato dei giornalisti (HND), è di smentire l’immagine della situazione delle aree colpite che viene data dai politici. “Sono stato testimone di tante ingiustizie — ha raccontato Pavlić inaugurando la mostra —, specialmente a Hrvatska Kostajnica, dove, ad esempio, ho visto un edificio venir distrutto dalle autorità con la scusa dei danni causati dal sisma, anche se di fatto si trattava di una struttura che non era stata danneggiata gravemente. Era un edificio protetto in quanto parte del patrimonio storico-culturale, che tuttavia recava fastidio alle autorità locali, le quali hanno sfruttato, in questo modo, le conseguenze del terremoto per scopi personali. Mentre il governo stava ancora ‘organizzando’ le iniziative di supporto, i volontari del Paese, provenienti soprattutto dall’Istria e dal Quarnero, non hanno esitato a dare una mano a chi ne avesse avuto bisogno”.

Numerosi volontari

Sono stati numerosi i volontari e le associazioni provenienti da Fiume che hanno partecipato attivamente e in maniera diretta alla raccolta e alla consegna di aiuti umanitari. Come riferitoci da Jasna Vrhovac dell’associazione umanitaria fiumana Pomozimo, il cui gruppo Facebook conta quasi 10mila membri, “siamo stati undici volte nella Banija, due delle quali a Divuša, dove ci riunivamo nella caserma dei vigili del fuoco locale, che aveva l’etichetta rossa… Noi portavamo i beni umanitari — ha puntualizzato — e Daniel li distribuiva a Divuša direttamente alle persone, insieme ad altri volontari”. I residenti delle zone colpite dai sismi, secondo le parole dell’autore del libro, non si fidano più delle iniziative della Croce Rossa e delle autorità, in quanto queste, sostiene, non hanno portato a risultati concreti. “Ero in contatto e collaboravo con altri giornalisti, pubblicavo su Facebook regolarmente, in tempo reale, notizie e reportage sulle zone terremotate e sulle iniziative che venivano svolte”, ha spiegato Pavlić. “Grazie alle comunicazioni dei giornalisti che informavano la popolazione su quanto accadeva in quelle aree — ha puntualizzato —, sono stati raccolti moltissimi aiuti da persone da tutta la Croazia, beni che sono stati consegnati senza l’intermediazione delle autorità. Il libro non si occupa molto di politica. Non sono membro di nessun partito, ma nei testi critico tutti senza eccezione, l’una e l’altra parte. Lo faccio per via di tutte le menzogne dei politici che continuano a parlare di ‘grandi lavori che sono stati svolti nelle aree colpite dai terremoti’, ma sono tutte delle bugie, non è stato fatto nulla”.

I danni alla salute mentale

A parlare è stata anche la moglie dell’autore, Marina Pavlić, che per un periodo ha lavorato come psicologa presso la Croce rossa assistendo gli abitanti delle zone colpite dal sisma. “Finché i bisogni primari di una persona non sono soddisfatti, non si può cercare di offrirle un qualsiasi tipo di sostegno psicologico”, ha esordito la Pavlić, anch’essa tra le vittime dei terremoti. “La funzione dei container — ha aggiunto — era, in questo senso, offrire alle persone una prima opportunità per riprendersi”. Nel caso della popolazione della Banija, la salute mentale delle persone, già gravemente provata dall’esperienza del terremoto, è ulteriormente aggravata dallo specifico contesto storico-politico. “Bisogna ricordare — ha sottolineato Marina Pavlić — che gran parte di questa gente aveva già perso la propria casa durante la Guerra patriottica, ed è una situazione che ora hanno dovuto affrontare, in età avanzata, per la seconda volta. Per quanto riguarda i danni al tessuto urbano, non è stato riparato praticamente nulla, mentre i danni psicologici alla popolazione perdureranno per molto tempo ancora. Sono sempre più frequenti i casi di disturbo da stress post-traumatico, che, secondo le statistiche, può durare fino a quindici anni”. L’esposizione allestita presso la Galleria Principij presenta una quindicina tra le oltre novanta fotografie che accompagnano i testi del diario di Pavlić. Immagini che sembrano raccontare un’infinità di storie, di eventi tragici che tuttora rimangono in attesa di un lieto fine. Seppur realizzati in stile giornalistico-documentaristico, i lavori della mostra “Cronache tormentanti” emanano messaggi forti e inconfondibili, esprimendo al contempo la scottante necessità di soluzioni tempestive ed efficaci. L’allestimento, organizzato dal Fotoklub Rijeka, resterà aperto fino a venerdì 21 gennaio.

Da sinistra Daniel Pavlić, Marina Pavlić e Borislav Božić

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