Buiese. Il Ministero della Sanità si rifiuta di salvare 70 vite all’anno

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Buiese. Il Ministero della Sanità si rifiuta di salvare 70 vite all’anno

UMAGO | Delusione, amarezza, indignazione. Sono questi i sentimenti che gli abitanti del Buiese nutrono ultimamente verso il Ministero della Sanità. Dopo che i confini hanno diviso l’Istria, dal 1991 in poi i residenti di quest’area hanno dovuto ricorrere per le cure mediche agli ospedali di Pola e Fiume. L’Ospedale di Isola, d’altro canto, costruito anche con il contributo degli abitanti di quest’area, era a suo tempo una struttura a cinque stelle. I pazienti dell’Istria nordoccidentale che dovevano ricorrere alla dialisi, venivano, però, inviati a gruppi negli ospedali croati, con attese infinite, perché il primo paziente doveva aspettare che l’ultimo finisse la terapia per ritornare a Umago o Buie. Sofferenze terminate solo dopo che a Umago era stato costruito un ambulatorio per la dialisi, in seguito delle lunghissime battaglie politiche con Zagabria. Anche il Pronto soccorso di Umago è stato pagato in buona parte dai residenti (ha avuto grande riscontro l’azione “Hitnajebitna – Il Pronto soccorso è importante”) con le loro donazioni e, parzialmente, dalla Regione istriana.

Condizioni disumane

Ma gli istriani si meritano tutto questo? Alla promessa di un progetto transfrontaliero che darebbe la possibilità di curare i casi urgenti a Isola, ora il Ministro della Sanità fa dietrofront, dimenticando i casi delle donne costrette a partorire per strada perché non ci sono ambulanze disponibili, oppure di coloro che attendono invano il medico al Pronto soccorso perché è già impegnato. Tante rimangono le domande aperte, dunque, ma nessuna risposta. Non da chi di dovere.

Fondi malgestiti

La cosa è molto più grave di quanto si pensi, perché non si possono gestire in questo modo i fondi dell’Unione europea, non si può parlare di collaborazione transfrontaliera in ambito sanitario, e poi mandare tutto all’aria. Che figura ci facciamo al cospetto della Slovenia e dell’Ue?
L’ondata d’indignazione in Istria provocata dalla decisione del ministro della Sanità, Milan Kujundžić, di non cofinanziare il progetto che prevede il ricovero all’Ospedale di Isola dei pazienti del Buiese che versano in gravi condizioni, ha non solo provocato un polverone, ma anche macchiato un progetto senz’altro valido che prevedeva di salvare decine di vite umane. Cosa commentata prima dal sindaco di Umago, Vili Bassanese, il quale ha chiesto di incontrare quanto prima il ministro, ma anche dal vicepresidente del Sabor e deputato della CNI, Furio Radin, che si è fatto interprete nell’Aula parlamentare dei sentimenti di sdegno degli istriani per quest’incomprensibile decisione del ministro.

Spiegazioni assurde

“A nulla sono valse le valutazioni degli esperti secondo le quali in tal modo sarebbe possibile salvare fino a 70 vite umane all’anno, in quanto il nosocomio di Isola è molto più vicino al Buiese di quelli di Fiume e Pola. Poco conta che si rischi di perdere anche 260mila euro di fondi europei. A lasciare perlomeno perplessa l’opinione pubblica istriana e non solo è stata anche la spiegazione secondo la quale la decisione sarebbe stata presa per non discriminare i pazienti di Metković che non possono essere ricoverati nella vicina Mostar, in quanto questa città si trova in un Paese, la Bosnia ed Erzegovina, che non appartiene all’Unione europea.
Il vicepresidente del Sabor ha ricordato pure che la ricerca pilota – appoggiata ad aprile dal Ministero della Sanità a un livello più basso soltanto di un gradino rispetto a quello del ministro – prevedeva una tutela sanitaria minima per gli abitanti della zona di Umago, Buie, Cittanova, Grisignana e Verteneglio, i quali, in caso d’urgenza, sarebbero stati trasportati all’Ospedale di Isola, per poter salvare le loro vite. Senza entrare nei dettagli, nella risposta che il Ministero della Sanità ha ottenuto dall’Istituto per l’assicurazione sanitaria (HZZO), nero su bianco, si spiega che ciò non è possibile perché si creerebbero discriminazioni nei confronti di altre zone e si tirano in ballo gli ignari abitanti di Metković e Ploče.

Decisioni sbagliate

In altre parole, la nostra Sanità non riesce a salvare vite nella parte meridionale del Paese, per cui si punta a impedire che ciò si possa fare nel nord-ovest. Invece di instaurare una collaborazione con l’Ospedale di Mostar, pagato, tra l’altro, dai contribuenti della Croazia, blocchiamo i progetti dell’Ue in altre parti del Paese. ll direttore dell’HZZO inoltre amplia la questione. Infatti il dott. Lucijan Vukelić pone a sé stesso e a noi tutti la domanda: chi pagherà le spese ipotetiche di un turista italiano trasportato d’urgenza all’Ospedale di Isola? L’assicurazione sanitaria croata o italiana? Speriamo che i turisti italiani non scoprano mai questi nostri profondi dilemmi.
Vanno ricordati inoltre due momenti importanti: il progetto è stato presentato a Umago prima delle elezioni, quando è stato citato come “esempio per tutti“ ed è stato bloccato dal ministro dopo le elezioni per il Parlamento europeo. Ma se avesse vinto l’Accadizeta il ministro avrebbe fatto la stessa cosa? E come mai i partiti come l’HDZ, Barriera Umana, l’SDP e tanti altri non si sono voluti esprimere in merito?

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