Parenzo e Torre. Proseguono i lavori di scavo e le indagini archeologiche

Gaetano Benčić, del Museo del territorio, si sofferma sui risultati delle recenti campagne

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Parenzo e Torre. Proseguono i lavori di scavo e le indagini archeologiche

D’estate il Museo del territorio parentino è impegnato in diverse campagne archeologiche che portano alla luce nuovi tasselli di storia. Quest’anno il lavoro era incentrato, a Torre, sulla villa romana di Santa Marina, mentre a Parenzo sulla Porporella. Ne abbiamo parlato con Gaetano Benčić, curatore del Museo. Alle ville romane di Loron e Santa Marina si sta scavando da più di un quarto di secolo, in collaborazione con il Centro “Camille Jullian” dell’Università della Provenza di Marsiglia e la Scuola francese di Roma.

Gaetano Benčić

”Quest’anno – ha esordito Benčić – siamo tornati a scavare alla villa romana di Santa Marina. È emersa una gradinata d’accesso alla villa che portava al suo giardino interno ed era di tipo aperto, chiamato peristilio. Queste scale sono molto belle ed eccellentemente conservate. La pavimentazione in discesa verso il peristilio, dove probabilmente c’era il porticato, è lastricata, con piastre litiche ben fatte. Si vede che qui hanno lavorato dei bravi scalpellini e ciò è un’altra conferma di quello che da tempo era il nostro presupposto: che la villa è stata edificata abbastanza presto, nella tarda età augustea o in quella prima tiberiana, tra il 10 e il 20 dopo Cristo. Siamo di fronte alla prima fase d’edificazione delle ville nel Parentino e quasi quasi anche in Istria: non è una villa per un residente locale, ma voluta da un senatore, Sisenna Statilio Tauro, che ha voluto anche la grande figlina per la produzione di anfore di Loron. Certo, se in futuro dovesse uscire anche qualche iscrizione, si conforterebbe quest’ipotesi. Però, con tutto quello che sta emergendo, compresi i materiali associati agli strati, si può ricostruire la vita della villa. E anche questa scalinata appartiene allo stesso periodo. La villa ha avuto un primo momento di costruzione tutto d’un getto, con le stanze, e questo è quanto emerso quest’anno. Abbiamo realizzato anche dei sondaggi minori, che ci hanno permesso di notare le potenzialità archeologiche delle stanze interne, che saranno indagate in futuro”.

La gradinata della villa di Santa Marina

La Porporella è romana

Le indagini alla Porporella sono di tipo idroarcheologico e tendono a chiarire il funzionamento del porto di Parenzo in epoca antica e medievale. La Porporella altro non è che un enorme frangiflutti, una specie di protezione della struttura urbana costruita con un accumulo di pietre, che si protrae per quasi 600 metri, affiancando la penisola parentina, e ha una larghezza variabile che va dai 5 ai 3 metri a seconda della posizione. “Quest’anno i ricercatori subacquei, Ida Koncani Uhač, direttrice dello scavo, del Museo archeologico dell’Istria, e Marie-Brigitte Carre, condirettrice del “Camille Julien”, con i loro collaboratori e il supporto del Museo del territorio parentino. hanno indagato la Porporella, sondata sott’acqua, in due punti: uno davanti a quella che era un’uscita, o meglio una porta della città romana verso la baia di Peschiera, in direzione nord, dove ci si aspettava di trovare un molo, che non è emerso. Si voleva capire come funzionava la Porporella in riferimento a una possibile portualità, che non è uscita, ma si sta completando il quadro sulle sue modalità di costruzione. È quasi certo che la sua costruzione avvenne alla nascita della colonia romana parentina. Mentre si spianava la città, o meglio la penisola dove quest’ultima è sorta, si producevano grandi quantità di pietre e quelle rotte o non utilizzabili in edilizia venivano caricate e addossate sul lato nord della marina. Va tenuto presente che allora il livello del mare era più basso e con ogni probabilità la Porporella era anche percorribile, e dunque è romana. Infatti, ci si chiedeva se fosse stata addirittura preistorica o medievale, invece è romana”, ha affermato Benčić.

A suo avviso, il secondo sondaggio è stato fatto invece alla Riveta, dove la Porporella praticamente s’innesta alla penisola formando una specie di chiusura, e lì sono emersi molti pezzi di anfore, di materiale romano, immediatamente conficcato nelle parti delle fondamenta della struttura. “Anche questo ci conferma la romanità della Porporella e la sua funzione protettiva cittadina dai venti di tramontana. La città allora occupava una posizione molto amena e sicura per quanto riguarda il porto meridionale. Aveva quest’inconveniente dei venti di tramontana che in alcuni periodi dell’anno potevano danneggiare fortemente le mura e la città da quella parte. La Porporella era stata sicuramente ideata per arginare e rendere meno intenso il frangersi dei flutti marini sulle mura. Poi, in età medievale, è stata usata come peschiera, che lì c’era, come lo confermano i documenti medievali: per ora noi le eventuali sue strutture non le abbiamo viste. Sta di fatto però, e questo è da accentuare, che la Porporella qui è conservata. Negli altri porti sono scomparse e le si conosce dalla letteratura”, ha aggiunto.

I lavori hanno interessato pure la Porporella

Nel caso parentino, si tratta di un frangiflutti che a un certo punto in quella parte della città, in età moderna, era anche una zona in cui si scaricavano i rifiuti. “Questo progetto d’indagine è molto promettente perché ci presenta praticamente intoccato un grande intervento infrastrutturale d’età romana. E ancor più ci indica che all’epoca la pianificazione non comprendeva solo la città, ma anche il circondario e anche il mare con quest’enorme frangiflutti”, ha concluso Benčić.

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