Lavarigo. I ladri fanno incetta di oggetti liturgici

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Lavarigo. I ladri fanno incetta di oggetti liturgici

Non c’è pace per le chiese istriane che celebrano la Settimana Santa e gli inquirenti non riescono ancora a risalire all’autore o autori dell’ultimo vandalico furto. L’ennesima di turno è la Chiesa parrocchiale di San Fior a Lavarigo. Dopo che nel trascorso periodo erano state saccheggiate la Chiesa parrocchiale di Pedena e la Chiesa di Cristo Salvatore di Montegrande, i predatori sacrileghi del patrimonio sacro hanno allargato il loro raggio d’azione rendendosi protagonisti di un’irruzione notturna dentro l’edificio sacro di Lavarigo, dal quale hanno fatto signora incetta di oggetti liturgici. Con la complicità della notte sono spariti il grande ostensorio che si usava per guidare le processioni paesane, acquistato con le offerte dei fedeli, la croce d’altare, la corona d’oro della statua della Madonna, il ciborio, i candelabri e perfino i calici con tutte le ostie. Lamentandosi per questo brutto colpo inferto a tutta la comunità dei fedeli di Lavarigo alla viglia di Pasqua, il parroco Jure Purkić ha segnalato che i danni materiali ammontano ad almeno 40mila kune. Per entrare nella chiesa finita nel loro mirino, i malviventi hanno tentato di forzare il portone d’ingresso. Non riuscendoci, però, si sono diretti verso l’entrata della sagrestia, per poi sfondare la porta con l’aiuto di un piede di porco. Risulta tra l’altro evidente il vano tentativo di prelevare le due cassette dell’elemosina. Il giorno prima del furto, diversi testimoni, abitanti della zona vicina alla parrocchia avrebbero visto bazzicare nei paraggi una persona in sella a un ciclomotore, intenta a scattare foto della chiesa. Ma sono tutte circostanze da appurare.

Nel frattempo a rimanere profanata e priva dei suoi averi è la chiesa parrocchiale a una navata di memoria tardo-medievale, che nelle sue strutture murarie presenta incastonati elementi architettonici antichi e medievali. Preziosa è la sua pala d’altare con il dipinto del Trono della pietà raffigurante San Fior e San Francesco d’Assisi, realizzato da Antonio Moreschi, pittore albonese della seconda metà del XVI secolo, che fu membro della confraternita veneziana dei pittori “Arte dei dipintori” dal 1594 al 1609. Non guasta segnalare che vengono attribuiti a Moreschi opere quali le coronazioni della Madonna (1613) a Castua, a Barbana, a San Sebastiano e i quattro Santi a Barbana, il ciclo di nove quadri di tematica mariana nella chiesa dell’Assunta ad Albona (prima del 1631), la Madonna con il Bambino, San Francesco d’Assisi a Dignano e L’albero di mele ad Albona. La sua pittura era sotto influsso di Domenico Tintoretto.

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