Pola. Il Museo vuole risalire alle forme originarie

È in corso un progetto che vuole valorizzare nel complesso la Basilica trinavata di Santa Maria Formosa in pieno centrocittà

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Pola. Il Museo vuole risalire alle forme originarie

Il progetto della Basilica trinavata di Santa Maria Formosa continua dopo pluriennale ricerca, tutela e conservazione finalizzate alla creazione di un parco archeologico degno di presentare e lasciar ammirare i resti dell’edificio sacro del VI secolo appartenente al nucleo storico meridionale della Città di Pola. La nuova tappa, inaugurata dal Museo archeologico istriano ancora lo scorso 9 settembre, sta portando avanti ulteriori ricerche archeologiche e interventi di muratura e ricostruzione all’altezza della cappella meridionale, unica struttura completamente superstite della Basilica, che per dimensioni e bellezza fu parificabile all’Eufrasiana di Parenzo, senza avere però avuto la fortuna di sopravvivere nei secoli. Sono oggetto di analoghi lavori la sacrestia al lato della cappella, le aree della facciata occidentale e dell’ingresso della Basilica, con ulteriore opera di riassetto a livello di terreno nel campo centrale delle navate. Dopo secoli di “inesistenza” della Basilica, parlare di Cappella Santa Maria Formosa è diventata un’abitudine radicata, persino tra la gente di scienza. Ma la definizione è riduttiva quanto “umiliante” per questo patrimonio storico di enormi proporzioni. La piccola cappella con pianta a croce, fu solo parte integrante del complesso sacrale con funzione di mausoleo dove si trovavano i sarcofagi di personalità di rilievo.

L’area è già un bel parco archeologico

Come segnalato dal Museo archeologico, nel 1923, l’architetto Morassi aveva predisposto interventi edili e di restauro “purificando” la cappella meridionale da ricostruzioni precedenti e praticando delle ricostruzioni nuove. Così procedendo, involontariamente non fece un favore alla Basilica, ma diede forma e risalto alla cappella come piccola struttura autonoma aiutando la perdita di memoria collettiva nei confronti della struttura grande. Il compito che ora si è assunto l’ente museale è quello di smantellare gli interventi architettonici del secolo passato e di risalire alle forme originarie. La missione è nobile: porre rimedio all’ingiusto oblio e riconnettere la cappella meridionale alla sacrestia e all’intero complesso della Basilica per creare la dovuta visione d’insieme. L’operazione in corso non rappresenta di certo una bazzecola finanziaria: il valore della ricerca e dei restauri per ripristinare le strutture dell’era bizantina equivale a 318.533 kune, importo assicurato dal Ministero della Cultura e dei Media assieme al Museo archeologico istriano. Il Progetto Formosa prosegue sempre con la supervisione dell’archeologo medievalista, Željko Ujčić impegnato da una vita a studiare la Formosa e le sue modalità di recupero e valorizzazione. Gli esigenti lavori in pietra sono sempre affidati all’impresa Kapitel di Gimino, i cui maestri scalpellini erano stati ingaggiati per opere di riparazione e restauro realizzate lege artis anche all’Arena e al Castello veneziano. La campagna di recupero della Basilica si protrarrà fino alla fine del 2020.

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