Björn Andrésen, una vita segnata dalla tragedia

Nell’ambito del programma «Adattamento. La lettura del film», all’Art cinema di Fiume sono stati proposti i film «Morte a Venezia» e «Il ragazzo più bello del mondo»

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Björn Andrésen, una vita segnata dalla tragedia
La proiezione è stata seguita dai membri del club dell’Art cinema. Foto: IVOR HRELJANOVIĆ

Nell’ambito del programma di lettura e cinema “Adattamento. La lettura del film” dell’Art cinema di Fiume, l’altra sera è stato proposto un appuntamento fuori programma: un dibattito sulla novella di Thomas Mann “La morte a Venezia”, la proiezione dell’omonimo film firmato da Luchino Visconti e successivamente quella del documentario “Il ragazzo più bello del mondo” (Världens vackraste pojke) che racconta la triste storia di Björn Andrésen, il giovane che ricoprì il ruolo di Tadzio nel film di Visconti.

Il capolavoro di Visconti
Del capolavoro cinematografico di Visconti, del 1971, è stato ormai detto tutto. Si tratta della seconda parte della cosiddetta trilogia tedesca di Visconti (che include anche “La caduta degli dei” del 1969 e “Ludwig” del 1973), che fa della lentezza e delle lunghe inquadrature una virtù, in cui lo spettatore si sente immerso, mentre la storia viene raccontata con pochi dialoghi e poggia sull’espressiva e sottile interpretazione del grande Dirk Bogarde. La sensibilità artistica del regista italiano trova in questo film una delle sue espressioni più intense, anche dal punto di vista visivo. Quest’opera d’arte del cinema nasconde, però, una storia triste raccontata nel documentario svedese “Il ragazzo più bello del mondo” (2021).
Il film documentario è incentrato sulla vicenda di Björn Andrésen e sugli effetti della fama che lo travolse dopo essere apparso nel film di Visconti. All’epoca in cui il film uscì, Andrésen aveva solo 16 anni ed era completamente impreparato a diventare una celebrità internazionale. Il film, presentato in anteprima al Sundance Film Festival il 29 gennaio 2021, ha ricevuto una nomination per il World Cinema Documentary Grand Jury Prize.

L’amaro in bocca
Il titolo del documentario, diretto da Kristina Lindström e Kristian Petri, deriva da un’osservazione che Visconti fece sul giovane Andrésen alla première di “Morte a Venezia” a Londra e nell’ottica della storia di vita dell’attore e musicista oggi 68.enne è sicuramente una constatazione che lascia l’amaro in bocca. Al film “Morte a Venezia” si lega il viaggio di Visconti in tutta l’Europa alla ricerca del ragazzo perfetto che rappresenterà la bellezza assoluta nel suo film. A Stoccolma scopre Björn Andrésen, un timido quindicenne che con Visconti raggiungerà la fama internazionale e trascorrerà una breve, ma intensa, parte della sua gioventù tra il Lido di Venezia, Londra, Cannes e il Giappone. Dopo poco più di cinquant’anni dalla première del film, il documentario porta lo spettatore in un percorso composto di memorie personali, di storia del cinema, di glamour e di eventi tragici che hanno segnato la sua vita.

Visibile disagio
Seguendo la sua storia, scopriamo che Björn non era affatto interessato a recitare nel film di Visconti, ma aveva accettato di farlo per compiacere sua nonna, la quale lo aveva convinto a partecipare al provino di Visconti nel Grand hotel di Stoccolma. Le audizioni di Visconti sono state documentate in diversi filmati e uno di questi mostra pure l’audizione di Björn. Ad un certo punto del filmato, Visconti chiede al ragazzo di spogliarsi in mutandine per venire fotografato: il disagio visibile del povero ragazzo è un pugno nello stomaco per lo spettatore, che ha l’impulso di salvarlo da una situazione che palesemente non gradisce. Anche se nel film il giovane Tadzio viene rappresentato come un ideale di bellezza, senza alcun accenno di natura erotica, nella vita reale egli venne osservato come un bell’oggetto. Tristemente – secondo quanto emerge dal documentario -, venne osservato e trattato allo stesso modo anche da Visconti.

Traumi e tragedie
La breve parentesi cinematografica nella gioventù di Björn viene messa in prospettiva nel prosieguo del documentario, in cui veniamo a scoprire i traumi vissuti dal ragazzo in giovane età: la madre si suicidò quanto Björn aveva soltanto dieci anni e non conobbe mai suo padre (sua madre non svelò mai la sua identità). Visse un’altra tragedia da adulto: il suo figlio minore, Elvin, morì di SIDS (morte in culla) all’età di soli nove mesi, dopodiché Björn iniziò a soffrire di depressione e ad abusare d’alcol. Scopriamo inoltre che il suo vero desiderio da giovane era quello di essere un musicista e, fortunatamente, questo è il suo mestiere, al quale si aggiungono occasionali ruoli nei film. Uno di questi è il folk-horror “Midsommar” del 2019, dove ha avuto una piccola parte. Oggi, Björn soffre ancora di sensi di colpa per la morte di suo figlio negli anni Ottanta, ha un rapporto difficile ma affettuoso con la figlia Robine e una fidanzata che fa di tutto per aiutarlo. È un uomo profondamente segnato dalle tragedie che lo hanno colpito, la cui bellezza è stata davvero una maledizione.

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