Green pass obbligatorio ma c’è tanta indisciplina

Epidemia. Se l’accesso ad alcuni uffici e servizi è severamente controllato, altrove (bar e terrazze all’aperto) non si va troppo per il sottile

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Green pass obbligatorio ma c’è tanta indisciplina

Jingle bells, jingle bells, jingle all the way è il motivo (tormentone) natalizio che, volenti o nolenti, accompagna (e perseguita) l’udito di tutti i cittadini di Pola mentre si incamminano dai Giardini ai Mercati, da Piazza Port’Aurea a Piazza Dante, da via Sergia al Parco della Città di Graz e fino a raggiungere il massimo dell’intrattenimento ludico in Piazza Foro, eletta regno del pattinaggio su ghiaccio. Più s’avvicinano le feste e più aumenta la ressa, più s’avvicina la fine del primo semestre pedagogico-scolastico-accademico e più cresce il naturale desidero di divertimento e ricreazione, più subentra l’inverno e più si aggrava l’emergenza Covid. Festa e crisi, crisi e festa si alternano anche nel caso nostro, fino a mostrare i due aspetti incompatibili della medesima realtà. Nello stesso tempo cresce anche la perplessità in merito a ciò che si sta dimostrando alquanto illogico e incomprensibile.

 

Mentre chi gestisce l’emergenza sanitaria (con la variante omicron alle porte) è costretto a emanare ordinanze anti-Covid severe e penalizzanti, invita alla prudenza, evidenzia l’assoluta necessità di mantenere il distanziamento sociale, di evitare la ressa o di indossare la mascherina nei luoghi più affollati, l’euforia lievita a ruota libera, a braccetto con la diffusione del virus.

Brindisi e salsicce in abbondanza davanti alle casette dell’Avvento, raduni ai tavolini ai Giardini stimolati da bevande e ombrelloni riscaldanti, un mare di gente, di sera, attorno alla pista di ghiaccio e chi non è in pista affolla fino all’ultimo posto le sedie dei caffè-bar estesi sulle ultime superfici, superstiti e non, riservate alle casette delle strenne gastronomico-natalizie.

In alcune ore del giorno il (luna) Parco della Città di Graz è stracolmo di gioventù che si lancia all’assalto delle giostre, mentre centinaia di genitori fanno gruppo e fila per l’acquisto di biglietti e leccornie. Bella e comprensibile la voglia umana di trastulli. Quello che manca è soltanto un minimo di contenimento, un pizzico di vigilanza per disincentivare gli assembramenti più esagerati, una piccola spiegazione per far capire che la mascherina protettiva non brucia la pelle del viso (ma può salvare dalla malattia), introdurre qualche innocuo provvedimento utile a evitare il pigia pigia. Movida generale, ore di caos nelle piazze e un’infinità di bar di Pola pieni fino all’ultimo posto in ambienti interni non esageratamente arieggiati, mortificano e vanificano la disciplina di coloro che gioco forza devono tenere alta la guardia per soddisfare bisogni e necessità di tutt’altro tipo: ingresso in azienda; pagamento delle bollette in Posta; prelievo di denaro in banca, consegna di documenti in un ufficio cittadino; una visita medico-ospedaliera e altre faccende da classificare come serie. Andare a prestare un libro in Biblioteca civica, invece, è puro diletto (a meno che non si tratti di consultazione e studio universitario), ma non si entra senza certificato Covid. I soci della Biblioteca contemporaneamente presenti in sala-lettura e attorno agli scaffali si possono contare sulle dita di una mano. Eppure, regola è. Ed è giusto che sia. Mentre l’amante del libro si disciplina e viene disciplinato, l’amante del tripudio nella folla non si disciplina e non viene disciplinato. Festa per tutti: cittadini e… virus.

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