ECCELLENZE Elvio Baccarini, filosofo gentile e raffinato

Ex allievo della SEI Belvedere e della SMSI, oggi stimato ricercatore e professore del Dipartimento di Filosofia dell’Università di Fiume

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ECCELLENZE Elvio Baccarini, filosofo gentile e raffinato
Il prof. Elvio Baccarini nel Dipartimento di filosofia. Foto: ŽELJKO JERNEIĆ

La prima cosa che colpisce di Elvio Baccarini, oltre alla verità del suo sorriso e all’innata simpatia, è il pensiero raffinato e gentile. Filosofo, ricercatore, autore di molti libri, professore ordinario nel Dipartimento di Filosofia dell’Università di Fiume, di cui è stato già preside, nel 2008 è stato insignito del Premio Città di Fiume. Ex allievo della SEI “Belvedere” e della SMSI, ha condiviso generosamente con noi pezzi del suo importante percorso professionale e di vita, raccontandoci le scelte, la passione per la filosofia, alcune esperienze lavorative, i progetti. Tra le reminiscenze più care, ci ha confidato, vi è la professoressa Maria Illiassich, rilevando che “ha contribuito tantissimo alla mia formazione liceale e, nonostante tanti docenti eccellenti, è sempre stata, e lo è ancora, il mio ideale. Un altro affettuoso ricordo è la mia classe, veramente stupenda, costituita da tante persone diverse, ognuna di per sé molto interessante e il bellissimo legame tra di noi”.

Come mai ha scelto la filosofia quale percorso universitario e, in seguito, professionale?
“È stata una purissima coincidenza. A conclusione del Liceo, con una mia amica, pianificavamo di andare a Trieste, per intraprendere gli studi di Lingua e letteratura italiana. Siccome all’epoca, appena finite le scuole medie, si faceva il servizio militare, è toccato a lei risolvere tutta la documentazione relativa all’iscrizione all’Università. Arrivata lì mi scrisse che, per fare Letteratura, era richiesta una conoscenza del latino molto elevata, che non avevamo, per cui ci ha iscritti a Filosofia. Devo dire che sia l’ambiente che i contenuti mi hanno subito affascinato”.

Non le è mai dispiaciuto avere effettuato questa scelta?
“No, in quanto la filosofia mi è piaciuta immensamente. È rimasta la passione per la letteratura, ma purtroppo, a parte i periodi quando sono a casa con un’influenza, dovendo leggere tanto per questioni di lavoro, non ho il tempo di farlo per diletto. Vi sono molti autori che amo: tra i classici italiani decisamente Svevo, tra quelli stranieri Dostojevski e, in assoluto, Shakespeare. In tale senso, nell’ambito del corso di laurea di Arte teatrale, nel Dipartimento di Filosofia di Fiume, ho anche insegnato un po’ di filosofia relativa a quest’autore ed è stata una grandissima esperienza”.

In seguito la filosofia è diventata un suo modus vivendi?
“Direi che non è diventata un modo di vivere, ma è una componente importantissima del mio essere, in primis perché occupandomene ho la possibilità di abbracciare tante altre dimensioni connesse con vari aspetti della vita. In tale senso, il campo in cui agisco riguarda tematiche inerenti alla giustizia sociale, alla democrazia, alla libertà e ai diritti individuali, alla bioetica, a molta filosofia morale nella dimensione delle tematiche mediche e, negli ultimi anni, soprattutto della psichiatria. Inoltre, si conoscono un sacco di persone interessantissime, tra le quali ho fatto svariate amicizie, che sono diventate parte delle mie frequentazioni personali. Grazie a questa professione ho viaggiato molto. Ho avuto modo di venire ospitato una volta presso l’Università di Oxford, a Reykjavik, a Barcellona, a Berlino, ad Amsterdam, nel nord-ovest dell’Italia, ma non solo e ho avuto altresì la possibilità di invitarne tante presso il nostro Dipartimento”.

Quale esperienza le è rimasta nel cuore in modo particolare?
“Quella tedesca, che è stata la più lunga e iterata. Sono stato per una settimana ospite dell’Università di Potsdam, due settimane dell’Università di Dortmund, per un mese a Hannover e per tre mesi a Bochum, nella Ruhr, un’istituzione interessantissima in quanto nuova e che si sta trasformando in un importante centro universitario internazionale. Naturalmente, ho avuto importanti esperienze in Italia presso varie Università e a Reykjavik, dove ci sono colleghi che ho apprezzato molto. L’esperienza rimane indimenticabile in virtù di un viaggio meraviglioso e della magica cornice islandese”.

Le è mai venuto in mente di trasferirsi in qualche altro Paese o città?
“Forse più recentemente, soprattutto per ciò che concerne Milano, della quale mi piace tutto. È il posto al mondo dove di più mi trovo a casa: si percepisce uno spirito fantastico ed è veramente aperta, variegata, ti accoglie e ti permette di mettere in atto idee e creatività. A differenza di alcune città italiane, tipo Firenze, Roma o Bologna, dove anche se si cammina a caso, si finisce in un posto bellissimo, Milano va scoperta: a parte le scontate Piazza Duomo, Galleria e Brera, vi sono tanti posti stupendi. Basti pensare alla zona nuova, che comprende Piazza Gae Aulenti, il Bosco verticale, la Fondazione Prada”.

