La Commedia e la comparsa delle figure femminili

La lezione di Natascia Tonelli ha concluso il ciclo di conferenze «Dante 700» organizzato dal Dipartimento di Italianistica della Facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università di Zagabria

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La Commedia e la comparsa delle figure femminili

Si è concluso nei giorni scorsi il ciclo di conferenze “Dante 700” organizzato dal Dipartimento di Italianistica della Facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università di Zagabria in collaborazione con l’Istituto Italiano di Cultura (IIC) e la Società Dante Alighieri di Zagabria. L’ultimo incontro dell’iniziativa, svoltosi in modalità digitale, ha visto la partecipazione della prof.ssa Natascia Tonelli dell’Università degli Studi di Siena. Intitolata “Da Francesca a Beatrice. Le vie del desiderio”, la lezione è stata incentrata sul rapporto tra il Sommo Poeta e le due figure femminili più significative della Divina Commedia.

La relatrice Natascia Tonelli

Francesca, la prima anima a raccontarsi

L’appuntamento, moderato dalla prof.ssa Katja Radoš-Perković, vicedirettrice del Dipartimento di Italianistica di Zagabria, è stato introdotto dai saluti di Gian Luca Borghese, direttore dell’IIC; e di Morana Čale, responsabile del settore per la Letteratura italiana del Dipartimento di Italianistica. L’iniziativa promossa in occasione del settimo centenario della morte di Dante Alighieri, come precisato da Borghese, “è anche una conferma dell’importanza della cooperazione e collaborazione tra istituzioni culturali e accademiche nel portare avanti un programma molto specifico e fondamentale come quello delle celebrazioni dantesche”. La professoressa Tonelli ha introdotto la lezione evidenziando il rilievo che il Sommo Poeta conferisce alle figure femminili che compaiono nella Divina Commedia, a partire da Francesca, il cui discorso segna l’inizio del poema. Il personaggio di Francesca è, infatti, la prima anima del viaggio dantesco che racconta la propria vita e il motivo per cui si trova nell’Inferno. Come spiegato dalla studiosa, è significativo il fatto che sia proprio una donna storica semi-sconosciuta la prima figura a esporre la propria storia. Dalla breve narrazione di Dante su Francesca e la sua passione per Paolo, è stato costruito, nel corso dei secoli, il mito di Francesca quale eroina della libertà.

Una Beatrice inedita

In seguito, la relatrice ha incentrato il discorso sulla maniera di Dante di approcciarsi a Beatrice, indubbiamente il personaggio femminile più importante per la poetica dantesca. Prima ancora dell’incontro tra i due sulla montagna del Purgatorio, il personaggio di Beatrice assume un ruolo assolutamente fondamentale nella Divina Commedia dal momento in cui è proprio lei la motivazione che convince Dante a intraprendere il lungo e pericoloso viaggio. Infatti, nel Canto II dell’Inferno, Beatrice viene nominata per la prima volta dopo la “Vita nuova” – a esattamente dieci anni dalla sua morte -, in cui però non viene mai fatto intendere che l’amore di Dante potesse essere ricambiato. Come spiegato dalla studiosa, il Canto II “è occupato da una bellissima narrazione di Virgilio, che racconta di come una donna beata e bella scese dal cielo e andò da lui con gli occhi pieni di pianto e lo esortò a muoversi in aiuto del suo amico”. Dopo un intero decennio, dunque, nell’universo dantesco riappare il “mito amoroso della sua giovinezza”, come puntualizzato dalla relatrice.

Liberazione dalle seduzioni terrene

Nella Divina Commedia, l’incontro tra Dante e la donna da lui amata viene descritto nel Canto XXX del Purgatorio. Si tratta di un avvenimento che provoca nel protagonista emozioni fortissime, dallo stupore alla paura, dalla vergogna all’angoscia. Nel canto – e in quello successivo – Beatrice imposta un discorso che riguarda l’ambito erotico, accusando Dante di aver deragliato dalla via della salvezza (la salvezza che l’amore per lei gli avrebbe garantito) a causa di altre tentazioni amorose. Il sentimento di cui Beatrice accusa il protagonista è quello dell’amore che si impadronisce della ragione e del libero arbitrio, lo stesso che caratterizza i lussuriosi del II Cerchio dell’Inferno. A confermarlo è lo stesso Dante che, rivolgendosi a Virgilio nel Canto XXX del Purgatorio, afferma “conosco i segni de l’antica fiamma”, traducendo letteralmente le parole pronunciate da Didone nel v. 23 del libro IV dell’Eneide durante il dialogo con la sorella sul suo amore per Enea (“adgnosco veteris vestigia flammae”). Nel momento dell’incontro con Beatrice, Dante personaggio viene a trovarsi in uno sconvolgimento psico-fisico, esattamente lo stesso che lo affliggeva nella “Vita nuova”. Nell’analisi del rapporto tra Dante e la più importante delle figure femminili del poema è significativa la scomparsa di Virgilio nel Canto XXX. Secondo quanto spiegato dalla Tonelli, si tratta di un gesto che “segna il momento in cui il pellegrino Dante recupera in piena autonomia, attraverso il dialogo con Beatrice e il passaggio doloroso della consapevolezza delle proprie colpe, l’uso della propria ragione. La capacità di scelta di Dante – ha concluso la studiosa – diventa completamente ‘libera, diritta e sana’ dopo l’incontro con Beatrice, quando è finalmente libero anche dagli abbagli di tutte le seduzioni terrene”.

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