Poche le regole ferree, tante le eccezioni

Il tema della lezione «La scrittura delle lettere maiuscole nell’italiano istituzionale contemporaneo tra norme e oscillazioni», si è dimostrato un utile punto di partenza e un supporto per tutti i professionisti, parlanti bilingui

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Poche le regole ferree, tante le eccezioni

L’indagine linguistico-lessicale è incominciata. Il gruppo di lavoro della Regione istriana istituito lo scorso febbraio al fine di uniformare l’uso della terminologia della lingua italiana sul territorio, con particolare accento dato alla traduzione croato-italiana a livello amministrativo, è passata dalla pratica alla grammatica. Ieri mattina, negli ambienti della Comunità degli Italiani di Pola si è svolto il primo laboratorio-convegno rivolto al gruppo di lavoro incaricato della terminologia, esteso – nel limite del concesso dalle misure anti-Covid – a interpreti, traduttori, professori, insegnanti amministratori e giornalisti. È grazie all’iniziativa dell’assessorato per la Comunità Nazionale Italiana e gli altri gruppi etnici, che si è potuto far tesoro dei consigli sull’uso teorico-pratico della lingua italiana dati per voce del professor Stefano Ondelli, linguista dell’Università degli studi di Trieste, che è pure docente dei corsi di lingua italiana presso la Facoltà di Filosofia di Fiume. Basta il curriculum vitae abbreviato per apprendere l’utilità formativa proposta dal conferenziere: dottorato di ricerca in romanistica presso l’Università di Padova, Laurea in Interpretazione (prima lingua inglese, seconda lingua francese), presso la Scuola Superiore di Lingue Moderne per Interpreti e Traduttori dell’Università degli Studi di Trieste, più un elenco inesauribile in fatto di ricerche, saggi scientifici, e meriti riconosciuti.

 

Un argomento molto intrigante

Il tema della lezione “La scrittura delle lettere maiuscole nell’italiano istituzionale contemporaneo tra norme e oscillazioni”, si è dimostrato un utile punto di partenza e un supporto per tutti quei professionisti, parlanti bilingui perduti tra mille dubbi nei meandri della traduzione croato-italiana e viceversa, a tu per tu con regole più o meno prestabilite e molto variabili nell’applicazione pratica. “È un argomento – così l’assessore regionale per la CNI e gli altri gruppi etnici, Tea Batel – molto intrigante per i traduttori e per tutte quelle professioni che richiedono la stesura di testi in lingua italiana non soltanto in ambito istituzionale, ma anche in quello della giurisprudenza e delle relazioni pubbliche”. La significanza di quanto proposto è stata sottolineata in particolare da Marina Barbić Poropat, traduttrice e interprete della Regione istriana. “Oggi cercheremo di risolvere i dubbi che attanagliano i traduttori riguardo all’uso delle maiuscole in italiano. Vi sono difficoltà particolarmente gravi nella traduzione dal croato all’italiano: il rigore del croato nell’uso delle maiuscole è cosa risaputa. I problemi insorgono quando si ha a che fare con le regole dell’italiano che sono molto meno ben definite. I nostri traduttori vorrebbero avere molte più indicazioni su quali siano le scelte migliori. Ecco perché abbiamo invitato il prof. Ondelli”.

Marina Barbić Poropat, Tea Batel e Stefano Ondelli

Individuare i «termini problematici»

L’uso corretto della maiuscola, in effetti rappresenta un punto di partenza per un lavoro di esamina della terminologia giuridico-amministrativa bilingue, che il gruppo di lavoro istriano intende compiere individuando i “termini problematici” con diversi equivalenti nella traduzione croato-italiana, per poi eseguire un’analisi comparata a livello linguistico e giuridico con particolare riferimento agli aspetti formali e contenutistici, fino a redigere un elenco di equivalenti concordati e raccomandati nella terminologia settoriale, nonché creare una rete di traduttori del territorio che potranno avere accesso alla banca dati lessicale.

Intanto, chi ben comincia è a metà dell’opera e il prof. Ondelli ci fa scoprire più di una verità: “Ho preparato un intervento che dimostra le difficoltà dell’uso delle maiuscole, perché in italiano non ci sono né poche regole e chiare, né molte regole e precise, ci sono tante regole piuttosto confuse sull’uso della maiuscole. Cercheremo di mettere un po’ di ordine. In Italia vi sono costantemente grossi dubbi. Le amministrazioni, si sono dotate di strumenti propri, di manuali e vademecum che spiegano le perplessità più frequenti optando per soluzioni che a livello generale e nazionale non sono state prese. Errori possibili? Da linguista, normalmente vediamo come si comportano le persone quando usano la lingua e di estrapolare delle regole. Quando però i comportamenti sono molto variegati è estremamente difficile che siano le scuole e le Università a trovarle, eventualmente possono dare delle indicazioni. Il più grande errore è quello di concentrarsi fortemente sugli aspetti informali talvolta dimenticando quale è la funzione generale di un testo, di un messaggio, di una qualsiasi comunicazione e questa è un po’ responsabilità della scuola. Tendiamo ad occuparci più dei problemi microscopici invece di guardare le strutture generali”.

Restii a imporre regole

Come volevasi dimostrare, il docente non ha fornito certezze, regole scritte e chiarezza. “Nella ricerca linguistica di oggi – ha asserito – soprattutto in Italia e per motivi storici si è restii a imporre regole. Oggi a differenza di altri Paesi, l’Accademia della Crusca non ha ruolo impositivo e regolativo a differenza della Reale accademia spagnola oppure dell’Academie Francaise che compiono delle scelte poi recepite a livello nazionale. La Crusca ha un ruolo molto più limitato proprio per l’atteggiamento che è invalso in Italia. Nella ricerca scientifica la prospettiva è più di tipo descrittivo che prescrittivo. I linguisti non dicono e non vogliono dire si fa così, si deve fare così, questo è giusto, questo è sbagliato. Osservando il comportamento della comunità dei parlanti, studiano i testi, una grande quantità di romanzi dall’800 ai giorni d’oggi, analizzano l’uso dei tempi verbali estraendo tendenze e regolarità delle regole senza dire come si fa. Troveremo sempre un numero più che significativo di eccezioni che violano queste norme generali. Per la mia allocuzione, ho attinto da saggi e ricerche scientifiche, omettendo gli esempi, proprio perché l’oscillazione nell’uso delle maiuscole è estremamente forte. Vediamo regole su cui tutti sono d’accordo ma che non trovano applicazione negli ambiti pubblici”.

Istria, ottimo livello di conoscenza

Il relatore ha affrontato il problema inquadrando la tassonomia e la classificazione della casistica possibile nell’uso delle maiuscole, e quindi spiegato come i dubbi e certe perplessità sono state risolte da altre amministrazioni, italiane (Università di Roma) o straniere (Canton Ticino), come in Svizzera. Dopo tanti input si è avuto tempo a sufficienza per commentare, suggerire, formulare dubbi, domande e approfondimenti. Il prof. Ondelli ha espresso il desiderio di poter continuare a collaborare con le istituzioni istriane al fine di continuare a monitorare l’uso dell’italiano oltre confine. Come giudica il livello di conoscenza della lingua italiana nella Regione istriana? “Per l’esperienza che io ho avuto con colleghi professionisti e insegnanti direi che è ottimo. Dirò di più: anche nella pratica mi è capitato di occuparmi dell’uso dell’italiano standard nei mass media, nei giornali o nell’amministrazione pubblica e certi testi risultano molto più comprensibili di quelli dell’amministrazione italiana.”

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