Fiume, invece, che cosa rappresenta per lei? Come la vive?
“Fiume è la mia città, in cui sono nato e alla quale mi legano tantissimi affetti. Ha molti valori e lo noto soprattutto dalla reazione degli ospiti che vengono a visitarla e che vi trovano aspetti interessanti e tante cose da scoprire. Secondo la mia impressione, però, avrebbe bisogno di un nuovo rilancio in tutti i sensi e, in tale contesto, credo che l’Università di Fiume stia dando un contributo significativo: stiamo facendo circolare parecchie persone, le quali vengono, ci stimolano e ci aiutano a cogliere cose che, magari, dovremmo vedere da soli. Il capoluogo quarnerino, infatti, vanta un’architettura interessante, che in certi casi andrebbe mantenuta meglio, come pure l’offerta della vita serale e gastronomica, che ha sicuramente degli spazi per poter migliorare, anche puntando maggiormente su cibi che, di per sé, non sono costosi, come ad esempio il nostro pesce azzurro con il quale, negli ambienti giusti, si potrebbero fare tante cose gastronomicamente interessanti. Ovviamente, nella sua storia, Fiume ha avuto alti e bassi, per cui ho fiducia in una sua imminente ripresa”.

Ha effettuato un’esperienza presso la Città di Fiume in qualità di vicepresidente del Consiglio cittadino, come pure altre che fuoriescono dal suo abituale campo d’azione. Che cosa ci può dire a riguardo?
“Ormai è da un periodo abbastanza lungo che non faccio attività pubblica, in quanto volevo portare al massimo quella relativa alla dimensione professionale. Ora che nel campo di ricerca del quale mi occupo si è formato un gruppo di colleghe e colleghi più giovani, che funzionano benissimo, in un’atmosfera e con le motivazioni giuste, mi farebbe piacere riprendere con la stessa. Penso che farla sia importante dato che, anche secondo un insegnamento della filosofia antica, se non ti impegni non hai neanche diritto di lamentarti”.

Prima ha nominato il suo giovane gruppo di lavoro. A suo parere vi è interesse per operare nel campo della filosofia?
“Certo. Al momento collaboriamo con persone che si sono formate attorno a noi, anche se ce ne sono parecchie straniere che vengono per alcuni periodi di soggiorno relativi allo studio, che possono essere di qualche settimana o addirittura di qualche mese. Ad esempio, recentemente, nell’ambito della Scuola estiva, che organizziamo a livello di dottorandi e postdottorandi sotto forma di piccoli convegni scientifici, sono arrivati colleghi dall’Italia per una conferenza dedicata alla grandissima professoressa di filosofia politica Anna Elisabetta Galeotti. Sempre nel succitato ambito, abbiamo avuto anche due workshop, rispettivamente su un’intersezione tra politica e psichiatria con colleghi da Belgio, Germania, Grecia, Italia e Inghilterra, e un altro dedicato al professor canadese Daniel Weinstock”.

Nei suoi libri, tra gli altri, tratta pure il concetto di libertà. Che cos’è per lei?
“Come definizione la stessa è l’idea inerente alla possibilità di ogni persona di vivere in conformità ai propri valori, dove i limiti sono il rispetto dei diritti e l’uguaglianza delle altre persone. Esiste, però, anche un confine dell’ammissibilità del variare dei valori. In tale senso, trovo inaccettabile presentare alcune forme di vita come legittime specificità culturali, ad esempio, dove si discriminano le donne oppure dove ai bambini e ai giovani non si offre l’opportunità di crescere, svilupparsi professionalmente e intellettualmente, affermarsi”.

C’è qualcosa, a livello di iniziative o progetti, che le piacerebbe fare o introdurre nel Dipartimento?
“In virtù del nostro networking stiamo già facendo parecchie cose interessanti, anche se mi piacerebbe crescesse la passione per la mobilità, per gli scambi, nel senso delle persone che vanno all’estero per fare nuove esperienze il che, per quanto mi riguarda, mi ha insegnato molto. Se ci fosse una circolazione reale non dovremmo avere alcun tipo di timore. Inoltre, mi piacerebbe che le studentesse e gli studenti, prima delle lezioni, leggessero i materiali delle stesse, un’abitudine che ho conosciuto in Germania, dove diventa tutto molto più semplice. Un’altra idea interessante, non nel contesto del Dipartimento dove lavoro, sarebbe incontrare le allieve e gli allievi del nostro Liceo e parlare di temi d’attualità relativi ai cambiamenti climatici, alle integrazioni, alle mobilità le quali, nella mentalità dei giovani, dovrebbero venir percepite come una possibilità e non come un rischio. Sul piano personale, invece, ho in mente due progetti: un libro introduttivo di Filosofia della letteratura e un altro, più ampio, sull’intersezione tra politica e psichiatria”.

Ci dice qualche suo hobby?
“Mi piace tantissimo passeggiare, il cinema, il teatro, il calcio (naturalmente da tifoso) e la gastronomia. In tale contesto ho sviluppato molto la passione del cucinare, organizzare feste per amiche e amici e farlo per loro. Nello specifico mi sono specializzato nel polpo alla Luciana, nel tonno alla messinese, negli gnocchi alla sorrentina e nelle penne alla Norcina”.

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