Vojko Obersnel. Il bilinguismo fa parte dell’identità fiumana

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Vojko Obersnel. Il bilinguismo fa parte dell’identità fiumana

Con l’approssimarsi della fine dell’anno, è tempo di bilanci anche per il sindaco di Fiume, Vojko Obersnel, che abbiamo incontrato per fare il punto sul 2018 ormai avviato al termine e per dare uno sguardo su quello che ci attende nel prossimo futuro. Tra i numerosi argomenti affrontati, hanno trovato spazio anche temi che riguardano da vicino la minoranza italiana, che nel 2019 vedrà realizzato il tanto atteso progetto del bilinguismo visivo con il ripristino dei toponimi storici delle vie del centro.

Sindaco, se dovesse riassumere il 2018 in una sola parola, quale utilizzerebbe?

“Direi che è stato un anno vivace”.

Che cosa ricorderà con maggiore piacere e che cosa invece vorrà dimenticare al più presto?

“Ci siamo impegnati a fondo nella realizzazione di diversi progetti europei e in quelli relativi a Fiume Capitale Europeo della Cultura (CEC) 2020, mentre per quanto riguarda gli aspetti meno piacevoli, questi si sono susseguiti molto rapidamente e onestamente non ci ho fatto nemmeno caso”.

Per la Comunità nazionale italiana questo è stato un anno molto importante in considerazione del bilinguismo visivo che lei stesso ha deciso di portare avanti. Che cosa l’ha convinta della validità del progetto?

“L’abbiamo approcciato nell’ottica di CEC 2020 con l’obiettivo di presentare in maniera simbolica la ricca storia della città che negli ultimi 100 anni ha visto il succedersi di 6-7 Stati diversi, ognuno dei quali ci ha lasciato in eredità qualcosa. Questa è una parte dell’identità fiumana e il ripristino dei nomi storici si fonde benissimo con lo slogan di porto delle diversità”.

Quando verranno collocate le insegne?

“Le prime all’inizio dell’anno prossimo e fino alla fine del 2019 contiamo di installare tutte quelle previste”.

Alcuni vostri avversari politici, mi riferisco in primis agli esponenti dell’HDZ, continuano però a sostenere che il bilinguismo visivo non è altro che una merce di scambio per ottenere l’appoggio della Lista per Fiume nel Consiglio cittadino.

“Chi perde ha sempre torto. Non avrei altro da aggiungere”.

Recentemente avevate scritto una lettera aperta al ministro dell’Amministrazione Lovro Kuščević ribadendo la volontà di ripristinare la storica bandiera fiumana, quella tricolore, affinché tornasse a essere il vessillo ufficiale della città. Il ministro le ha risposto?

“No, ma ormai sono abituato a non ricevere risposte da Zagabria. Era comunque doveroso controbattere perché il Ministero con il suo atteggiamento sta evidenziando tutta la sua incoerenza. È assurdo accusare di irredentismo un’associazione, mi riferisco al Libero Comune di Fiume in esilio, che peraltro non ha mai manifestato tali propositi, per poi giustificare le insegne con il saluto ustascia Za dom spremni! (Per la Patria pronti, nda)”.

Quindi non intende rinunciare allo storico tricolore.

“Sono convinto che in futuro tornerà a essere la bandiera ufficiale della Città”.

Il 2020 è ormai dietro l’angolo quando grazie al CEC gli occhi di tutta Europa saranno puntati su Fiume e sulla Regione litoraneo-montana. Tuttavia, nel corso del recente incontro con i sindaci a Novi Vinodolski, sono emersi degli attriti tra Città e Regione riguardo al finanziamento di 3 milioni di euro con il quale quest’ultima si impegnava a sostenere il progetto. Ciò può avere delle ripercussioni sui programmi previsti?

