Il «sapore» del pane di Santa Elisabetta

Lo Spaccio sociale fiumano non si ferma e regala il proprio supporto ai bisognosi

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Il «sapore» del pane di Santa Elisabetta

Il pane offerto, simbolo di carità e solidarietà, ha ispirato esattamente 11 anni fa la creazione del logo di cui si fregia lo Spaccio sociale fiumano che porta il nome di “Pane di Santa Elisabetta”. L’organizzazione caritativa è stata istituita nel 2011 e in poco tempo si è fatta conoscere a Fiume per le sue numerose iniziative di supporto ai meno abbienti. In oltre un decennio di attività non ha mai smesso di venire incontro ai più bisognosi, a tutte le persone che hanno richiesto aiuto. Nato dall’idea di un gruppo di fedeli laici raccolti nell’Ordine secolare dei francescani, lo Spaccio è stato fondato con lo scopo di aiutare materialmente le famiglie o i singoli che necessitano d’aiuto e che per un motivo o l’altro si ritrovano ad avere gravi difficoltà finanziarie.

Attività continua
Delle innumerevoli attività portate avanti dall’organizzazione caritativa abbiamo parlato con la responsabile Elida Verunica e da uno dei numerosi volontari che negli anni si sono aggregati allo Spaccio, Nela Pujić. “Grazie principalmente all’interessamento dell’Arcidiocesi di Fiume che da sempre sostiene le opere caritative – ha spiegato Verunica –, un gruppo di volontari dell’Ordine secolare dei francescani che operano su modello del frate d’Assisi, ha deciso di avviare un progetto denominato ‘I giovani contro la fame’ con l’obiettivo di raccogliere, anziché denaro, generi di prima necessità per i fabbisogni delle famiglie in difficoltà. Il progetto è cresciuto con gli anni e ora prosegue con successo in due edizioni annuali negli asili, nelle scuole e nelle Facoltà di Fiume. Da qui nasce anche l’idea di fondare uno Spaccio sociale in cui effettuare una raccolta organizzata e la distribuzione dei viveri e dei prodotti di drogheria raccolti durante le vari iniziative. Un ringraziamento a parte va anche alla Città di Fiume, sempre sensibile a progetti di questo tempo e con un programma sociale d’altissimo livello, la quale ci ha messo a disposizione i vani in cui operiamo e nei quali abbiamo allestito degli scaffali per mercanzia varia, da distribuire mensilmente ai nostri fruitori. Devo precisare che tutti loro figurano in una lista dei bisognosi, le cui entrate non superano la soglia sociale minima”.
Ogni anno questa lista viene rinnovata e controllata. “In media si tratta di circa 570 fruitori, ma non tutti richiedono un aiuto mensile bensì saltuario.In compenso prepariamo circa 300 pacchetti che, a seconda delle giacenze sugli scaffali, riempiamo di confezioni di latte, zucchero, farina, olio, pasta, riso, scatolame e altro e talvolta anche tavolette di cioccolato, se la famiglia ha bambini piccoli – ha precisato Nela Pujić –. Non ci vedrete soltanto nei vani dello Spaccio, in quanto prestiamo la nostra opera di volontariato anche dinanzi ai supermercati dove si svolgono le raccolte di generi di prima necessità. Purtroppo, negli ultimi anni molti di questi centri commerciali ci hanno vietato la raccolta davanti alle loro strutture, ma questo non ci ha demoralizzati e noi andiamo avanti per la nostra strada”.

Gesti che scaldano il cuore
Nel corso degli anni, tantissimi acquirenti hanno imparato a riconoscere i volontari dalle distinguibilissime magliette arancioni con il logo dell’organizzazione raffigurante due mani che porgono il pane, per cui spesso dopo avere effettuato i loro acquisti, regalano per le necessità dello Spaccio uno o più prodotti di largo consumo. “Questi piccoli ma importanti gesti scaldano il cuore – ha proseguito Verunica – perché ci garantiscono di arricchire i nostri pacchi da distribuire”.

