Pesca tra caronafta e altre avversità

Con Danilo Latin sui problemi del settore

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Pesca tra caronafta e altre avversità

L’attuale prezzo del gasolio e l’inflazione non aiutano i pescatori ad arrivare a fine mese. Il settore della pesca, come gli altri settori economici e commerciali colpiti dal rincaro dei prezzi a seguito degli avvenimenti e dei conflitti in Ucraina, è stato penalizzato dall’aumento del prezzo del diesel blue, il carburante che viene venduto ai pescatori e agli agricoltori a un prezzo agevolato. Nonostante il fatto che il suo prezzo sia diminuito rispetto a una settimana fa, arrivando a 8,14 kune al litro, l’attività della pesca e la sopravvivenza del settore è a forte rischio. Ne abbiamo parlato con Danilo Latin, presidente del Gruppo d’azione locale per la pesca (FLAG) “Pinna nobilis” e figura di spicco del mondo ittico della zona.

“Tanti pescatori della zona hanno deciso di fermarsi e di non uscire con le proprie barche al largo. Tra caronafta e mancanza di pescato, la pesca non è più un’attività redditizia. Noi andiamo a pescare per creare guadagno e mantenere noi stessi e la nostra famiglia, non certo per divertimento. Soltanto una persona irresponsabile potrebbe andare a pescare nella consapevolezza di andare in rosso”, spiega Latin.

Danilo Latin

Andare in mare per catturare una sogliola e una coda di rospo o rana pescatrice, chiamata dai pescatori locali “rospo”, con una rete a strascico lunga 2.000 o 5.000 metri non è per niente remunerativo. Se consideriamo che il valore complessivo del pesce che viene pescato non copre il costo del gasolio, del lavoro e delle ore che i pescatori impiegano per pulire le reti, ci si rende conto che la situazione non è per nulla rosea.

“Parlando con una mia collega di Umago, che ha due imbarcazioni con cui pratica la pesca con il rampone, ho capito che gli introiti e il guadagno effettivo non riescono a coprire le spese per andare al largo. Inoltre, a coloro che hanno più imbarcazioni e di conseguenza più operai che vi lavorano, il compenso giornaliero non consente di far tornare i conti ed essere in positivo”, afferma Latin.

L’aumento del costo del gasolio non è l’unico problema dei pescatori locali. Il fiume Po, che sfocia nel Mare Adriatico, porta sulla costa istriana detriti e legname che incidono sulla pesca locale: non di rado i pescatori trovano detriti di vario genere nel momento in cui puliscono le reti. In più, l’inizio di quest’anno è stato caratterizzato dalla presenza massiccia di meduse che, lasciandosi trasportare dalle correnti marine, riempivano le reti dei pescatori locali.

Il distributore di carburante per i natanti

“Le centinaia e centinaia di meduse che i nostri pescatori hanno tirato su con le loro reti per mesi sono state un grave problema per il settore. All’inizio del mese è iniziata la moria delle meduse, che dalla metà di dicembre si erano impadronite della nostra zona di mare. Sprofondando sul fondale marino, è possibile che il loro processo di decomposizione, che necessita di ossigeno, lo tolga alle alghe presenti sul fondale, provocando il fenomeno della mucillagine marina”, conclude Latin.

Oltre al rincaro del prezzo del gasolio, l’instabilità del mercato non aiuta i pescatori locali a rimettersi in carreggiata o, per meglio dire, a bordo. Il fatto che i pescatori escono per pescare spingendosi anche fino a 5.000 miglia di distanza dalla costa per poi tornare a casa a mani vuote o con le reti piene di meduse influisce anche sul rincaro del pesce che arriva sulle nostre tavole. Una serie di cause ed effetti che mette ancora una volta a rischio il futuro del settore.

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