“Nel registro della candidatura scrive a chiare lettere che la Regione s’impegna a stanziare 3 milioni di euro per il finanziamento dei progetti ‘27 vicinati’ e ‘Lungomare’, per cui mi ha effettivamente sorpreso l’intenzione di voler addossare tutto d’un tratto parte dei costi a Città e Comuni interessati dai due progetti. Credo sia un comportamento scorretto da parte di chi vuole essere partner di CEC 2020, ma a prescindere da questo, tutti i programmi alla fine verranno realizzati, anche se magari in forma ridotta rispetto a quanto inizialmente previsto”.

Pochi giorni fa, durante la seduta del Consiglio per la cultura, il presidente Zvonimir Peranić si era lamentato del fatto che nel 2017 gli introiti dagli sponsor fossero pari a 0 kune e di come molti dipendenti fossero usciti dal progetto. È preoccupato?

“Il signor Peranić può dire quello che vuole, però dalla nostra abbiamo sia la fiducia della Commissione europea che del governo croato, con il quale peraltro pochi giorni fa ho firmato contratti per oltre 20 milioni di kune di valore, pertanto faccio fatica a comprendere le sue rimostranze. È vero che l’anno scorso sono mancati gli introiti, ma questi sono previsti nel corso del 2019 e del 2020, quando avremo effettivamente qualcosa da proporre. È anche vero che alcuni se ne sono andati, ma ciò è assolutamente normale in un progetto così grande e non ci vedo alcun equivoco, né tanto meno ho motivo di essere preoccupato”.

Un’altra delle vicende che ha caratterizzato questo 2018 è la crisi del “3. maj”. Nel frattempo il conto corrente del cantiere rimane bloccato e tra pochi giorni scatterà la procedura fallimentare. Giunti a questo punto, crede che la cantieristica abbia un futuro nel Quarnero?

“È difficile prevedere che cosa accadrà da qui in avanti. A ogni modo il procedimento fallimentare non è poi la fine del mondo, anche alla luce di quanto successo con il cantiere ‘Viktor Lenac’, che attraverso questo processo è stato ristrutturato, ha avuto una nuova dirigenza e ad oggi porta avanti con successo i propri affari”.

Uno dei leitmotiv della sua carriera politica è certamente il nuovo terminal bus, che in più di un’occasione ha detto di voler realizzare in questo suo ultimo mandato. Il tempo però stringe: crede di riuscire a mantenere la parola data?

“In tutti questi anni ho avuto modo di sentire critiche come il polo natatorio di Costabella, oil palasport di Zamet, non sarebbero mai stati costruiti. Idem per la nave Galeb la cui ristrutturazione per molti veniva definita uno spreco di soldi. E ora chiaramente i miei avversari politici si aggrappano al terminal. Si tratta di un progetto molto ambizioso dal valore di circa 50 milioni di euro che prevede un garage da 900 posti, diversi esercizi commerciali e forse anche un albergo. Stiamo portando avanti il discorso con diversi investitori e sono convinto che entro un anno i lavori prenderanno il via”.

Passiamo ora al suo partito. A livello nazionale l’SDP è in caduta libera nei sondaggi e il presidente Davor Bernardić non ha alcuna intenzione di farsi da parte. Quale futuro vede per i socialdemocratici?

“Con l’attuale governance di certo non roseo. Purtroppo il presidente è ormai diventato una figura politicamente irrilevante e ora questo fatto si sta ripercuotendo anche sull’immagine del partito”.

Nel corso dell’ultimo incontro con la stampa dell’SDP cittadino, Zlatko Komadina aveva dato l’endorsement a Tonino Picula in vista delle elezioni presidenziali in programma tra un anno. Crede si tratti del profilo giusto per la corsa al Pantovčak?

“Personalmente lo reputo un ottimo candidato in quanto corrisponde perfettamente al profilo che un Presidente della Repubblica dovrebbe avere responsabile, misurato, esperto conoscitore della diplomazia per il suo passato da ministro degli Esteri nel governo di Ivica Račan e in virtù dei suoi ultimi cinque anni trascorsi come deputato al Parlamento europeo”.