L’ormai distinguibile maglietta arancione con sopra il logo dello Spaccio.
Foto: GORAN KOVACIC/PIXSELL

I volontari fanno spesso visita ai fruitori malati e anziani, portando il necessario per il loro sostentamento. “Grazie all’interessamento dell’Arcidiocesi, ora siamo in possesso di un’automobile per le necessità di spostamento e così è molto più facile arrivare ai nostri fruitori che hanno bisogno, oltre ai soli generi alimentari, anche di una parola di conforto e solidarietà”.
L’operato dei volontari dello Spaccio sociale non si è arrestato nel periodo di pandemia di Covid. “È stato un po’ più difficile con la raccolta, ma grazie ai numerosi benefattori, siamo riusciti a superare tutte le difficoltà. La distribuzione dei pacchi avveniva nel rispetto delle misure antipandemiche e i fruitori non entravano nei vani, ma ritiravano il necessario al di fuori della nostra sede”.
L’operato dello Spaccio è stato riconosciuto su larga scala e nel corso degli anni sono state organizzate numerose azioni umanitarie volte a finanziare l’acquisto di quantità più consistenti di alimenti. “Non possiamo che ringraziare il grande cuore dei fiumani che hanno riconosciuto la nostra missione. Singole persone, aziende, asili e scuole, enti e istituzioni; tutti, nel corso degli anni. hanno organizzato raccolte di generi di prima necessità per rifornirci del necessario”.
Attualmente sono circa 200 le persone che prestare la loro opera di volontariato. “Giovani, adulti, persone anziane, dai diversi credi religiosi o orientamenti politici, sono uniti nella missione di offrire un aiuto concreto ai più bisognosi. Il loro è un unico fine: aiutare chi ne ha bisogno”, ha detto ancora Pujić.

I fruitori, persone di vario profilo
La natura dei fruitori dello Spaccio sociale è molto varia. “ Si va dalle famiglie con più bambini dove solo un genitore lavora – ha illustrato Verunica – ai singoli con introiti insufficienti, spesso vecchi e malati. Negli ultimi anni ci sono pure degli ex marittimi che, purtroppo, non hanno saputo gestire le proprie entrate e ora si ritrovano a essere sull’orlo della povertà. Ci sono anche quelli che provano vergogna a chiedere aiuto, ma in qualche modo, grazie a un passaparola semi pubblico, riusciamo a individuarli e a convincerli a venire a ritirare un pacco. Una categoria a parte è rappresentata dai senzatetto, senza fissa dimora e che si rifiutano di soggiornare nelle strutture cittadine nate per accoglierli. Per loro prepariamo settimanalmente dei pacchetti di scatolame e pane a lunga conservazione”.
Dal 2013, sempre grazie alla municipalità, i volontari fruiscono di un magazzino in Žabica, in cui raccolgono e distribuiscono capi d’abbigliamento e calzature. “Devo precisare – ha spiegato la responsabile – che in questo periodo non raccogliamo indumenti femminili, ma soltanto quelli maschili in quanto le necessità degli uomini superano quelle delle donne”.
La raccolta di generi di prima necessità, purtroppo, dopo tutti questi anni viene effettuata nel modo spoegatoci dalle nostre due interlocutrici, “in quanto la Legge che regola le donazioni non è ancora del tutto chiara e le grandi aziende alimentari non hanno interesse a donare grandi quantità di merce, anche se i prodotti sono prossimi alla data ultima di utilizzo del prodotto riportata sull’etichetta”, hanno spiegato. “Per il momento ci viene donata merce prossima alla scadenza, che dobbiamo consegnare ai nostri fruitori in tempi quanto più brevi. Ma già questo è molto”.

La missione prosegue
La missione dello spaccio sociale proseguirà anche in futuro. “Purtroppo con la pandemia e la crisi economica in corso, tantissime famiglie e singoli sono a rischio di povertà, motivo per cui non abbasseremo la guardia e rimarremo a disposizione di chi ne ha bisogno. La povertà non è una scelta, mentre porgere aiuto lo è”, ha concluso Elida Verunica.
La sede dello Spaccio sociale si trova nel rione di Braida, nell’area del Mercato dove, nella maggioranza dei casi, i volontari sono a disposizione nei giorni lavorativi (ore pomeridiane), mentre il magazzino in Žabica (sotto la volta del palazzo delle Ferrovie) è aperto per la consegna del vestiario ogni mercoledì, dalle ore 17 alle 20.

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