Pola. Un test sostenibile ma molto dettagliato

I maturandi interpellati dopo le prime prove del sapere hanno sottolineato che le domande erano più facili rispetto agli anni precedenti e sono concordi nell’affermare che sarebbe stato meglio lasciare il livello A e quello B come finora

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Pola. Un test sostenibile ma molto dettagliato
I maturandi della “Dante Alighieri” a riposo dopo il test di lingua italiana – lingua materna. Foto: ARLETTA FONIO GRUBIŠA

“Una vita senza esami non merita di essere vissuta”, lo disse Socrate ed è una verità inconfutabile, che ieri i maturandi della Scuola Media Superiore Italiana “Dante Alighieri” di Pola – indirizzi generale, linguistico, economico e informatico – avrebbero molto volentieri rigettato e ignorato, tant’è vero che è stata la mattinata della prova zero. Era quella del test introduttivo riservato alle scuole delle comunità nazionali minoritarie di Croazia, che prima di accedere agli esami di Stato per singola materia, interroga su quanto imparato di letteratura e di grammatica della lingua materna. Le battaglie di colore, farina e acqua, sono definitivamente… acqua passata. E, ieri mattina, alle ore 9 in punto, logicamente, nessuno si è dimostrato esattamente disposto a ridere e festeggiare, piuttosto, ecco tutti intenti a tenere sotto controllo quel certo grado d’ansia e carica emotiva che indubbiamente accompagna lo svolgimento della prova finale. È una verifica del sapere che non solo conclude un ciclo formativo e di studi alla scuola media-superiore, ma apre un nuovo capitolo di vita, fatto di accessi alle Università e a svariati indirizzi professionali.

Andrà tutto bene
“Alla fine andrà tutto bene, se non andrà bene non è la fine” è la frase rubata a John Lennon, che con una formulazione più o meno simile, sarà sicuramente passata per la testa come calmiere per oltre una trentina di ragazzi impegnati a risolvere il test di italiano, per la prima volta di livello “intermedio” e dunque, non più diversificato a livelli di difficoltà A e B. Bisognava contare sul sapere o votarsi alla dea Fortuna, per cerchiare la lettera esatta, a, b, c o d del “quiz” ministeriale e, pur vedendo proposto un approccio di normalità nella formulazione delle domande, anche stavolta c’è scappata la pignoleria: non hanno chiesto esattamente come si chiamava e di che razza era il cane de “Il giardino dei Finzi Contini” (quesito annoverabile nella storia delle verifiche della nostra scuola…), ma altro di ben nozionistico e non precipuamente essenziale per comprendere i pregi della grande letteratura italiana. Lo confermano gli stessi ragazzi una volta usciti dall’aula adibita al “patimento” collettivo, al luogo simbolico della maturazione, che dall’età adolescenziale conduce verso quella adulta.

Non è stato difficile
Manco dopo un’ora, riecco i nostri licenziandi uscire dalla Casa Dante, straricchi di impressioni e voglia di consultarsi a vicenda per confrontare le risposte date, seduti a gruppetti sulle panchine di pietra nel piazzale antistante l’edificio scolastico. Che cosa dicono? Quali sono le previsioni? Interpelliamo Tea Belardi (liceo linguistico) e le chiediamo di confessare di avere studiato un anno intero, sudando le sette proverbiali camicie. “No. Ci ho messo un mesetto d’impegno e credo di essermi riuscita a preparare bene abbastanza. Non è stato difficile. Non c’è stato livello A e B, e, quest’anno, è la prima volta che si scrive così. Per me va anche bene. Tuttavia credo che per alcuni sarebbe stato meglio avere la possibilità di opzione, perché ci sono coloro cui basta superare un test di più semplice e facile soluzione mentre per altri va bene affrontare capitoli di materia anche più difficili. Sarebbe stato meglio lasciare i livelli A e B non solo per l’italiano, ma anche per il croato. Tuttavia la prova mi è sembrata facile e considero che sarà tutto OK”.