Komadina ha poi fatto sapere che se Zoran Milanović scenderà in campo, lo farà da candidato indipendente. Non crede però che l’SDP facesse meglio a puntare su di lui considerato il suo carisma e le sue doti di leader?

“Indubbiamente Milanović è una persona molto preparata, che possiede uno spiccato istinto politico e che non ha timore di esprimere le proprie opinioni, anche se queste possono dar fastidio a qualcuno. Io comunque non entro nel merito, saranno i vertici del partito a decidere il candidato”.

Questo è il suo ultimo mandato da sindaco: un ripensamento dell’ultim’ora?

“Non vedo perché dovrei averne. Al termine del mandato nel 2021 saranno 21 anni che sono a capo della Città e quindi direi che sia il momento giusto per farmi da parte.”

Chi sarà il candidato del suo partito, o è ancora troppo presto per ipotizzare dei nomi?

“È ancora presto, comunque l’SDP proporrà un candidato sicuramente molto valido”.

Magari uno dei suoi vice, Marko Filipović o Nikola Ivaniš?

“Vedremo”.

E lei invece di che cosa si occuperà una volta tolti i panni di primo cittadino?

“Onestamente non ci ho ancora pensato. Certamente mi riposerò per bene e comunque al momento non penso a eventuali sfide professionali. Ho diversi hobby che inevitabilmente ho trascurato, ma che potrò finalmente riprendere, come la pesca, l’alpinismo, la viticoltura… Insomma, non mi annoierò di certo”.

Veniamo ora al turismo che in città cresce in doppia cifra sia per arrivi che pernottamenti. È soddisfatto?

“Molto. Ricordo che quando ribadivo l’importanza del turismo mi si diceva che Fiume non diventerà mai una città a vocazione turistica. Oggi invece abbiamo 13-14 ostelli, oltre un migliaio di affittuari registrati con circa 4mila posti letto, e pensare che fino a pochi anni fa in città quest’attività era praticamente sconosciuta. L’incremento degli ospiti indica come Fiume abbia molto da offrire e bisogna continuare a sviluppare il turismo, però è altrettanto importante puntare anche su altri segmenti”.

A proposito di turismo: nel corso del recente convegno sulla crocieristica è stato annunciato un considerevole incremento nel numero degli attracchi, ovvero 24 e 39 rispettivamente nel 2019 e nel 2020. Lei però ha subito messo in chiaro come Fiume non debba seguire le orme di Ragusa (Dubrovnik) e Spalato.

“Per una città dalle dimensioni di Fiume l’ideale sarebbe poter contare su una cinquantina di approdi, ossia circa uno a settimana. Andare oltre sarebbe un azzardo perché la nostra configurazione geomorfologica non ci permette né di accogliere più navi in contemporanea, né tanto meno migliaia di ospiti. Del resto, i problemi di gestione dell’enorme flusso di turisti a Ragusa e Spalato sono sotto gli occhi di tutti. Rimanendo in tema, troppo spesso viene invece ignorato l’apporto delle piccole navi da turismo che ogni anno movimentano circa 12mila passeggeri, con importanti ricadute sull’indotto visto che molto spesso questi spendono di più rispetto ai crocieristi. Inoltre, per queste navi Fiume rappresenta l’‘home port’ in cui effettuare tutto l’approvvigionamento necessario”.

Per concludere, riuscirà a concedersi qualche giorno di ferie?

“No, ma tra Natale e Capodanno dovrei comunque riuscire a staccare un po’”.

Che cosa ha chiesto a Babbo Natale?

“Una nipotina o un nipotino” (sorride).

Natale o Capodanno?

“Non saprei proprio scegliere”.

Pandoro o panettone?

“Panettone”.

Ostrogović o Burić?

“Ehm… Panettone!” (ride)

Sindaco, un augurio di buone feste e un grosso in bocca al lupo per le sfide future.

“Grazie e auguri di un sereno Natale e di un anno ricco di successi ai voi, ai lettori de La Voce del Popolo e a tutti i fiumani”.

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