Pola. Inquinamento visivo: tollerato, intollerabile

Disinvoltura estetica che imbruttisce le facciate

0
Pola. Inquinamento visivo: tollerato, intollerabile
Come condannare un bel palazzo a una brutta immagine. Foto: DARIA DEGHENGHI

Bisognerebbe cominciare a parlare chiaro per arrivare a trarne delle conclusioni: il fatto che una cosa stia lì da trent’anni perché all’epoca nessuno aveva pensato alle conseguenze, non vuol dire che deve rimanerci fino alla fine dei suoi giorni e soprattutto non vuol dire che tutti siano autorizzati a seguire l’esempio creando un diritto lì dove si è avuto solo un precedente malamente concepito. Bisognerebbe, insomma, dire pane al pane: che quelle unità esterne dei climatizzatori in città e poi tutte quelle parabole arrugginite che sventolano dappertutto, sono una bruttura dell’ambiente urbano che va combattuta con tutti gli strumenti a nostra disposizione. Bisognerebbe impugnare leggi e regolamenti, delibere e ordinanze, atti giuridici e amministrativi, tutto quanto purché si cominci a ragionare anche in termini di estetica, ordine, armonia e benessere. Invece, ciò che ci capita di vedere ogni giorno è una lunga serie di ingiurie alle delicate geometrie di un centro storico che vanta due millenni di storia.

In via Sergia (angolo via dell’Abbazia benedettina) un veicolo con piattaforma per lavori in quota offre l’esempio di come si trasforma un bel palazzo d’epoca con balconi a vista in una brutta immagine del centro storico che in nessun caso varrebbe la pena di mostrare al pubblico. L’unità esterna dell’impianto di raffreddamento e riscaldamento occupa infatti tutto il balcone, che di fatto perde la sua grazia e diventa uno scenario di scadente urbanità postindustriale. E se fosse l’unico andrebbe anche bene, ma è solo uno tra le decine e decine di impianti esposti alla vista sulle facciate di tutto il centro storico dal Castello veneziano all’Arena. E se non è quello, sono le mille e una parabola che ancora dipingono le scenografie urbane, avanzo deprimente degli anni ‘90 mille volte superato dalla TV via cavo, dai servizi di streaming, dal video on demand, insomma, dall’era dell’iperconnessione e della tecnologia digitale.

Rivedere leggi e regolamenti
Sono varie le forme di inquinamento, ma non tutte sono ugualmente riconosciute. Quello atmosferico, del suolo, elettromagnetico, luminoso e persino quello acustico godono di fama platealmente accertata e sono capaci di mobilitare ampie fasce della popolazione nella difesa di una giusta causa. Invece, quello visivo è rimasto per assurdo il più invisibile tra le forme d’inquinamento conosciute. Eppure è ovunque e abbraccia una miriade di alterazioni paesaggistiche, sia naturali che urbane, dovute all’inserimento improprio di elementi estranei al panorama. Se sono sgradevoli alla vista, sono anche perfettamente capaci di generare malessere personale e disagio sociale. Proprio così.
L’armonia delle piazze, delle strade, del paesaggio fa bene alla salute, mentre non si può dire lo stesso – anzi, si deve dire il contrario – delle brutture urbane, al punto che l’inquinamento visivo in nessun caso dovrà dirsi un fattore d’intralcio esclusivamente estetico, ma anche uno dei fattori incidenti sul benessere generale della popolazione. Ciò detto, la conclusione dovrebbe derivare per automatismo: che sia arrivato il momento di rivedere leggi e regolamenti (o, qualora ne avessimo, di farli rispettare) per creare intanto la consapevolezza e poi anche la responsabilità individuale e collettiva per il degrado urbano? E in quel caso non sarebbe opportuno cominciare a scoraggiare le tapparelle di tutti i colori su uno stesso palazzo, facendo leva sugli amministratori di condominio? Se si lascia correre, non si cambia mai.

Tutti i diritti riservati. La riproduzione, anche parziale, è possibile soltanto dietro autorizzazione dell’editore.

L’utente, previa registrazione, avrà la possibilità di commentare i contenuti proposti sul sito dell’Editore, ma dovrà farlo usando un linguaggio rispettoso della persona e del diritto alla diversa opinione, evitando espressioni offensive e ingiuriose, affinché la comunicazione sia, in quanto a contenuto e forma, civile.

No posts to display