L’importante è concentrarsi
Alla nostra prima interlocutrice si associa pure Chiara Cergnul per rivelarci qualche curiosità sul test: “Ci hanno proposto verifiche su Leopardi, Dante, Svevo, Pirandello. Mi chiede se ci sono state domande tranello? Veramente, certe possono trarre in inganno, ma l’importante è concentrarsi un po’ meglio e alla fine riesci venirne a capo. Hanno chiesto, per fare un esempio, di quale monte parla Leopardi nell’Infinito e, devo dire che la maggior parte di noi non ha saputo la risposta … Quanto a dettagli, quali date, stavolta niente, per fortuna… I miei piani per il futuro? Spero che mi faranno raggiungere i corsi di lingua e letteratura italiana e lingua e letteratura inglese all’Ateneo di Fiume”.

Intuito e supposizione
Ben disposte a parlare dopo essere passate incolumi attraverso il torchio dell’esame, sono anche Ania Bilić e Krista Noelle Rajko. La prima è convinta che “il modulo d’esercizio basato sulla prova d’esame dell’anno passato ha aiutato eccome. Penso di avere fatto un buon esercizio. A mio avviso, il test di quest’anno risulta essere sensibilmente più dettagliato di quello precedente, forse per il fatto di non rispecchiare più due livelli di conoscenza, ma era fattibile. Ci hanno chiesto parecchi particolari sulla vita degli autori, le relazioni, gli amici, le opere minori… È giusto conoscere la storia della vita di un grande autore, però penso che sia meglio limitarsi un po’ sulle cose più importanti e di cultura generale e non ritrovarci domande del tipo che lavoro faceva Italo Svevo prima di diventare scrittore”. “Ci sono stati troppi dettagli – conferma Krista Noelle Rajko – e mi pare un po’ esagerato domandare il nome dell’ermo colle leopardiano per questo livello di conoscenza intermedio. Quanto al resto, il test era davvero sostenibile. Con i quesiti che generano dubbi, si risolve tutto per eliminazione intuito e supposizione”. Com’è stata l’esperienza qui, quattro anni a scuola. Hai il diritto di essere sincera e dire se i proff. sono stati cattivelli? “Ma nooo, figuriamoci. Sarebbe una grossa bugia. La Dante, la mia classe è stata per me una seconda famiglia veramente. Abbiamo avuto la fortuna di avere per noi i migliori docenti di questa scuola. Siamo stati una generazione Covid, con due annate scolastiche trascorse penosamente online. E siamo contenti di aver avuto l’opportunità di tornare normalmente in questa famiglia”.

Studio e applicazione
Finalmente, anche un ragazzo, si mostra disposto a dirci la sua. È Luka Hušak (indirizzo informatico): “Pur essendo un perito informatico, mi sono comunque ritrovato davanti il medesimo test dei licei. In ogni caso, è mia convinzione che con un pochino di studio e applicazione si possa ottenere un buon risultato, tanto più quando ritengo che il test presentatoci sembra più facile di quelli degli anni precedenti. Non mi sono preparato troppo, ma in maniera qualitativa. Nell’ultimo mese di scuola ho studiato. Per qualche risposta ho giocato a indovinello, però sapevo la maggior parte di quanto richiesto. Adesso ho i miei piani: avviare un’impresa di informatica tutta mia. Mi piacerebbe mettermi in proprio, previo ottenimento di una laurea alla Facoltà d’informatica di Pola. Intanto ripenso a questi anni, bellissimi, nonostante il Covid, che ci aveva fatto davvero perdere il ritmo di studio”.
Vero è anche che “la vita di tutti trascorre nell’essere respinti o promossi agli esami. La Società è una vasta cerimonia di premiazione” (Jean Paulhan) e le premiazioni per la Dante stanno in attesa: il ballo alla Comunità degli Italiani di Pola e il cerimoniale solenne di consegna delle pagelle finali.

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