ANGOLI CITTADINI Villa Finderle. Un abile gioco di luci e asimmetrie

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ANGOLI CITTADINI Villa Finderle. Un abile gioco di luci e asimmetrie
Villa Finderle oggi. Foto: ŽELJKO JERNEIĆ

Passeggiando sul lungomare di Costabella, tra i tanti graziosi villini più o meno nascosti dalla scompigliata vegetazione, torreggia per eleganza e stile Villa Finderle. Il palazzo, ubicato in via Abbazia, venne realizzato sul finire degli anni ‘30 del secolo scorso dall’architetto Enea Perugini, delle cui opere abbiamo ampliamente scritto in molti appuntamenti precedenti (vedi Casa Superina, il Circolo rionale Borgomarina, il Mercato coperto in Belvedere, la Casa Perugini, il palazzo della Raffineria di oli minerali). Lo stesso, commissionato dal medico Vittorio Finderle, fu il suo primo vero progetto inerente a una villa (che si differenziava dai villini innanzitutto per grandezza e per il lotto su cui fu costruito) e, grazie all’adozione di un originalissimo equilibrio asimmetrico, segnò il suo ingresso dalla porta principale nel campo dell’architettura moderna. L’immobile, edificato in due fasi, sorge su una particella allungata sita tra la strada diretta ad Abbazia e il mare. Inizialmente venne costruita la cantina nel seminterrato e parte dell’alloggio con l’atrio d’ingresso al pianoterra, ma il certificato di agibilità fu rilasciato appena nell’ottobre del 1939, in seguito all’innalzamento del primo piano, quando l’abitazione assunse la sua forma definitiva, mantenuta fino a oggi.

Volumi frammentati
Come accennato, a confronto con le case residenziali edificate fino ad allora e nonostante la presenza dell’inevitabile conciliazione simmetrica sulla facciata settentrionale, determinata dalla posizione della carreggiata, Villa Finderle si avvale di una significativa frammentazione dei volumi. Nel poco profondo avancorpo centrale del pianoterra sul retro si trovano tre ampie finestre, mentre al primo piano l’apertura di mezzo è sostituita da una loggia rientrante verso l’abitazione, elemento inconsueto del repertorio di Perugini, il quale, però, non turba la staticità ottenuta. Al contrario, il prospetto rivolto a sud, con la divisione dei volumi raggiunta mediante gradazione, ha rappresentato all’epoca qualcosa di completamente nuovo. In tale contesto, da quanto riportato nello scritto “Enea Perugini, Giulio Duimich e Yvone Clerici nell’architettura tra le due guerre” di Jasna Rotim Malvić, leggiamo che le stanze più spaziose del pianterreno e del primo piano sono collocate nella parte sporgente della facciata, mentre ogni ambiente successivo è più incavato rispetto al precedente. In conformità con tale dispisizione, il frontespizio meridionale diventa parte di quello orientale, laddove questa composizione costituita da diversi piani viene a chiudersi in modo semicircolare, come da un doppio anello, dalle lunghe ed eleganti terrazze che uniscono i due lati in un unicum. Esse poggiano su snelle colonne e donano al palazzo, che malgrado la complessità dei volumi trasmette un’impressione di rigidità, quella leggerezza ed elasticità che mancavano in tutte le opere precedenti di Perugini.

Libertà e funzionalità
Per la distribuzione degli interni il rinomato architetto si è avvalso del concetto di funzionalità, ai tempi molto in voga. A tale proposito, la succitata autrice spiega che la villa è caratterizzata da tre insiemi: quello costituito dall’atrio d’ingresso e dalla scalinata, quello formato dalla cucina, dallo stanzino e dai vani ausiliari situati da un lato del lungo corridoio (alla fine del quale è ubicata una stanza isolata) e da un terzo composto dalla sala da pranzo collegata con il grande salone affacciato sul mare. Al primo piano, invece, i complessi sono distribuiti diversamente. La porta vetrata dell’androne divide e collega verticalmente gli ambienti per scopo d’uso: dapprima l’ingresso con le scale, poi una stanza, il guardaroba, l’ampia anticamera e la loggia quale segmento centrale. Infine, a comporre la parte più privata dell’alloggio, ci sono, nuovamente divise da una porta di vetro, le camere da letto, il bagno e un piccolo balcone. In armonia con lo spirito dell’architettura moderna, tendente a concepire il concetto di spazio in modo sempre più libero e aperto, adottando interessanti e originali soluzioni progettuali, Enea Perugini ha realizzato una villa diversa rispetto al resto della sua edilizia residenziale. In tale senso è da rilevare la modalità di progettazione della scalinata, riscontrabile anche in altri edifici, staccata dal corpo dell’abitazione e, per ciò che concerne Villa Finderle, collocata nello spazio angolare smussato a nord-est. Un altro accorgimento tipicamente “peruginiano” sono le grandi e riconoscibili finestre, attraverso cui gli spazi vengono generosamente inondati di luce. Gli stessi godono di un’ottima comunicazione grazie alle sunnominate terrazze, sistema utilizzato in seguito anche nel disegno del suo villino familiare, il quale rappresenta l’apice dell’architettura abitativa del bravo urbanista di Volosca.

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