Diritti delle minoranze. Mai abbassare la guardia

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Diritti delle minoranze. Mai abbassare la guardia

Il 2018, come sottolineato anche dal presidente del Consiglio per le minoranze nazionali Aleksandar Tolnauer, è stato un anno di “rottura” per le minoranza nazionali. Conclusa l’esperienza del governo Orešković, le porte dei Banski Dvori nel 2017 si sono aperte ad Andrej Plenković. Il suo Esecutivo, a differenza di quello precedente, in questi primi due anni di mandato, ha dimostrato più sensibilità verso i gruppi etnici. Con il presidente Tolnauer facciamo pertanto il punto della situazione sull’anno che ci prepariamo a lasciare alle spalle.

Il 2018 è agli sgoccioli. Guardando indietro, che anno è stato per le minoranze nazionali?

Il 2018, anche se a molti magari sembrerà strano, è stato uno di quegli anni che possiamo definire ‘di rottura”. Devo fare una premessa. Negli ultimi periodi siamo stati testimoni del fatto che da più parti si è dimenticato, o si sono voluti dimenticare alcuni traguardi fondamentali che abbiamo raggiunto come minoranze nazionali, ma anche come Repubblica di Croazia, ovvero che la partecipazione di tutte le componenti della società nel processo decisionale su questioni di rilevanza collettiva, è il presupposto della democrazia moderna. Che cosa vuol dire questo? Vuol dire che la partecipazione effettiva degli appartenenti alle minoranze nazionali nella vita pubblica, è necessaria per giungere alla loro integrazione e allo stesso tempo, assicura la coesione sociale e lo sviluppo della democrazia. Dal momento dell’entrata nell’UE è stata registrata una stagnazione per quanto concerne l’applicazione dei nostri diritti che è arrivata a dimensioni preoccupanti. Venuto a mancare il monitoraggio dall’esterno, il governo di Orešković e Karamarko ha iniziato a marginalizzare il ruolo delle minoranze nella vita culturale, politica e pubblica del nostro Paese. In quegli anni nella società civile si è attivato purtroppo un gruppo di persone che ha iniziato ad attaccare, con campagne molto pesanti, i diritti dei gruppi etnici, in particolare per quanto riguarda la loro rappresentanza politica. Perché ho voluto fare questa premessa? Perché con l’arrivo del governo Plenković, indipendentemente dal fatto che le mie parole rischiano di essere lette come compiacenti nei confronti dell’Esecutivo, determinate cose sono cambiate e il cambiamento è proseguito anche nel corso di quest’anno, il che ci permette di dirci soddisfatti. Con il Piano operativo per le minoranze nazionali per la prima volta, in base all’accordo di governo, sono stati posti degli obblighi chiari e precisi ai Ministeri e alle istituzioni. Come minoranze nazionali abbiamo un vicepresidente del Sabor, che è l’onorevole Furio Radin che si è visto riconoscere meritatamente il suo lavoro e il suo impegno nel tempo a favore dei gruppi etnici. Tengo a precisare una cosa: ho detto che possiamo ritenerci soddisfatti, ma sempre rimanendo con gli occhi aperti, non per motivi di sfiducia, ma per restare vigili, in quanto vi sono gruppi che continuano a insistere per relegare le minoranze nazionali esclusivamente al livello di gruppi folcloristici. Non c’è nulla di male nel folclore che rafforza l’autonomia culturale, ma se vogliamo integrare gli appartenenti alle minoranze, metterli sullo stesso piano dei cittadini della maggioranza, allora essi devono avere il diritto di essere rappresentati politicamente, perché tutti coloro che pagano le tasse nel mondo occidentale hanno il diritto alla rappresentanza politica. Spesso nell’opinione pubblica si ha l’impressione che gli appartenenti alle minoranze nazionali godano di diritti maggiori. Ma noi non abbiamo alcun diritto in più; la legislazione sulle questioni minoritarie punta proprio a metterci alla pari degli altri.

Dobbiamo essere realistici

Il governo ha dimostrato la sua vicinanza alle esigenze delle minoranze anche con l’aumento dei fondi di bilancio per il prossimo anno. Siete soddisfatti da questo punto di vista?

