«Corso». La simbologia degli ambienti cittadini

Alla Galleria Kortil di Fiume è in visione fino al 20 marzo la mostra dell'artista fiumana Nika Petković, che presenta sette video e tre fotografie

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«Corso». La simbologia degli ambienti cittadini
Il rione di Valscurigne. Foto: HELENA LABUS BAČIĆ

La fase post-industriale di Fiume, che si riflette nei numerosi stabilimenti industriali dismessi e in intere aree cittadine abbandonate a sé stesse, è ormai da tempo oggetto di interesse di numerosi artisti, sia come una riflessione intima sul passare del tempo, sia come critica della transizione sociale, politica ed economica in una concezione artistica impegnata. Nel caso dell’artista fiumana Nika Petković, la cui mostra “Tok” (Corso) è allestita fino al 20 marzo alla Galleria Kortil della Casa croata di Cultura (HKD) di Sušak, i vari ambienti fiumani hanno una valenza simbolica e intima, in cui lo “scorrere” delle persone e del traffico lungo le strade, il processo di produzione e di edificazione – come spiega la critica d’arte Alma Trauber – rappresentano un “paesaggio” paradigmatico in cui i processi di deindustrializzazione e la visibile trasformazione degli spazi pubblici sono seguiti dopo un’intensa fase di industrializzazione avvenuta nel secondo dopoguerra.

Memoria personale e collettiva
L’allestimento si compone di sette video e di tre fotografie che rappresentano parti della memoria personale e collettiva. Vi sono rappresentati spazi riconoscibili della città di Fiume e quelli meno noti: l’artista ha filmato lo scorrere della Rječina dal ponte sito nei pressi del negozio Plodine in via Ružić, visto da entrambi i lati (un punto dal quale raramente i cittadini di Fiume osservano lo scorrere del fiume); ha fotografato il rione di Valscurigne con le sue file interminabili di palazzine residenziali costruite in pochissimo tempo per poter accogliere le famiglie dei numerosi operai e operaie che lavoravano decenni fa nelle fabbriche fiumane, molte delle quali oggigiorno vivono soltanto nei ricordi; ha filmato l’angolo di palazzo Bacich (Transadria) e via Ivan de Zajc in una bella giornata estiva, quando le strade di Fiume erano ancora adornate dalle bandierine con i colori e il logo di Fiume Capitale europea della Cultura 2020; ha documentato il traforo di una delle gallerie in città, i preparativi per la festa di inaugurazione del progetto Fiume CEC nel 2020 e di diversi ambienti abbandonati che è difficile riconoscere. Come rileva Alma Trauber, osserviamo e riconosciamo parti della città in una delle sue fasi post-industriali, ma l’artista non se ne occupa a mo’ di documento, bensì racconta gli elementi di transizione e post-transizione della città osservandoli nell’ottica di una microstoria e mappando i simboli della sua storia e contemporaneità.

Il telo bianco
Uno dei filmati è, però, particolare in quanto presenta una scena raccapricciante inscenata a proposito – un corpo disteso sul marciapiede dinanzi all’albergo Neboder di Sušak e coperto da un telo bianco, come si fa con i cadaveri -, forse pensata per osservare le reazioni dei passanti, che non si scompongono più di tanto nel momento in cui notano il telo bianco che copre il corpo. Nel tran tran quotidiano, in preda a mille pensieri, spesso evitiamo di rispondere in maniera troppo “presente” agli stimoli che provocano ansia e un sentimento di insicurezza.
Nika Petković (Fiume, 1992) ha conseguito la laurea in Arti visive, teatro e musica, nonché Cinema, televisione e produzione multimediale all’Università di Bologna. Nella sua pratica artistica utilizza la fotografia, i materiali d’archivio, il found-footage e il video dimostrando interesse per la ricerca del rapporto tra l’immagine mobile e la fotografia. Ha lavorato come ricercatrice a diversi progetti e film, collaborando con archivi cinematografici, cineteche, emittenti televisive e case di produzione. Si è presentata in diverse mostre collettive in Croazia e all’estero. Vive e lavora a Zagabria.

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