Canale d’Arsa Altre denunce per disastro ambientale

0
Canale d’Arsa Altre denunce per disastro ambientale

ARSIA | Altre quattro persone sono state denunciate alla Procura di Stato per delitto contro l’ambiente a conclusione della seconda fase delle indagini, condotte dal Commissariato di polizia di Albona, sul caso di inquinamento del Canale d’Arsa avvenuto nella notte tra il 21 e il 22 giugno durante l’operazione di bunkeraggio della nave mercantile libanese “Fidelity”. In prima battuta, sul registro degli indagati erano finiti il comandante della nave, il direttore di macchina e il suo vice, tutti e tre cittadini siriani.

Da quanto appreso dalla Questura istriana, si tratta di un cittadino siriano di 25 anni – membro dell’equipaggio della “Fidelity”, nave specializzata per il trasporto di bestiame vivo e che attualmente si trova sotto sequestro nel Canale d’Arsa, di fronte allo scalo merci di Valpidocchio – e tre cittadini croati, rispettivamente di 59, 44 e 29 anni.
Il 25.enne, che durante il bunkeraggio era in servizio di guardia, avrebbe omesso di adottare le dovute precauzioni allo scopo di prevenire lo sversamento di carburante in mare, mentre i tre croati sono rappresentanti della ditta fornitrice di carburante. Il 44.enne era la persona responsabile per il funzionamento della pompa portatile e del gruppo elettrogeno utilizzati per il rifornimento di carburante, mentre il 29.enne e il 59.enne, autisti dell’autocisterna, avrebbero avviato e concluso l’operazione di rifornimento di carburante senza aver precedentemente stabilito una comunicazione con le persone responsabili a bordo della nave e senza aver ottenuto il permesso di avviare l’operazione di rifornimento carburante.
La polizia, dopo aver inoltrato queste ultime quattro denunce al competente ufficio della Procura di Stato, ha proseguito con le indagini per chiarire tutti i dettagli del disastro ambientale nel Canale d’Arsa. Per quanto riguarda i primi tre indagati, il capitano, il direttore di macchina e il suo vice, come reso noto la settimana scorsa, essi non avrebbero sorvegliato l’operazione di bunkeraggio, omettendo di adottare le dovute misure di tutela e sicurezza nel corso delle operazioni di rifornimento del carburante. I tre responsabili non avrebbero assicurato il canale di comunicazione VHF tra la nave e l’autocisterna, non avrebbero issato la bandiera B-Bravo (di colore rosso) del Codice internazionale nautico (viene alzata da ogni tipo di nave durante il bunkeraggio e significa “sto imbarcando merci pericolose”) e non avrebbero nemmeno chiuso le aperture sul ponte della nave attraverso le quali il carburante – 3.800 litri – è finito poi in mare, inquinando un’ampia superficie del Canale d’Arsa e la costa di Traghetto, nel comune di Arsia, ma anche quella occidentale della baia, nei comuni di Barbana e Marzana.
Considerati i danni procurati all’ambiente, a discapito della qualità del mare, della flora, della fauna e della salute umana, il reato commesso dagli indagati rientra nella categoria dei reati ambientali gravi, essendo anche le conseguenze dell’incidente tali da richiedere un lungo periodo per completare la bonifica dei siti inquinati. Per reati di questo tipo, il Codice penale prevede da uno e dieci anni di reclusione.

Tutti i diritti riservati. La riproduzione, anche parziale, è possibile soltanto dietro autorizzazione dell’editore.

L’utente, previa registrazione, avrà la possibilità di commentare i contenuti proposti sul sito dell’Editore, ma dovrà farlo usando un linguaggio rispettoso della persona e del diritto alla diversa opinione, evitando espressioni offensive e ingiuriose, affinché la comunicazione sia, in quanto a contenuto e forma, civile.

No posts to display