Da quando siamo entrati nell’UE i fondi sono diminuiti del 22 per cento. In questo momento come minoranze nazionali siamo in una fase ascendente per quanto concerne il nostro status. Una conferma giunge anche dalla Finanziaria per il 2019, che prevede un aumento delle risorse per il Consiglio del 7,5 p.c. rispetto allo scorso anno. Siamo soddisfatti? Dobbiamo essere realistici: qui non siedono persone che non sono consapevoli di ciò che li circonda, che chiedono cose irrealizzabili. Detto questo, non possiamo essere pienamente soddisfatti, perché dobbiamo riportare i fondi ai livelli del periodo 2012-2013. Questo è previsto nelle proiezioni: sono programmati aumenti in base alle possibilità. In questo momento ritengo che l’importo destinato sia il massimo che potevamo ricevere. A parte i finanziamenti, dobbiamo rafforzare il ruolo dei rappresentanti delle minoranze a livello locale e nel prossimo futuro punteremo a questo traguardo per il tramite di modifiche legislative mirate.

Rappresentanza parlamentare

Ha menzionato la volontà costante di marginalizzare le minoranze nazionali da parte di determinati gruppi. Sempre da questi sentiamo frasi, ovvero accuse del tipo: “Da nessuna parte al mondo le minoranze godono dello status che hanno in Croazia”. Può chiarirci come stanno realmente le cose?

Mi fa piacere questa domanda. Di quest’argomento ho parlato alla Televisione nazionale, ovunque ho potuto. In questo momento, mentre stiamo parlando, il governo del Kosovo dipende da 10 deputati della minoranza nazionale serba; in Montenegro l’attuale Esecutivo si è formato grazie al voto del deputato della minoranza croata; in Romania ci sono 19 deputati delle minoranze nazionali in Parlamento. È vero che solamente la Slovenia e la Croazia hanno seggi garantiti, ma nessuno parla di come, per esempio in Romania, in Serbia, in queste aree, vengono eletti i deputati dei gruppi etnici. Sono zone dove esiste un principio diverso per le minoranze che praticamente garantisce l’entrata in Parlamento ai loro rappresentanti. Vi è la tendenza a presentare le comunità nazionali sempre come un peso per questo Paese, dimenticando che il parere del Consiglio e dei deputati delle minoranze ha giocato un ruolo importante per quanto riguarda l’ingresso della Croazia nell’Unione europea.

Tentativi di marginalizzazione

Parlando di temi che hanno caratterizzato il 2018 spiccano senza ombra di dubbio le iniziative referendarie. Un suo commento…

Neanche la destra più estrema può oggi ignorare il ruolo dei rappresentanti politici delle minoranze nazionali nella società e nella vita culturale contemporanea. Ed è proprio questo il rospo che non riescono a ingoiare i summenzionati gruppi. È in atto un palese tentativo di revisionismo storico volto a marginalizzare le minoranze nazionali e rendere ardua la loro integrazione. Il tentativo di marginalizzare, di ridurre i diritti dei gruppi etnici, è direttamente legato al rapporto irresponsabile che si ha nei confronti della minoranza croata nei Paesi dove è presente. Per esempio se qui si fanno pressioni sulla minoranza serba, le si riducono i diritti, per automatismo la minoranza croata in Serbia si trova a fare i conti con le stesse difficoltà. Noi abbiamo delle comunità nazionali ottimamente integrate, ad esempio quella italiana, che è realmente una ricchezza per la Croazia, ha una sua identità ed è integrata nella società. I tentativi di marginalizzazione, come il referendum sul sistema elettorale, non sono spinti da ideali indirizzati verso il miglioramento della società, ma puntano esclusivamente a creare divisioni e a ghettizzare le minoranze. Che cosa dovremmo fare noi, rimanere impassibili e applaudire al revisionismo storico che viene promosso anche dalla Televisione pubblica, che dà spazio a persone che parlano a vanvera della storia? La revisione nelle discipline scientifiche è più che benvenuta perché nulla è intoccabile; però esistono eventi storici che si basano su fatti inconfutabili. Prenda ad esempio la polemica sul saluto Za dom spremni (Per la patria pronti). Non riguarda solamente il saluto, ma una questione più ampia: è il tentativo di riabilitare qualcosa che è dannoso per la società. Siamo nell’epoca delle verità alternative, dove il credere a qualcosa è più importante del conoscere le verità storiche. E questo non succede soltanto da noi. Da parte nostra, come appartenenti alle minoranze nazionali, come partner di governo, facciamo il possibile per aiutare lo Stato e in quest’ambito siamo profondamente patriottici.

