Finita l’estate aumenta il numero dei disoccupati

Dai 2.182 di settembre si è passati ai 2.740 senza lavoro di ottobre: è la legge dell’impiego stagionale

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Finita l’estate aumenta il numero dei disoccupati
La sede dell’Ufficio di collocamento al lavoro a Pola. Foto: Srecko Niketic/PIXSELL

Ahi ahi… è nell’ordine delle cose, però è inevitabile sentire un pericoloso scricchiolio, come di qualcosa che si rompe. I numeri della disoccupazione a ottobre, in Regione, si sono fatti più crudi: i 2.182 senza lavoro di settembre, iscritti alle liste dell’Ufficio di collocamento al lavoro, in ottobre sono diventati 2.740. Solitamente e comprensibilmente l’estate consente una tregua sul fronte dell’occupazione, per il maggiorato impiego nell’alberghiero. Ma si tratta d’impiego stagionale, per cui quello che l’inizio di stagione toglie, la fine stagione rende. Quest’anno la stagione balneare è stata un po’ più lunga del solito e quindi anche l’industria dell’ospitalità ha “tenuto aperto” un po’ più a lungo, ma tardi o tosto si palesa anche la post stagione. Che non è fatta solo di pioggia e di ritorno all’ora solare, ma purtroppo anche dall’aumento del numero dei disoccupati. L’aumento riferito a settembre di quest’anno è del 25,6 p.c., mentre tendenzialmente siamo rimasti più o meno agli stessi livelli. Al confronto con l’ottobre dell’anno scorso si registra un indice del 93,8, quindi siamo un pizzico sotto, ma davvero poco.

Dei 2.740 disoccupati di ottobre 1.394 sono uomini e 1.346 donne. Solitamente, in precedenza si sottolineava la predominanza della disoccupazione femminile, ma ormai i due indici si sono avvicinati quasi a combaciare. Leggendo la statistica nell’ottica del grado d’istruzione emerge che 82 persone in cerca di lavoro non hanno alcun titolo di studio né terminata la scuola dell’obbligo; 509 hanno concluso l’istruzione obbligatoria, 807 hanno concluso la scuola di avviamento professionale con 3 anni di durata, 858 la SMS e scuole di avviamento professionale con 4 anni di durata; 200 sono in possesso della laurea breve e 284 della laurea. La predominanza di quanti in possesso di diploma di scuola media superiore o di avviamento professionale con 4 anni di studi è lampante.
Un’ulteriore analisi riguarda la disoccupazione per fasce d’età. I senza lavoro nella fascia d’età compresa tra 15 e 19 anni sono 108; 264 quelli nella fascia 20-24 anni; 289 nella fascia 25-29; 293 nella fascia 30-34; 310 nella fascia 35-39; 307 nella fascia 40-44; 270 nella fascia 45-49; 268 nella fascia 50-54; 366 nella fascia 55-60 e 265 infine nella fascia degli over 60. Lascia un po’ d’amaro la constatazione che il maggior numero di disoccupati (366) si registra nella fascia d’età compresa tra i 55 e i 60 anni. Si tratta di persone considerate “vecchie” sul mercato del lavoro e lontane dal maturare le condizione per la pensione. A questi si potrebbero aggiungere anche i 265 disoccupati over 60, per i quali il mercato del lavoro è decisamente ostile e che non hanno ancora maturato le condizioni per la quiescenza. Risulta un piccolo esercito di 631 disoccupati bloccati in una quasi terra di mezzo, ma non fantastica come quella dei racconti.
E ancora qualche dato, relativo ai nuovi iscritti nelle liste degli Uffici di collocamento della Regione istriana. In ottobre sono stati in tutto 1.022. A Pinguente sono stati 8, ad Albona 71, a Pisino 46, a Parenzo 223, a Pola 491, a Rovigno 102 e a Umago 81. Anche uno sguardo veloce dei numeri ci rimanda alla constatazione iniziale, relativa l’effetto-stagionalità: il numero maggiore di nuovi disoccupati si registra nelle aree turistiche (Parenzo, Pola, Rovigno e Umago). È nostra modesta opinione che dell’analisi dei numeri (che poi non sono meri numeri, ma persone) ci si dovrebbe occupare in modo interdisciplinare. Da vedere come mai la disoccupazione rosa ha pareggiato (prima il divario era ben marcato) e quanto l’esodo economico ha influito; come mai c’è chi non porta a termine nemmeno la scuola dell’obbligo (si dirà non sono molti i disoccupati della categoria, ma è terribile pensare che esista qualcuno senza la scuola non per niente chiamata dell’obbligo); decisamente manca anche un’industria se molte persone con mestiere hanno in mano una carta ma non il lavoro; anche 284 disoccupati con laurea non sono motivo d’orgoglio. Per non dire della situazione per fasce d’età, con troppe presenze in quella che si può considerare fascia a rischio poiché a priori si trova chiuse le porte dell’impiego per una discriminante anagrafica. No. Non sono solo numeri. Sono persone.

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