I pirati nel porto. Nessuna paura, è l’equipaggio de «La Grace»

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I pirati nel porto. Nessuna paura, è l’equipaggio de «La Grace»

Di turismo ne sapevamo qualcosa, ma questo è ben altro che un semplice viaggiare. Il veliero “La Grace” è rimasto ancorato al molo dell’ACI Marina nel porto di Pola per due giorni di fila e ha destato immediatamente l’interesse dei residenti per la curiosa apparizione del suo equipaggio: una trentina di viaggiatori tra “ufficiali di bordo”, “marinai” e “pirati” di fine Settecento o inizio Ottocento, vestiti in calzoni di stoffa, camicie di lino, calze di lana e calzature di cuoio grezzo o semplicemente scalzi, si sono riversati ieri nelle vie del centro città lasciando a bocca aperta i polesi incappucciati per reggere meglio le potenti raffiche della bora nuovamente in azione. Un’apparizione tutt’altro che comune, in città, per cui siamo andati a curiosare tra le imbarcazioni del porto nautico. Ci siamo fatti invitare a bordo da due ufficiali gentiluomini e da una folta schiera di marinai pronti per salpare nuovamente e lasciare Pola per Rovigno.
Domanda: perché andate in giro per il mondo vestiti da pirati? Risposta: veramente siamo vestiti da marinai perbene di tre secoli fa, ma si fa prima a dire pirati che a spiegare… Ok, allora vediamo di spiegare. “La Grace” è un veliero costruito tra il 2008 e il 2010 da un gruppo di volontari in un cantiere navale egiziano con tecniche artigianali tradizionali, ed è una replica piuttosto fedele di una nave storica che solcò i mari la bellezza di 300 anni fa. Si tratta di un brigantino progettato secondo i disegni che risalgono al 1768. “La Grace” offre 37 posti per il suo equipaggio e naviga tutto l’anno come una nave-scuola che promuove le tradizioni della vela, della storia della marineria, della storia d’Europa e via elencando. Chi s’imbarca lo fa per viaggiare ma anche per istruirsi e per assaporare l’ebbrezza della vita di mare nei secoli scorsi.
L’equipaggio è costituito in prevalenza da uomini e da un paio di donne, di nazionalità russa, polacca, ceca e ungherese. Parliamo in inglese, ma poco per volta scopriamo che si fa prima a comunicare in russo e in croato per l’incontestabile fratellanza delle due lingue, entrambe germogli dello stesso ceppo linguistico slavo. Questo singolare equipaggio è già stato a Sebenico e a Spalato, quindi si è fermato a Pola e ieri è ripartito alla volta di Rovigno, dalla quale poi salperà in direzione di Venezia. La nave, il capitano e tutto l’equipaggio devono cercare di domare la bora per sfruttarne la forza nel suo cammino, e come ben sappiamo, con la bora non si scherza. Allora come si fa? Semplice, si sfrutta l’angolo buono del vento e si procede a zig zag, un po’ come fanno gli sciatori con un percorso a slalom. E poi? Poi si fanno tutte le manovre necessarie, si sale sull’albero, si cerca la la rotta migliore. E nel frattempo si osservano la bellezza della costa adriatica orientale, le mille isole, i golfi, le baie, il mare aperto. Se avanza un po’ di tempo si spara con i cannoni di bordo. D’accordo si spara a salve, per finta, senza rischiare di colpire sul serio chicchessia. L’intero viaggio è praticamente una rievocazione storica ambulante, una nave-teatro se si preferisce, in ogni caso un’esperienza di viaggio che supera in qualità tutte le altre (sempre che piaccia il genere, si capisce). E quanto costa viaggiare in questa maniera? Il viaggio in nave vale 450 euro a persona la settimana, ma l’itinerario prevede due settimane a bordo, quindi 900 euro di spesa a testa. Ma non basta. Per indossare il costume di fine Settecento, realizzato con sole fibre naturali grezze, è necessario investire altri 500 euro a testa. Inoltre si deve aggiungere il costo del viaggio in aereo fino alla destinazione dalla quale si salpa, che non è una spesa indifferente. Però dicono che sono soldi spesi bene e che il gioco vale la candela. Non osiamo dubitarne.

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