Il portale di Carlo VI

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Il portale di Carlo VI
Il maestoso portale in via Krešimir. Foto: IVOR HRELJANOVIĆ

Passeggiando lungo viale Krešimir, a pochi metri dalla Caserma dei Vigili del fuoco professionisti, fa ancora bella mostra di sé un imponente portale. Trattasi dell’antico ingresso principale al vecchio Lazzaretto fiumano di S. Carlo Borromeo, costruito con due pilastri di pietra incorniciati da volute nell’intonaco del muro laterale. Il complesso venne edificato nel 1722 su iniziativa e con finanziamenti di Carlo VI, al fine di isolare i militari i quali, al tempo della guerra con la Turchia (1716-1718) provenienti dal Regno di Napoli, sbarcavano a Fiume, da dove si iniziava la marcia verso l’entroterra. A tal proposito, lo storico d’arte fiumano, Marijan Bradanović, nel suo scritto “Il lazzaretto fiumano di S.Carlo Borromeo” riporta: “Il lazzaretto venne ubicato tra Mlaca e Potok, a occidente della città, relativamente lontano dagli ancoraggi davanti alla cinta delle mura cittadine e dei bastioni di S. Girolamo, tuttavia l’accesso era protetto da una nuova batteria posizionata davanti al monastero dei Cappuccini. La posizione permetteva di evitare il contatto con la città, con la gente e con le merci che passavano attraverso il lazzaretto che aveva il proprio porticciolo, munito di diga la quale si allungava diagonalmente da nord-est in direzione sud-ovest, con un mutamento di direzione per frangere con successo i colpi di mare”.

Uno spirito nuovo
L’ingresso principale si trovava tra il priorato, recintato da un muro e la lunga costruzione dei magazzini del lazzaretto, orientata perpendicolarmente al mare. “Il portale del vecchio lazzaretto è formato da un’apertura profilata ad arco murato, con blocchi squadrati, alternativamente piatti e incavati a semi luna, simile a una scanalatura poco profonda tagliata da nastri orizzontali e da pilastri laterali sopra i quali le coppie delle volute si modulavano entro la cornice ornamentale al centro, che racchiudeva l’iscrizione del donatore”, scrive Radmila Matejčić in “Come leggere la città”. La stessa recita:

1722

IMP(ERERET) CAES(AR)
CAROLUS VI

A(RCHIDUX)A(USTRIAE) P(IUS) F(ELIX) AUGUSTUS

NE COMMERCIO MARIT(IMO)

SALUS PUB(B)LICA
LAEDERETUR

LUSTRANDIS ADVENIS MERCIBUSQUE

HAS AEDES PUB(B)LICAS

AERE PRIVATO CONDIDIT

A detta di Bradanović, la scritta con precisione mette in luce quella che allora era considerata la spiegazione progressista della funzione del lazzaretto, come “edificio pubblico per la disinfezione dei viaggiatori e delle merci affinché il commercio marittimo non mettesse a repentaglio la salute pubblica”, accentuando il fatto che si trattava di un investimento privato del sovrano, l’imperatore Carlo VI. Originariamente sopra la stessa, stando alla raffigurazione prospettica che si è conservata, c’era l’acroterio a forma di vaso (oggi, al suo posto, vi si trova uno di aspetto piramidale). Questo portale, riporta ancora lo storico, conduceva al cortile operativo per il deposito e la disinfezione delle merci con una serie di entrate nei magazzini, con al centro una forma quadrata, probabilmente una fontana.

Antonio de Verneda
Da quanto riportano Radmila Matejčić (nei volumi “Il barocco in Istria e nel Litorale croato” e “Come leggere la città”) e Giovanni Kobler (in “Memorie per la storia della liburnica città di Fiume”) sembra che il progettista e costruttore del vecchio lazzaretto fiumano sia stato Antonio de Vemeda. Il rinomato storico e avvocato fiumano lo descrive come ingegnere militare, appartenente a una famiglia che dalla Spagna finì in Austria al seguito di Carlo VI, e come fondatore della sua numerosa discendenza fiumana. Così, altresì, si legge in Matejčić: “Il complesso del lazzaretto fiumano riflette la sua formazione presso un’Università dell’Europa centrale, dalla quale ha portato a Fiume uno spirito architettonico completamente nuovo. Lo notiamo dall’applicazione delle linee dolci ed eleganti, da una voluta spezzata sul portale e da un frontone allungato sulla facciata. Il portale, degno di una fondazione imperiale, si presenta quale grande arco, composto da riquadri alternati, frastagliati e sporgenti. I blocchi incassati sono concavi e il bordo del portale ricorda un solco poco profondo, tagliato da fasce orizzontali. In cima si trova un ornamento piramidale. Con l’installazione di una facciata mitteleuropea lungo la costa adriatica, l’architetto ha introdotto un linguaggio visivo del tutto innovativo, coerente con lo stile di costruzione in tutti i Paesi austriaci”.

Riqualificazioni
Secondo Bradanović, de Verneda avrebbe partecipato direttamente alla costruzione come organo di controllo, affiancato dall’ingegnere Matthias Anton Weiss e dallo sloveno Carlo Martinuzzi, che lo avrebbero progettato a livello di urbanistica e di grosse infrastrutture. Come già accennato, il complesso è stato edificato nel 1722 e nel 1816 è stato convertito in magazzino e ospedale militare. Oggi è caserma dei Vigili del fuoco. Dal libro di Kobler si viene anche a sapere che il primo direttore ne fu Marco Antonio de Orebich, sostituito nel 1742 da Nicolò Tomaso Simich e dopo di lui, nel 1773, le fonti riportano il nome del priore Francesco Nicolò de Stemberg.

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