Ha citato la Televisione nazionale croata. Negli ultimi anni ha giocato un ruolo importante nel rafforzare le tesi di chi punta a marginalizzare le minoranze. Il rapporto dell’HRT per il 2017 è stato duramente criticato dal Consiglio…

Devo dirlo chiaramente: siamo molti soddisfatti della veridicità dei rapporti annuali in merito al tempo dedicato dalle quattro reti alle minoranze nazionali. Il problema non è nei rapporti, ma in ciò che contengono. L’ultimo dice chiaramente che l’anno scorso, in 24 ore al giorno, su quattro reti, alle minoranze nazionali è stato dedicato lo 0,69 p.c. di spazio. Questa è una percentuale inaccettabile e la cosa tragica è che di anno in anno tende a calare. Non corrisponde né al contratto tra l’HRT e il governo, né con la situazione reale nella società. Quando chiediamo di seguire un evento, innumerevoli volte ci sentiamo dire “non abbiamo telecamere”, “non abbiamo questo o quello”, con le redazioni di Prizma e Manjinski Mozaik ridotte all’osso. Il problema è che quando la TV pubblica tratta argomenti relativi alle minoranze nazionali chiama a parlare gente del tutto incompetente. Noi come Consiglio abbiamo subito decine e decine di attacchi da parte di Željka Markić e compagnia in trasmissioni di punta, senza avere la possibilità di replicare. Quando ho osato lamentarmi di questo fatto mi hanno invitato a rivolgermi a loro in forma scritta. Un comportamento inaccettabile.

Il linguaggio dell’odio

E questo clima non può che fomentare il linguaggio dell’odio…

Purtroppo la nostra società non è immune al linguaggio dell’odio. Tutti parlano di odio, ma pochi sanno di che cosa si tratti. Nelle circostanze attuali, con la gente che fatica ad arrivare alla fine del mese, con il problema della disoccupazione, con i giovani e non solo che scelgono di cercare fortuna altrove, determinate opzioni politiche e non solamente quelle, che chiamo lo “Stato sotterraneo”, cercano di creare un sistema parallelo giocando con i sentimenti delle persone. Adesso vi chiederete che cosa questo abbia a che fare con le minoranze nazionali. Ha eccome a che fare. Questi centri di potere sostengono con svariate modalità determinate associazioni della società civile nella loro operazione tesa a ridurre i diritti delle minoranze nazionali. Queste si presentano all’opinione pubblica con proposte concrete relative proprio al taglio dei diritti minoritari, con l’obbiettivo di fare arrivare dalla diaspora i croati etnici, persone che non contribuiscono al bilancio nazionale, e dall’altro lato zittire e marginalizzare, rendere insignificanti, i 400mila appartenenti alle minoranze che pagano le tasse in Croazia. E come si riesce a renderli ininfluenti? Impedendo loro di avere la propria rappresentanza politica. Queste iniziative portano alla nascita dell’odio nei confronti dell’altro, del diverso. Fanno crescere nelle persone, frustrate dalla condizione attuale della società, un sentimento di odio che per certi versi rappresenta per chi lo manifesta un alibi, una soluzione, una alleggerimento dei problemi. Ovvero gli permette di dire che non è colpa sua se è nella situazione in cui si trova, ma è colpa dell’altro, del diverso. L’odio, con questo genere di mentalità, “legittima” l’individuo, gli dà un senso d’appartenenza a un gruppo più ampio, creando una scusa immaginaria per l’insoddisfazione personale, perché non si è in grado di trovare soluzioni alternative. Attraverso l’odio queste persone riescono a dare voce alla propria frustrazione e, visto che sono in tanti, non si sentono soli e si convincono di stare dalla parte giusta. Questo sentimento non riguarda soltanto le minoranze nazionali, ma anche il mondo LGBT, ecc…, è rivolto sempre nei confronti di coloro che sono in minoranza, che vengono considerati più deboli.

