Agricoltori rassegnati la crisi resta ingestita

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Agricoltori rassegnati la crisi resta ingestita

UMAGO | “Le cose non andavano mai così male”. Con queste parole gli esperti del settore definiscono la situazione che si è andata a creare nell’agricoltura del Paese. Esiste, infatti, una disparità importante fra l’import ed l’export dei prodotti agricoli. La Croazia importa merce agricola di tutti i tipi per 3 miliardi di kune ed esporta, invece, per 2 miliardi.
Il Ministero dell’Agricoltura e della Pesca non ha una strategia di sviluppo fino al 2030 a differenza, per esempio, della Polonia, dalla quale importiamo perfino le uova (spesso tutt’altro che fresche). L’allevamento di bovini è uno dei settori dell’agricoltura più colpiti dalle importazioni di carne: all’estero acquistiamo perfino 400mila suini all’anno. Carne, latte, uova, cipolle, olio d’oliva, vino e un’infinità di altri prodotti vengono acquistati dai grossisti all’estero e piazzati sugli scaffali delle grosse catene dei supermercati. Di nostrano, invece, quasi nulla.
E qui sorge il problema, perché i nostri prodotti agricoli sono di grande qualità e senza nulla da invidiare agli altri.
Ma, in mancanza di strategie valide, il Ministero dell’Agricoltura e della Pesca, non ha ancora trovato il modo di far crescere bene questo settore. Mancano sovvenzioni, aiuti per la realizzazione dei progetti europei e mancano ammortizzatori sociali per chi non riesce a sopravvivere nel mondo dell’agricoltura. Sono anni che l’Associazione agricola umaghese, capeggiata da Dario Makovac, avverte in maniera forte e chiara del problema, ma rimane poi da sola sul campo di battaglia e le parole, purtroppo, non bastano.
Anche con l’olio la situazione potrebbe essere migliore, perché le vendite sono scarse e lo stesso vale anche per il vino. Vendite salvate solo dal grande turismo, ma visto l’aumento della produzione, anche questo diventa un problema.
Il pomodoro è una cosa a parte, perché i prezzi del conservificio sono sempre uguali da anni mentre le spese del carburante, dell’irrigazione, dei concimi, dei diserbanti, degli antiparassitari e della manodopera sono aumentati di molto, riducendo drasticamente i guadagni. Idem per gli allevatori e per i produttori di latte.
Quando poi si decide di fare la rotazione delle colture, per mantere il giusto PH del terreno, allora si lavora in perdita. Concretamente, per quanto riguarda, ad esempio, il frumento, i prezzi d’acquisto stabiliti dal Ministero dell’Agricoltura sono tali da arrivare a coprire le spese, senza realizzare alcun guadagno. Si cerca di compensare con il sedano, la cipolla e le patate, ma anche questi prodotti vengono ampiamente importati.
D’altro canto, molti Paesi dell’Unione Europea, come Spagna, Italia e Polonia, producono a prezzi inferiori grazie alle tecnologie utilizzate. Eppure, nei campi si lavora, i nostri agricoltori ce la mettono tutta per migliorare la qualità dei prodotti, senza riuscire, poi, a venderli. Le nostre cipolle e le nostre patate, ma anche il pomodoro, i meloni e le angurie, molto più saporite. Ma, alla fine, più che all’etichetta e alla qualità si guarda, purtroppo, al portafoglio.

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