Turismo. Dallo stile novecentesco all’abbandono odierno

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Turismo. Dallo stile novecentesco all’abbandono odierno

UMAGO | Quando lo scrittore Fulvio Tomizza aveva presentato, nel 1998, il libro di Niki Fachin, intitolato “Saluti da Umago”, aveva definito il borgo come “Un piccolo paradiso terrestre”. Si trattava di una raccolta di fotografie d’epoca che l’autore, prematuramente scomparso nel 2012, all’età di soli 34 anni, aveva realizzato con il supporto della Città di Umago e degli Enti turistici di Umago e di Salvore, con l’obiettivo di mettere in risalto le bellezze di una cittadina la cui costa si estende su ben 42 chilometri e che sta a cuore a tutti: esuli e rimasti, ospiti e cittadini, residenti e villeggiatori.

Ebbene, attraverso le cartoline, certo non solo del libro di Niki Fachin, ma anche di numerose altre collezioni e pubblicazioni, nonché del periodico della Famiglia Umaghese di Trieste “Umago Viva”, si può conoscere e confrontare la Umago di un tempo e quella di oggi. Ma anche le località limitrofe: Salvore con il faro antico oltre 2 secoli, Stanzia Grande, un tempo nota per il suo splendore e che oggi cade letteralmente a pezzi e poi Zambrattia, il cui castello è crollato sotto le libecciate e, infine, Umago, con le sue spiagge, lo splendido edificio del Teatro e diversi monumenti architettonici.
Un tempo, nell’Ottocento e nel Novecento, gli architetti avevano una grande fantasia, un’innata inventiva e rendevano tutto esteticamente molto bello: una passeggiata, la diga, i bagni, il teatro, diventavano luoghi romantici, d’incontro, custodi di storie e passioni. Oggi, e va affermato a malincuore, risulta tutto molto freddo, asettico, utilitaristico, neanche tanto funzionale e sicuramente meno bello all’occhio dello spettatore. Nonostante droni, foto aeree, macchine digitali, programmi di photo editing e altre tecnologie, le foto sono molto fredde.
Ma perché certi valori sono scomparsi? Sarà colpa dell’uomo, della mancanza di sensibilità verso il bello e il romantico?
Palazzo de Franceschi di Seghetto ad esempio, oppure Stanzia Grande, l’albergo Miramare, ma anche altre zone sono state lasciate nel più misero abbandono.
Ma non basta, anche in campo archeolgico, nel corso del secolo scorso non si è provveduto a salvare il castello di Sipar, o il frantoio antico scoperto a pochi metri dalla chiesa e quasi al livello del mare, le cui fondamenta in duemila anni si sono alzate. Di conseguenza, il castello è crollato e sono rimaste, oggi, soltanto le fondamenta. Il frantoio antico, invece di venire messo in risalto è stato coperto con la ghiaia. Quel piccolo paradiso di cui parlava Tomizza riferendosi al libro di cartoline di Fachin, è oggi scomparso. Le spiagge non sono più belle come quelle delle cartoline e le passeggiate sono soltanto percorsi senz’anima. Un vero peccato, non poter più ammirare tutta quella bellezza di un tempo che fu.

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