CI di Abbazia. Il voto alle donne, percorso lungo e tortuoso

In occasione dell’8 marzo, lo scrittore e giornalista Mario Simonovich ha tenuto una conferenza

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CI di Abbazia. Il voto alle donne, percorso lungo e tortuoso
Fiori alle donne tra il pubblico. Foto: IVOR HRELJANOVIĆ

In occasione della Giornata internazionale della donna, che ricorre oggi, lo scrittore e poeta Mario Simonovich, già giornalista e redattore de “La voce del popolo” e di “Panorama”, ha tenuto mercoledì scorso nella sede della Comunità degli Italiani di Abbazia, a Villa Antonio, una conferenza intitolata “Voto alle donne? Sì, ma senza fretta”.
A salutare i presenti prima della conferenza è stata la presidente della CI, Sonja Kalafatović, che ha ricordato come il sodalizio organizza ogni anno un evento in occasione dell’8 marzo e che la conferenza di Simonovich, grande amico della CI abbaziana, rientra in questo filone di eventi.

Intervento interessante e istruttivo
Nel suo interessante e istruttivo intervento, il relatore ha raccontato gli inizi dell’idea del diritto di voto alle donne, le vicende e i personaggi che hanno portato, dopo tante peripezie, alla sua messa in atto nei vari Paesi del mondo. Simonovich ha voluto innanzitutto rimarcare la distinzione tra il diritto di voto attivo, che vuol dire che una persona può votare ed essere votata, e quello passivo, che vuol dire che la persona può soltanto votare, ma non essere votata; come pure tra il voto amministrativo, che riguarda il rinnovo dei consigli cittadini e l’elezione del sindaco, e quello politico, relativo all’elezione del capo del governo.
Come spiegato da Simonovich, il diritto di voto viene richiesto per la prima volta durante la Rivoluzione francese, nel cui ambito si esigeva l’uguaglianza. Questa richiesta, però, non riguardava le donne. A quell’epoca, una drammaturga e attivista francese, Olympe de Gouges, scrive una Dichiarazione dei diritti della donna e della cittadina come risposta alla Dichiarazione dei diritti dell’uomo e del cittadino stilata dai rivoluzionari, in cui dichiara l’uguaglianza politica e sociale tra uomo e donna. Le sue richieste non ebbero esito positivo, ma le idee nate durante la Rivoluzione francese continuarono a vivere anche nei decenni e secoli successivi. Del diritto di voto delle donne si tornerà a parlare soltanto un secolo dopo, nel 1871, durante la Comune di Parigi. Ma le donne francesi otterranno il diritto di voto appena nel 1944, che sarà loro concesso dal generale Charles de Gaulle.

Un’idea che si diffonde
L’idea si diffonde anche in altri Paesi del globo, raggiungendo la Nuova Zelanda e l’Australia. In Nuova Zelanda, le donne ottennero il diritto di voto nel 1893.
Simonovich si è soffermato in seguito sul movimento delle Suffragettes, che fu particolarmente forte nel Regno Unito e nell’ambito del quale si distinsero personaggi come Emmeline Pankhurst ed Emily Wilding Davison, e sulla situazione in Italia, dove nel 1848 si parla per la prima volta del diritto di voto, anche se quello delle donne non era affatto contemplato. Nel 1867 un deputato del parlamento italiano presenta una proposta di legge per far votare anche le donne, ma questa non passa. In Italia, il diritto di voto venne concesso alle donne nel 1945. Simonovich ha infine voluto ricordare l’insegnante, poetessa e importante personaggio della CNI, Anita Forlani, della quale ha anche letto alcuni versi.
Gli interventi musicali sono stati curati dal Coro della CI di Abbazia e dal coro “The Z”, sotto la direzione di Petar Čučak.

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