Daniela Torjan. Dalla terra con amore

A colloquio con la giardiniera e creativa che da domani terrà una serie di laboratori didattico-creativi presso la CI

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Daniela Torjan. Dalla terra con amore
Daniela con la sua pianta del peperoncino. Foto: ŽELJKO JERNEIĆ

Coltivare l’amore per la terra e per le azioni antiche, prendersi cura dell’orto e delle piante significa amare l’ambiente, il prossimo, se stessi e ritornare alla natura. Riportarla fra il cemento, introducendo angoli verdi nella giungla cittadina, ci fa tornare a credere che tutto si possa ancora fare, ricostruire, cambiare. Sì, perché il giardinaggio, anche se costituito principalmente da attività fisiche, si configura come un’esperienza emotiva, estetica e psicologica, non di rado terapeutica. Ne sa qualcosa la fiumana Daniela Torjan, giardiniera e creativa, titolare di un’attività didattica dal nome curioso e accattivante – “VRRR”, dietro al quale si cela il messaggio: fai giardinaggio, ricicla, cresci, gioisci (Vrtlari, recikliraj, rasti, raduj se!). Nell’ambito della stessa si occupa di un bellissimo orto urbano sito nel rione di Belvedere, nel quale ha piantato un’ampia varietà di fiori, cespugli, frutta e verdura, come pure una miriade di piante da spezie e da tè, medicinali e aromatiche. Da una decina di anni a questa parte, anche in seno al programma sociale “Il mio posto sotto il sole”, per il quale tiene una serie di laboratori didattico-creativi per bambini in qualità di volontaria, il suo ‘lavoro’ è volto alla formazione e all’educazione relative al giardinaggio, atte ad avvicinare i pargoli alla natura. In tale contesto, a partire da domani, presso gli spazi di Palazzo Modello, Daniela ne proporrà alcuni anche agli allievi delle terze classi delle SEI “Gelsi”, “Dolac”, “San Nicolò” e “Belvedere”, intitolati “Facciamoci i cavoli nostri!”, in cui li coinvolgerà in una serie di interessanti attività. L’abbiamo incontrata per farci due chiacchiere e conoscerla meglio, curiosando innanzitutto sulla scelta del bizzarro nome della ditta. A tale proposito ci ha spiegato di avere preso ispirazione dalla nota trasmissione radiofonica “Tonkica Palonkica Frrr” del mitico Mladen Kušec, specificando che, pensando alle attività di cui si sarebbe occupata, l’acronimo “VRRR” le è venuto del tutto spontaneo e che, in effetti, contiene il senso di tutto.

Da dove nasce il suo amore viscerale nei confronti della natura e del contatto con la terra?
“Alle soglie dei sessant’anni, un anno prima della pensione, ho sostituito il grigiore sicuro dell’ufficio della “Jadrolinija”, dove facevo la segretaria, con un’avventura creativa e verde. In effetti, e ne fui convinta per anni, il lavoro mi piaceva, lo spazio in cui mi aggiravo era bello, il palazzo in cui quotidianamente entravo meraviglioso e l’atmosfera gradevole. Con l’andare del tempo, però, sono cambiata dentro: ho letto, studiato, ho fatto volontariato in seno al programma sociale “Il mio posto sotto il sole”, tenendo prevalentemente laboratori didattici di giardinaggio per i bambini, sono cresciuta. Mi sono letteralmente innamorata di questi due mondi e da lì è partito tutto”.

In che cosa consistono i laboratori?
“L’attenzione è rivolta soprattutto al giardinaggio urbano e alla salvaguardia del pianeta grazie al riciclo di imballaggi e al recupero di vari altri tipi di materiali di scarto, i quali in mani creative possono ricevere una nuova vita”.

Com’è nata l’idea dell’orto urbano?
“Nel periodo in cui si erano prepotentemente intrufolati in me l’amore per il giardinaggio e quello per l’insegnamento dello stesso ai bambini stavo comprando casa nel rione di Belvedere. Quando mi resi conto che quella scelta aveva a disposizione anche un pezzo di terra coltivabile di proprietà della Città, non ebbi dubbi e l’acquistai. Lo presi in affitto e mi rimboccai le maniche. Purtroppo, come molti appezzamenti, non era in un ottimo stato ma, col tempo e con tanto entusiasmo, lo feci diventare un piacevole angolo di pace e serenità. Unire le due passioni fu una cosa naturale e, in tale senso, l’esperienza acquisita presso la suddetta associazione fu fondamentale”.

Immagino che durante i laboratori didattici i bimbi, oltreché imparare, si divertano un mondo?
“Assolutamente. Attraverso il giardinaggio i bambini coinvolgono tutti i loro sensi e apprendono importanti lezioni di vita. Osservando il ciclo della crescita delle piante e comprendendo da dove hanno origine gli alimenti, sviluppano una maggiore consapevolezza dell’ambiente e delle proprie capacità. Inoltre, fare orticoltura favorisce la coordinazione oculo-manuale e migliora la forza e la condizione fisica attraverso attività come il sollevamento, l’innaffiare e lo scavare, migliorando simultaneamente le competenze relative alla scrittura e alle abilità manuali. Il giardinaggio promuove valori quali la responsabilità, la gentilezza e la pazienza, nonché incoraggia la collaborazione e la comunicazione tra i bambini, il che lo rende un’attività sociale ed educativa. Tra l’altro, promuovendo lo scarto quale risorsa per il riutilizzo, s’incoraggiano la creatività, la curiosità, il rispetto e la consapevolezza ambientale tra i frugoletti, come pure l’importanza della sostenibilità e si preparano i bambini a diventare futuri cittadini responsabili. Il Dalai Lama diceva ‘Dona a chi ami ali per volare, radici per tornare, e motivi per restare’ e non c’è miglior cosa di un orto per farlo. Occupandosene s’incominciano a guardare con altri occhi e a vivere da un’altra prospettiva la terra, il pianeta, se stessi”.

Durante i vostri incontri li avvicini anche al mondo degli insetti?
“Certo. Nell’orto ho un ‘albergo’ per le api, nello specifico per le legnaiole, il cui corpo è grande circa tre centimetri, nero e peloso. Dato che non hanno il pungiglione, al fine di non farsi toccare, fanno un grande baccano. Sono nozioni spesso non conosciute nemmeno dai genitori dei bimbi, per cui creando queste oasi all’interno della città, la si aiuta a crescere in tutti i sensi”.

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