La paura del diverso

In questo conteso rientra anche il tema delle migrazioni, ossia la paura del migrante, la paura del “diverso”…

Verissimo, lo stesso ragionamento avviene con i migranti. È ovvio che vi sono delle problematiche reali, che quello delle migrazioni è un tema molto ampio, ma è inaccettabile creare un atmosfera nella quale noi come società siamo minacciati da qualcun altro. È chiaro che i controlli sono necessari e quest’aspetto non può venire messo in dubbio. Ma il fatto di andare a generalizzare sostenendo che tutti i migranti siano un pericolo, non può venire tollerato in una società che vuole definirsi democratica.
Il rafforzamento del populismo è uno dei fattori che rafforzano il clima negativo di cui abbiamo parlato?
Sono le condizioni generali in una società a creare contrapposizioni. Certamente la crescita delle forze populiste gioca a favore del summenzionato clima. Prendiamo quale esempio quei partiti che si presentavano prima delle elezioni come forze liberali, aperte al futuro e guardiamo ora che cosa queste forze politiche dicono sui migranti. Il populismo ha avuto grandi conseguenze nel corso della storia, soprattutto quando una forza di tal fatta è arrivata al potere, i risultati sono sempre stati catastrofici. Dobbiamo lavorare sull’educazione, anche all’interno delle minoranze nazionali.

Buoni profeti…

L’aspetto curioso è che tutte questo in gran parte è stato previsto dalle minoranze nazionali stesse nel 2015 con la Dichiarazione contro l’intolleranza e l’etnocentrismo in Croazia…

Assolutamente vero. Tenuto conto nella situazione nella quale ci troviamo è importante ricordare questo aspetto che è stato ignorato dai più in Croazia. La Dichiarazione contro l’intolleranza e l’etnocentrismo in Croazia firmata dagli allora deputati delle minoranze nazionali il 14 maggio 2015 è stata, oserei dire, completamente ignorata. Invito chi abbia voglia a leggere il materiale a trovare ciò che ci potrebbe essere di sbagliato in questo documento. Praticamente nulla; siamo stati per certi versi dei profeti, perché determinate questioni si sono rivelate addirittura peggiori di quanto prevedevamo. Abbiamo espresso preoccupazione per l’aumento dell’intolleranza, della discriminazione, del linguaggio dell’odio, nei confronti di tutti coloro che sono diversi rispetto alla maggioranza della società croata, ma a quei tempi nessuno ci ha voluto dare retta. E alla fine purtroppo abbiamo avuto ragione.

Importante la stampa minoritaria

Il ruolo dei media delle minoranze nazionali nella società contemporanea?

Voi siete l’unico giornale che esce quotidianamente, una rarità che ci rende estremamente orgogliosi. Io vi leggo costantemente anche se è un quotidiano in lingua italiana e come Consiglio siamo molto soddisfatti del vostro lavoro. Dobbiamo essere riconoscenti nei vostri confronti, perché noi non potremmo mai ricevere i fondi che ci sono destinati se voi non foste all’altezza del vostro compito. Come Consiglio stiamo cercando di favorire e rafforzare la presenza sul mercato dei media delle minoranze nazionali, consapevoli del fatto che si tratta di un terreno molto difficile, in modo da farli conoscere a una cerchia di persone quanto più grande. Questi media infatti, non sono solamente importanti per le minoranze, ma sono fondamentali per promuovere l’integrazione e il mantenimento dell’identità. Il nostro sostegno c’è e ci sarà.

Che 2019 si devono aspettare le minoranze?

Per il 2019 ci auguriamo che il clima complessivo tenda a migliorare; ci aspettiamo che gli accordi presi con il governo vengano rispettati, in particolare per quanto riguarda il Piano operativo. L’esperienza che ho maturato mi dice di stare sul chi vive e non fare professione di ottimismo a prescindere dal fatto che attualmente ci siano i presupposti per essere ottimisti. Vedremo. La nostra attenzione, sarà come sempre ai massimi livelli.

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