Inaugurato il Centro servizi alla comunità «Ruža Petrović»

Cerimonia di apertura dell’edificio rinnovato in via Pino Budicin a Veruda, che in passato ospitava l’ex orfanotrofio. L’investimento è pari a due milioni di euro

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Inaugurato il Centro servizi alla comunità «Ruža Petrović»
L’ex istituto ospita due centri a sostegno dei ragazzi e delle famiglie. Foto: DARIA DEGHENGHI

Cinque anni di lavoro tra preparativi e attuazione, due anni di esilio nell’ex reparto ospedaliero di psichiatria, due trasferimenti di proporzioni epiche e due milioni di euro spesi in due cicli di riforme parallele e complementare: la trasformazione dei servizi e l’adeguamento degli immobili. Negli ultimi due anni l’ex orfanotrofio di via Budicin a Veruda è diventato la casa comune di due enti che d’ora in avanti assisteranno a quattro mani le famiglie in difficoltà e i ragazzi senza genitori (o con genitori che in via provvisoria o permanente non sono in grado di occuparsi dei figli): il Centro famiglia e il Centro servizi alla comunità (l’ex Istituto e prima ancora orfanotrofio Ruža Petrović). La dirigente di quest’ultimo, Davorka Belošević ha fatto gli onori di casa avendo l’ente ricoperto il ruolo di capofila nella gestione dell’europrogetto “Ruža”. A suo dire la metamorfosi del sistema assistenziale ai minori fuori famiglia ha subito una trasformazione radicale tra l’aprile del 2019 e la fine del 2023. Il concetto di orfanotrofio è morto e sepolto da tempo, ma ora non c’è più nemmeno l’istituto perché i ragazzi senza famiglia sono alloggiati in appartamenti avuti in dotazione dagli enti locali (Pola e Rovigno) oppure avuti in eredità per lascito testamentario. A questo punto le unità immobiliari sotto l’egida del Centro sono una decina tra Pola e Rovigno, alcuni situati in centro città altri nelle periferie urbane.

Ristrutturati gli interni
Nel frattempo l’ex orfanotrofio è diventato la sede comune delle due istituzioni governative: il Centro famiglia e l’ex Istituto “Ruža Petrović”, che continuerà a gestire in sede i casi urgenti o “transitori”, insomma, le emergenze e le situazioni in attesa di sentenza legale. A questo scopo sono stati completamente ristrutturati gli ambienti interni dell’edificio principale e la dependance nel giardino, ma non anche le facciate, che attendono i proverbiali tempi migliori. Al pianterreno si trovano gli uffici e le sale del Centro famiglia, che si occuperà di prevenzione e sostegno alle famiglie con qualche grado di difficoltà che non richiedono necessariamente la separazione dei genitori e dei figli (soggiorno diurno, aiuto psicologico, sostegno nello studio…). Al primo piano si trovano gli uffici del personale e la sala conferenze del Centro servizi alla comunità, al secondo piano sono stati sistemati il soggiorno, il cucinino, le sale gioco, studio e palestra per i ragazzi assistiti e al quarto piano si trovano quattro camerette con tre letti e altrettanti armadi l’una, per una dozzina di ragazzi in “transito”. Gli altri sono stati già stati sistemati negli alloggi attrezzati allo scopo, come quelli di via Nobile e via Laginja. Davorka Belošević ha ringraziato tutti gli enti locali, regionali e governativi che hanno avuto la sensibilità di aiutare in questo percorso di trasformazione i servizi sociali. Tuttavia il lavoro non finisce qui ma continua, come ha fatto presente Ivana Šešo del Centro famiglia, con la promozione dell’affido familiare, per ridurre ulteriormente il numero degli assistiti sia nelle case famiglia che nella sede centrale. Ma di questo si tornerà a parlare in un secondo momento. Il Centro famiglia si occuperà essenzialmente di prevenzione della separazione di genitori e figli e sostegno alle famiglie affidatarie. Per fare questo non sarà più un’istituzione statica come un tempo, bensì viaggerà a bordo di furgoni acquistati con i mezzi Ue per “andare incontro ai bambini e alle famiglie”, diversamente da come succedeva in epoche anteriori, quando i servizi sociali venivano ingaggiati dalle forze dell’ordine a danno già consumato. Insomma, il sistema sociale si evolve e non è più il volto della disperazione, come un tempo.

Transizione lunga e sofferta
Tra i presenti alla cerimonia numerose autorità e collaboratori, tra cui la vicesindaca Ivona Močenić e il presidente della Regione Boris Miletić, che hanno ringraziato a turni lo staff dei due centri coinquilini di via Budicin. Il segretario di Stato al Lavoro e alla previdenza sociale Margareta Mađerić ha ribadito i concetti chiave della riforma dei servizi sociali che hanno cambiato mansioni, strumenti e strategie assistenziali. La nuova legge – ha detto – rafforza e riserva un ruolo di primo piano a tre istituzioni ora realmente agili: l’Istituto, il Centro e l’Accademia dell’assistenza sociale. Quanto a Pola, il buon successo della transizione, benché lunga e a momenti sofferta, si deve a un’eccezionale sinergia tra i due Centri che si preparano a condividere la sede di via Budicin.

Compiuto il primo passo
L’obiettivo primario della riforma è già in buona parte conseguito con la frammentazione di un istituto monolitico, erede del vecchio orfanotrofio, in una serie di piccole unità abitative organizzate che fanno le veci della famiglia imitando le sue dinamiche, i rapporti, le emozioni, gli affetti, la condivisione e la cura della casa comune. In gergo il processo si chiama appunto deistituzionalizzazione perché l’istituto scompare di nome e di fatto, sia come concetto sia come ambiente fisico e cornice mentale. L’edificio sterile con il suo refettorio hanno lasciato il campo a piccoli nuclei familiari composti da tre a cinque ragazzi di età, di temperamenti e di interessi compatibili, seguiti giorno e notte dalle educatrici a cui è riservato un ruolo più materno rispetto a quello ricoperto in passato. E fin qui è stato compiuto il primo passo. Quello successivo è il trasferimento del maggior numero dei ragazzi possibile in famiglie affidatarie. Il Centro famiglia avrà in questa missione uno dei suoi compiti principali, ma si occuperà anche di sostegno ai genitori che per un motivo o per l’altro incontrano difficoltà nell’accudimento dei figli.
Infatti, in un’infinità di casi il ruolo dei genitori può essere aggiustato prima che la situazione degeneri. Numerosi problemi derivano dalla povertà, altri dalle scarse competenze genitoriali e in tutti questi casi sottrarre il bambino da casa non è la soluzione migliore.

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