L’impatto della guerra in Ucraina e il relativo rincaro dei costi energetici ha colpito anche il settore agricolo. Il prezzo dei fertilizzanti, aumentato in modo spropositato, il problema della fornitura di imballaggi in vetro, plastica e metallo e, non ultima, la siccità, sono tutti fattori che influiscono sulla nostra sicurezza alimentare e sul costo effettivo della nostra spesa. Ne abbiamo parlato con David Banko, ingegnere agronomo e proprietario del negozio di prodotti agricoli “Agroistra” a Petrovia.
“I prezzi dei fertilizzanti, soprattutto quelli minerali, sono aumentati dal 100 al 300%. Il rincaro dell’energia elettrica e del gas sono i motivi principali che hanno portato alla crescita del prezzo del concime. La Petrokemija, la più grande azienda produttrice di fertilizzante in Croazia, ha sospeso una parte della produzione di urea (il principale elemento nutritivo a base d’azoto per le coltivazioni) perché semplicemente non può permetterselo: il prezzo di vendita sarebbe assurdo e l’utile per l’azienda non coprirebbe i costi di produzione. Inoltre, l’azienda utilizza un terzo di tutto il fabbisogno di gas della Croazia: si può immaginare lo shock che ha provocato l’aumento dei costi energetici sulla loro attività”, spiega Banko.
La Russia è il primo esportatore mondiale di fertilizzanti e l’Ucraina è l’ottavo esportatore a livello mondiale di urea. L’ulteriore aumento dei prezzi del gas e dell’energia elettrica, in previsione da aprile, colpirà ancora di più i portafogli degli agricoltori.
“La mancanza di materie prime ha comportato l’aumento dei prezzi – prosegue Banko –. Questo, però, non è l’unico problema: le speculazione sul mercato portano a un saliscendi del prezzo dei prodotti, che impatta l’economia reale. Inoltre, ho notato che il potere d’acquisto è diminuito. Le persone investono meno nella produzione agricola. All’aumento del prezzo dei fertilizzante bisogna aggiungere un rincaro del 100% dei prodotti cerealicoli, come grano e mais, indispensabili per l’alimentazione del bestiame. Inoltre i semi, le piantine, le patate da semina sono prodotti che sono aumentati dal 3 al 10% a causa del rincaro del prezzo dei trasporti. Allo stesso modo, quello dei pesticidi è salito dal 2 al 5% e questo è una conseguenza che non sorprende più di tanto gli esperti del settore. Dall’altro canto, l’assenza di precipitazioni significative non aiuta di certo gli agricoltori che si trovano in serie difficoltà”.
Un altro problema che si collega al rialzo delle bollette, all’inflazione, al rincaro delle materie prime e alla guerra in corso in Ucraina, è quello che sta colpendo l’industria del vetro, dei metalli e della plastica.
“C’è un grosso problema con la fornitura degli imballaggi di vetro, polistirolo e plastica, ovvero di tutti i prodotti legati al petrolio e alle fonti d’energia – dice Banko –. I viticoltori devono far fronte alla carenza di bottiglie e dei rispettivi tappi e sono loro che si troveranno o si trovano già ora in difficoltà. Molte fabbriche italiane che producono questi prodotti sono molto preoccupate riguardo a questo problema.
A tutto ciò si aggiunge pure la siccità. “Nell’Umaghese la situazione è sicuramente migliore rispetto a quella nella parte meridionale della nostra penisola. Nonostante ciò, tutti noi aspettiamo la pioggia, dato che in questo periodo dovrebbero iniziare a crescere le varie colture di stagione. Inoltre, quelle invernali e autunnali, come l’orzo e il grano, dovrebbero essere alimentate con i fertilizzanti, che sono diventati costosi. Per attivarli correttamente c’è bisogno di una bella pioggia, che però stenta ad arrivare”, conclude Banko.
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