Fiume. Supporto psicosociale per gestire la salute mentale

Nell’ambito della Settimana «Una Fiume di psicologia» presentato il programma «A un passo da...» ideato e realizzato della Casa per adulti di Torretta

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Fiume. Supporto psicosociale per gestire la salute mentale
La Casa per adulti di Torretta. Foto: GORAN ŽIKOVIĆ

È stato intitolato “A un passo da…” (Na korak do…) il progetto riguardante il servizio di supporto psicosociale per i fruitori extraistituzionali della Casa per adulti di Torretta, e presentato ieri nell’ambito della settimana “Una Fiume di psicologia”. A parlarne sono state la direttrice Martina Baiocco e la psicologa Tea Brec Jelača. “Il servizio del supporto psicosociale è un prodotto nato da due nostri progetti finanziati dal Fondo sociale europeo, che si sono conclusi, per cui ora diventa parte integrante della nostra offerta. Questo ha preso il via nel 2018 e la parte che riguarda il supporto psicosociale è stata pensata come un team mobile che lavora sia in gruppo che con i singoli. Abbiamo uno spettro molto vasto per quanto riguarda il metodo di lavoro. Per questo motivo tutto funziona molto bene perché esiste la possibilità di visitare i nostri assistiti a domicilio, oppure nelle varie istituzioni nelle quali si trovano, come ad esempio il CCO. Il servizio è gratuito, il che significa tanto visto che le persone con disturbi mentali spesso non hanno un lavoro né uno stipendio con il quale pagare uno psicologo. Siamo soddisfatti di come siano andate le cose in questi anni e grazie al progetto abbiamo potuto creare anche dei team lavorativi con tutta una serie di collaboratori esperti nel campo. In questo modo abbiamo migliorato l’offerta rispetto allo standard nazionale previsto”, spiega Martina Baiocco.

I fruitori sono gli assistiti della Casa oppure possono essere persone che non hanno alcun contatto con le varie istituzioni?
“Il servizio è dedicato a chiunque abbia dei disturbi, oppure ai loro familiari. È un aiuto molto importante anche per i familiari i quali hanno bisogno di un supporto e di aiuto su come gestire la situazione”.
Sono tanti i servizi offerti al momento, come spiegato da Tea Brec Jelača. “Gli aiuti sono di vario tipo, dipende dai bisogni delle persone. Vogliamo sottolineare l’aiuto psicosociale, visto che ci sono tre psicologhe ad offrirlo, e quindi abbiamo la possibilità di lavorare sia in gruppo che individualmente. Se ci sono persone che hanno paura di uscire di casa, o hanno dei problemi più gravi, possiamo visitarle a domicilio. I diretti interessati reagiscono molto bene a questo aiuto perché si tratta per lo più di persone sole, che non hanno dei contatti con il mondo al di fuori delle quattro mura domestiche e che non vedono l’ora di potere parlare con qualcuno. Quelli che vivono con la famiglia spesso possono rappresentare un peso e quindi la comunicazione in casa non è sempre positiva. Ci sono litigi, tensioni e quindi il poter parlare con qualcuno che li capisce risulta molto catartico. Inoltre, lavorando in gruppo, nel soggiorno diurno, capiscono che non sono i soli ad avere dei problemi, si supportano a vicenda, fanno amicizia. Abbiamo oltre 80 fruitori del servizio che hanno un minimo di 18 anni. Alcuni vivono da noi o nelle comunità abitative, altri invece a casa propria”, ha detto Tea Brec Jelača.

In che modo vengono informate le persone dell’esistenza di questo servizio?
“Cerchiamo di comunicare con il Centro per la previdenza sociale, con il CCO e di diffondere la notizia. Le persone sono comunque molto soddisfatte. Ora abbiamo anche l’arteterapia dove vengono organizzati laboratori musicali o di pittura, il fitness mentale, il gruppo di cucina, il gruppo ‘hearing voices’, che include persone che sentono voci, hanno delle visioni o altre esperienze particolari e che si supportano a vicenda. L’importante è sapere che non ci sono solo i contatti diretti con lo psicologo dove si parla e basta. L’interessato può curare i propri problemi anche attraverso l’arte o la cucina. Infatti, abbiamo anche stampato un libro di ricette nate proprio durante i nostri incontri. Tutte queste attività hanno fatto sì che il periodo di ricovero in ospedale venga ridotto al minimo. Infatti, prima gli assistiti trascorrevano un periodo nel CCO, poi, appena si sentivano meglio ritornavano a casa o rientravano nel nostro istituto e dopo un breve periodo ricadevano nella routine e avevano nuovamente bisogno dell’aiuto medico. Ora invece si impegnano nei laboratori, si rendono utili e di conseguenza hanno un miglior parere di sé stessi, si sentono meglio in compagnia, motivo per il quale richiedono il ricovero sempre meno. Arrivano a capire che avere dei giorni ‘neri’ è normale, basta rimettersi in piedi. Ci sono esempi dove le persone non hanno avuto più bisogno del medico. Sono cambiamenti molto importanti”, ha concluso Tea Brec Jelača.
Tra qualche settimana i fruitori del servizio verranno impiegati in alcune ditte, come affermato dalla direttrice. “Un anno e mezzo fa abbiamo firmato un contratto con l’hospice dove i nostri fruitori lavorano 7 giorni come portinai dalle 13 alle 17. Sono seri e amano lavorare, d’altra parte l’hospice ha risolto il problema dei portinai. Ora avremo una collaborazione anche con il CCO e l’hotel Hilton, dove lavoreranno, ad esempio, come giardinieri ausiliari nell’albergo. Questo fa parte del nostro nuovo progetto con l’associazione Vida che segue il modello norvegese ‘IPSilon’ grazie al quale tutte le persone possono lavorare a seconda alle loro possibilità fisiche e mentali, anche magari inventando un posto di lavoro per loro”, ha concluso Martina Baiocco.

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