Gallesano e l’orologio del tempo

Due epoche a confronto in scatti d’inizio secolo scorso e di oggi. Quello che le foto raccontano...

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Gallesano e l’orologio del tempo
Le automobili spesso “disturbano” la vista. Foto: CARLA ROTTA

Due volte due scatti per una doppia sosta a Gallesano: una, all’inizio dello scorso secolo, l’altra oggi.

Riconoscibilissimo quello che, a conti fatti, è il simbolo della località: il campanile della chiesa di San Rocco, che sembra chiudere la via. Se a inizio secolo (scorso) la via era tutta a disposizione delle persone, oggi, purtroppo, bisogna farsi più in là per lasciare passare le automobili. A volte anche contemporaneamente in entrambi i sensi di marcia e allora sono guai, perché un mezzo, gioco forza, deve in qualche modo farsi un po’ da parte per consentire il transito. Ma sono grattacapi comuni a tutti i centri storici di tutte le località, che certamente non sono stati cuciti in previsione della modernità che poi è venuta. Di questi giorni, lo ricordiamo, il campanile gallesanese è stato liberato dall’impalcatura che l’aveva imprigionato per il tempo necessario ai lavori di restauro. La struttura infatti aveva palesato pericolosi cedimenti, al punto che per scongiurare pericoli più seri, erano state messe a tacere anche le campane. Le vibrazioni, infatti, sarebbero potute essere deleteria. Tutto è bene quel che finisce bene.
La cartolina di “Galesano bei Pola”, come si legge, è datata 6 ottobre 1903 e ci lascia leggere pure il messaggio, che così ci apre le porte di un lontano scritto privato. Cosa facciamo? Ficcanasiamo? Certo! Ecco qua. “Cara sorella. Ho ricevuto la bella cartolina inviatami per il mio onomastico e ti ringrazio per la buona memoria che hai per me, ma purtroppo solo una volta all’anno. Stammi bene e ricordati spesso di me. Accetta un fraterno saluto. Fr. Cremer”. Almeno questo ci sembra essere il cognome. Fr. potrebbe fare riferimento al nome: Francesco, santo che si celebra il 4 ottobre e allora i conti potrebbero anche tornare. Hm, chissà se il fraterno rimbrotto avrà sortito effetto e le cartoline si saranno fatte più fitte?!
Un altro dato storico ci giunge dalla denominazione riportata a piè di cartolina: F.W. Schrinner – Papier & Kunsthandlung. Cartolibreria e oggetti d’arte, in una libera traduzione. Chi era F. W. Schrinner?
Sostanzialmente un editore, originario di Kurhessen, che a suo tempo aveva rilevato in città (Pola) la libreria C. Mahler (fondata nel 1868), ubicata in via dell’Arsenale 16. Al cambio di insegna, il negozio figurava essere “Schrinnersche Buchhandlung”. Ma a Schrinner il naso per gli affari di certo non difettava: infatti, aprì una cartolibreria anche in via Circonvallazione 59 e qui si potevano acquistare romanzi, manuali, calendari, giornali, riviste, fotografie, guide turistiche, piani della città e cartoline. Tra gli altri, collaborò nella distribuzione delle cartoline anche con Alojs Beer (1840-1916), noto fotografo ufficiale di corte, che si fregiava del titolo di K. K. Hoffotograph.
Ah, quante cose non riesce a raccontare una cartolina, a leggerla nei suoi mille dettagli, che a volte potrebbero sembrare insignificanti o puramente protocollari. Certo, non riporta la storia di Schrinner, ma almeno ci ha spinti a cercare dati.
Meno… chiacchierona l’altra foto, che riproduce l’edificio della scuola, dirimpettaia della sede della locale Comunità degli Italiani. Oggi l’edificio ospita la periferica della SEI “Giuseppina Martinuzzi”, ma anche in passato è stata la casa degli alunni del posto. Per il resto, è l’istantanea di una località che ancora non ha l’asfalto nemmeno nella sua via principale. Ci piace sottolineare la presenza del giovane in bicicletta e la posa degli uomini, con le braccia ai fianchi. E guardate l’abbigliamento: camicia rigorosamente bianca e il capo coperto.
Per il viaggio nel tempo, ringraziamo il collezionista Nikola Pajić, che ci ha gentilmente concesso l’uso delle foto-cartoline.

L’edificio ha cambiato abito, ma non la sostanza.
Foto: CARLA ROTTA

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