Nadia Kondova Živanović: «In Croazia mi sono trovata benissimo»

Chiacchierata con Nadia, nata in Bulgaria, ma da 12 anni cittadina a tutti gli effetti del capoluogo liburnico, dove si è trasferita per amore

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Nadia Kondova Živanović: «In Croazia mi sono trovata benissimo»
Foto: IVOR HRELJANOVIĆ

I cittadini stranieri in Croazia hanno ormai un ruolo sempre più incisivo nel mondo occupazionale del Paese. La maggior parte di loro proviene da Stati lontanissimi, quali il Nepal, le Filippine, il Bangladesh. Persone che si sono viste costrette a lasciare i propri cari per trovare un lavoro e riuscire a guadagnarsi uno stipendio con il quale poter mantenere le rispettive famiglie. D’altra parte ci sono, però, anche quelli che hanno lasciato il proprio Paese d’origine per scelta anziché per necessità. Una di queste è Nadia Kondova Živanović, nata in Bulgaria. L’abbiamo incontrata per una chiacchierata volta a farci scoprire il motivo del suo… insediamento ad Abbazia.

“La colpa la devo dare a Cupido – inizia il suo racconto divertita –. Ho conosciuto quello che poi è diventato mio marito lavorando su una nave 12 anni fa. È stato l’amore il motivo per cui sono rimasta ad Abbazia. Ho viaggiato tantissimo, ma non ho mai pensato di fermarmi da qualche parte. La Bulgaria era la mia casa. Poi sono arrivata in Croazia e ho visto Abbazia. Il resto è storia”.

Quali sono le differenze che ha notato tra i due Paesi?
“Sono nata a Varna, una città molto più grande di Abbazia e avevo paura di sentire la mancanza di quel posto così enorme rispetto a questo, con tanto traffico e persone. Però non mi manca assolutamente. La tranquillità che ho trovato qui nel Quarnero ha un valore immenso. Per quanto riguarda il popolo, sia la Bulgaria che la Croazia fanno parte dei Balcani, e quindi anche come mentalità siamo molto simili. Non ho avuto problemi nemmeno con la lingua. Al mio arrivo posso dire di avere compreso sicuramente il 70% delle parole, che sono molto simili a quelle della mia lingua. Mi sono voluti circa sei mesi per rilassarmi e per sentirmi a casa, poi però mi sono resa conto che sembrano due dialetti. Voi usate molte parole per noi arcaiche che però comprendo, anche se non sono più presenti nella mia lingua e viceversa. L’unico problema per me, anche dopo 12 anni che sono qui, è rappresentato dalle declinazioni relative ai nomi, ovvero dai casi. Comunque, mi arrangio. Ho trovato delle similitudini anche per quanto riguarda il cibo, i rapporti in famiglia. Ho accolto a braccia aperte tutte le tradizioni e non mi sono mai sentita messa da parte. Sono stata subito ben accolta da tutti, dalla nuova famiglia, dai vicini di casa e dalle persone con le quali mi rapporto. Naturalmente, ci sono sempre dei momenti un po’ brutti, ma sono così pochi che non vale la pena ricordarli. Ho tanti amici sui quali contare”.

Sono da poco terminate le festività di fine anno. Ci sono delle tradizioni particolari in Bulgaria?
“Noi siamo di fede ortodossa, ma siamo gli unici ortodossi che celebrano il Natale come i cattolici, cioè il 25 dicembre, ovvero secondo il calendario gregoriano. Per quanto riguarda invece la Pasqua, viene celebrata secondo il calendario ortodosso. La differenza si vede anche nel cibo dove per la Vigilia si mangia di magro, da voi invece per tradizione c’è il pesce. Per Natale poi mangiamo la carne di maiale, in Croazia per lo più il tacchino. Noi facciamo un mix di tutt’e due e devo dire che le festività, fatte così, sono bellissime”.

I suoi bambini parlano entrambe le lingue?
“Sono ancora piccoli, 2 e 6 anni, però sì, parlano entrambe le lingue. All’inizio abbiamo parlato con loro solo il croato, proprio per non creargli confusione in testa, dato che vivono in Croazia. Poi abbiamo introdotto anche il bulgaro. Per me è molto importante far capire loro da dove provengo e quali sono le loro radici. Le lingue, però, sono molto simili. Ad esempio qui si dice ‘dobar dan’ (buongiorno), da noi ‘dobar den’. Lo stesso vale per i numeri ‘sedam’ e ‘osam’ ad esempio (7 e 8) in bulgaro ‘sedem’ e ‘osem’. È questione di una vocale”.

Immaginiamo lei abbia visitato la Croazia in tutti questi anni. Come la trova?
“Dopo aver visto Abbazia al mio arrivo, abbiamo fatto un viaggio in Istria e quella è stata la ciliegina sulla torta e il motivo per il quale ho deciso di rimanere. Abbiamo fatto il bagno a Porto Albona (Rabac) e mi sono innamorata di questa splendida terra. Mi manca il sud della Dalmazia che non ho avuto ancora modo di visitare”.

Di che cosa vi occupate, lei e suo marito, ora che non avete smesso di navigare?
“Ci occupiamo di turismo e agricoltura, ovvero abbiamo coltivazioni ecologiche di fichi in Istria. Non siamo agricoltori, ma volevamo fare qualcosa a contatto con la natura”.

Se qualcuno le chiedesse com’è la vita in Croazia, cosa risponderebbe?
“Personalmente non ho nulla da ridire. In confronto alla Bulgaria, è sicuramente migliore. Si parla tanto di corruzione, però se venite in Bulgaria vi basterà una decina di giorni per capire che cos’è la vera corruzione. Per non parlare poi della pulizia, dell’organizzazione dei vari settori, quello sanitario in primis. Le mie esperienze sono positive. Mi piace come vi prendete cura del patrimonio, in particolar modo di quello naturale. A chiunque abbia intenzione di venire a vivere in Croazia consiglierei di farlo, di provare in prima persona e poi decidere. Abbiamo viaggiato tantissimo e posso dire che all’estero non è tutto rose e fiori come ci viene presentato”.

Non ha mai pensato: “Ma chi me lo fa fare, torno a casa”?
“Mai. Naturalmente che mi manca il mio Paese natio, però qui ho una bellissima famiglia, sono stata accolta bene da parte dei familiari di mio marito, ho tanti amici. Ho tutto ciò che mi serve. A volte ci ho pensato, magari in alcuni momenti di crisi, ma mai in modo serio. Questa è oggi la mia casa”.

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