Umago. Fontane, ricchezza che va salvata

La Città di Umago sta lavorando al restauro di alcuni dei gioielli situati in questa parte dell’Istria

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Umago. Fontane, ricchezza che va salvata

Grazie ai finanziamenti della Città di Umago, la ricostruzione della fontana di Matterada è giunta nella sua parte finale. Come ci ha detto la vicesindaco Floriana Bassanese Radin, nel comprensorio di Umago ci sono ancora diverse fontane che per molto tempo sono state utilizzate sia per i bisogni igienico-sanitari e domestici delle famiglie, sia per dissetare gli animali.

 

Erano altri tempi, quando le fontane servivano come il pane. Però, col tempo, molte sono scomparse perché non erano più necessarie. È successo nell’area urbana. Hanno resistito e sono state mantenute quelle nei paesi del circondario, in tutto 13, per le quali l’assessore Valdi Buršić ha firmato un primo contratto di recupero del valore di 100mila kune. Mezzi che servono per recuperare e restaurare, ma anche per impedire il degrado delle fontane e per il rinforzo delle fondamenta.

Per secoli, la mancanza d’acqua è stata la causa principale delle pessime condizioni di vita igienico-sanitarie delle persone e ha ostacolato lo sviluppo dell’agricoltura. La popolazione, prima della costruzione dell’acquedotto, si riforniva dall’unico corso d’acqua che scorre dalle pendici di Buie verso Umago, chiamato Patocco, e dai numerosi “lachi” e sorgenti d’acqua che sgorgavano a livello del mare lungo la costa, mentre l’unica cisterna pubblica era quella in piazza a Umago costruita nel 1667, che si trova tra la chiesa parrocchiale e il campanile ed era alimentata dall’acqua piovana. Un’importantissima testimonianza del passato, perché la cisterna è stata nel tempo restaurata e oggi fa la sua bella figura a pochi metri da Piazza Libertà, per chi volesse visitarla.

Una foto d’epoca della fontana

L’acqua salata
Il fontanone di Matterada invece è uno dei tanti realizzati nella penisola istriana negli anni Trenta del XX secolo. Infatti, l’intervento infrastrutturale più importante eseguito dallo Stato italiano dell’epoca in Istria riguardava proprio la costruzione del grande Acquedotto istriano. Il progetto prevedeva il rifornimento idrico della penisola istriana da tre reti idriche alimentate da distinte sorgenti. La Città di Umago ha elaborato, a tal proposito, anche uno studio specifico, che comprende foto, locazione, ma anche la gestione e la proprietà di ciascuna fontana. Verso la fine del 1934, l’acqua arrivò sul territorio umaghese dalla rete del fiume Quieto. Vennero costruite e messe in funzione in tutto 34 fontane, sia a Umago che nelle piazze dei paesi circostanti, e di queste le 13 già menzionate sono ancora visibili. I fontanoni costruiti in mattoni rossi o in pietra istriana soddisfacevano tutte le esigenze dell’abitato, avendo la presa d’acqua, il lavatoio e l’abbeveratoio. Per dirla con parole moderne, le fontane di allora erano multiuso e in definitiva rappresentavano la vita.

Nelle località più isolate invece si usavano i pozzi, sia per le esigenze delle persone che per quelle degli animali, e ancora oggi in tutto l’Umaghese se ne contano a decine. La zona è piena di falde idriche ricche d’acqua e nei pressi delle costa molto spesso questi pozzi si comportano come il… mare, cioè con l’alta marea l’acqua sale e con la bassa marea scende. Questo significa che l’acqua salata si è infiltrata nelle falde idriche e per questa ragione molti pozzi sono stati abbandonati e sono caduti in disuso. Un problema anche per l’agricoltura perché l’acqua assorbita dalle pompe, anche a decine di metri di profondità, spesso è salata e dunque inutilizzabile.

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