Toni Gregorić Un fenomeno a 99 anni

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Toni Gregorić Un fenomeno a 99 anni

ALBONA | Nella vita bisogna essere sempre attivi. Non solo dal punto di vista fisico, ma anche da quello sociale e intellettuale. Alla salute giova lavorare a favore della comunità di appartenenza, ma anche esprimere la propria opinione. Questi sono alcuni dei segreti della longevità che abbiamo appreso ascoltando le esperienze della leggenda dello sport albonese Anton Toni Gregorić, il quale lo scorso 10 marzo ha compiuto 99 anni. Lo abbiamo intervistato nella sua casa a Porto Albona (Rabaz), dove dagli anni Ottanta dello scorso secolo vive con la moglie Ida, suo grande sostegno, con la quale è sposato dal 1959.

Una vita da record

“Non so quale sia il segreto per raggiungere quest’età. Sono certo che nel mio caso non c’entri la genetica. Nessuno nella mia famiglia ha vissuto così tanto, nemmeno i miei genitori: mio padre Dinko è morto all’età di 84 anni, mentre mia madre Dinka ne aveva soltanto 52. Sarà probabilmente grazie allo sport, al quale ho dedicato tutta la mia vita”, ha affermato il nostro interlocutore, diplomato giurista amministrativo andato in pensione nel 1980, dopo trent’anni di ininterrotto servizio nell’ex Comune di Albona. Nato a Maretići, un villaggio nelle vicinanze di San Martino d’Albona che oggi fa parte del Comune di Santa Domenica, dice di essere stato anche da piccolo diverso, pure rispetto ai suoi quattro fratelli e alla sorella. Già da bambino gli piaceva stare a contatto con la natura. Avrà contribuito alla sua longevità, probabilmente, anche l’alimentazione: non è “mai andato pazzo per i salumi”. L’unico vizio che ha avuto era quello del fumo. “Non tocco una sigaretta da ormai 58 anni e non lo farei mai più”, dice il signor Toni, il quale è diventato famoso di recente, dopo le interviste rilasciate a diversi media, come il più anziano autista e utente delle reti social in Croazia. Un vero e proprio fenomeno, come lo aveva chiamato quattro anni fa, nel presentare il primo libro di Gregorić, Tullio Vorano, presidente della Giunta esecutiva della Comunità degli Italiani “Giuseppina Martinuzzi” di Albona. Si tratta del volume intitolato “La Riviera del Quarnero – gruppo di Albona – i miei 55 anni”, in cui Toni parla del famoso torneo internazionale di calcio giovanile avviato dal “Rijeka”. Dal 1956 l’appuntamento si tiene anche ad Albona, ospitato ogni anno dal Club di calcio “Rudar”, di cui Toni è oggi presidente onorario. Nel momento in cui si tenne il primo torneo del gruppo di Albona Gregorić ricopriva la funzione di presidente del “Rudar”. Il libro è bilingue, è scritto in croato e in italiano, mentre a darlo alle stampe era stata la CI di Albona con il contributo del Ministero degli Affari esteri della Repubblica Italiana. “Se non fosse stato per la Comunità degli Italiani di Albona, la presidente Daniela Mohorović e Vorano, il volume non avrebbe mai visto la luce del giorno”, ha voluto sottolineare il nostro interlocutore, socio della CI di Albona da diversi decenni, il quale attualmente sta lavorando a un’autobiografia, che intende pubblicare per il suo centesimo compleanno.

Il contributo allo sviluppo dello sport

Ha già completato, dice, i primi sette “capitoli” della sua vita. Il materiale non gli manca. Nel corso degli anni ha documentato, con testi e fotografie, una serie di eventi ed episodi dello sport locale. Lo ha fatto come promotore di numerosissime iniziative sportive, ma anche quale collaboratore di diverse testate, tra le quali pure il nostro quotidiano. Dal 1956, quando si svolse ad Albona la prima edizione della Riviera del Quarnero, fino alla fine degli anni ‘70 era l’unico giornalista sportivo nell’Albonese. “Potrei continuare a parlare di sport all’infinito”, dirà Gregorić, mostrandoci quella che egli ha definito “una breve biografia sportiva”. Si tratta di ben cinque pagine in cui egli ha elencato alcuni dei suoi preziosi contributi allo sport locale, regionale e nazionale. Cominciò a praticare lo sport da giovane, dagli anni ‘50 in poi in modo più intenso. Giocò attivamente a calcio, a pallacanestro e a tennis. Oggi è anche presidente onorario del Club di tennis “Rabac”, fondato nel 1981. È solo una delle associazioni sportive albonesi che entrarono a far parte della vita di Albona grazie a Gregorić, il quale fu insignito, per il suo impegno – anche in veste di presidente della Lega delle associazioni sportive dell’Albonese (SOFK) – di vari premi e riconoscimenti. Quale attivista di primo piano della Lega calcistica dell’Istria ricevette il Premio della Repubblica di Croazia (oggi Premio Franjo Bučar), il Premio della Repubblica di Albona (istituito a livello dell’ex Comune per i cittadini benemeriti), il Riconoscimento della FIFA e del Comitato Olimpico Internazionale, il Premio all’opera omnia della Lega sportiva della Regione istriana, il Riconoscimento della Lega calcio dell’ex Jugoslavia, una serie di medaglie d’oro della stessa Lega e della Lega calcio della Croazia e molti altri premi e riconoscimenti.

Come una mosca bianca

Per lo sport albonese ha fatto molto, ma avrebbe voluto fare anche di più. Avrebbe voluto vedere, per esempio, la realizzazione, negli anni ’70, di un centro sportivo vicino a via Senari, con impianti per una serie di sport. Tuttavia, l’iniziativa non ebbe il sostegno necessario e alla fine prevalse l’idea che portò alla costruzione della palestra ancor oggi situata vicino alla sede della Scuola media superiore “Mate Blažina”. “Gli sportivi dell’epoca avevano bisogno di un centro vero e proprio. Purtroppo, solo il compianto Toni Stemberga tra tutti i responsabili la pensava come me. Anche in quell’occasione mi sentivo come una mosca bianca”, dice Gregorić. A suo avviso, potrebbe essere migliore anche l’attuale situazione dell’infrastruttura sportiva albonese, che vede, per esempio, un campo da calcio nella baia di Maslinica a Porto Albona parte di un’area venduta ai proprietari degli alberghi ivi operanti, dalla cui buona volontà dipende se il campo rimarrà a disposizione dei giocatori o meno. È simile pure la situazione in cui si trovano i tennisti. “La gente mi dice di lasciar stare e di non preoccuparmi, di godermi la mia pensione e di stare calmo. Ma come faccio a non preoccuparmi se con la privatizzazione di quello che era una volta un campo pubblico è stata commessa un’ingiustizia nei confronti degli sportivi”, esclama Gregorić, il quale si serve dei social media anche per parlare di molte altre questioni che dovrebbero essere risolte nel porto albonese.
Anche questi dettagli potrebbero entrare a far parte della sua autobiografia, come pure la tragedia avvenuta nelle miniere di Arsia il 28 febbraio 1940. All’epoca egli lavorava per suo zio, gestore di alcuni locali nella cittadina, ed ebbe modo di assistere alle operazioni di ricerca degli eventuali superstiti e di recupero dei corpi delle vittime. Per quanto riguarda il materiale che racconta il suo importante ruolo nello sport locale e lo sviluppo di quest’ultimo, Gregorić vorrebbe donarlo al Museo popolare di Albona per tramandare le importanti pagine di storia dello sport albonese alle generazioni future.

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