ANGOLI CITTADINI Piazza Kobler e le sue tante anime

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ANGOLI CITTADINI Piazza Kobler e le sue tante anime
La piazza come si presenta oggi. Foto: GORAN ŽIKOVIĆ

Sin dall’antichità dell’agorà greca, del foro romano e ancora prima, delle corti dei palazzi cretesi o micenei, la piazza ha mantenuto la sua caratteristica principale di forti concentrazioni culturali e sociali. Essa rappresentava, e in molti luoghi lo è tuttora, prima di ogni altra cosa una scena variopinta della vita collettiva, di passaggio, di riposo. Anche a Fiume era così. Quella che conosciamo quale piazza Giovanni Kobler (così chiamata in onore del rinomato storico fiumano) e che oggi si presenta quale uno spiazzo bizzarro, su cui si affacciano edifici dagli stili più vari, realizzati nei diversi secoli, è una delle più antiche del centro. Nel Medioevo vi erano siti i palazzi più importanti (il Municipio, la chiesa, il convento di clausura, il castello patrizio), vi si leggevano le delibere comunali e vi si svolgevano i processi. In tale contesto, nello scritto “Come leggere la città” della storica dell’arte Radmila Matejčić si legge che, in considerazione del fatto che per secoli Fiume era ubicata nell’area tra il Castello e il vallo romano, dal porto in Fiumara fino al convento degli Agostiniani, ben riparata e circondata da mura oltre le quali non era consentito costruire nulla, tra il Palazzo municipale e la Torre civica era rimasto relativamente poco spazio per una piazza pubblica. Nonostante ciò, considerate le condizioni dell’epoca, era vissuta come tale e rappresentava in tutto e per tutto il cuore pulsante del capoluogo quarnerino. Purtroppo, durante il Secondo conflitto mondiale fu abbattuto quasi tutto il suo lato occidentale e, di conseguenza, vi scomparve l’armonia architettonica raggiunta nel corso di secoli di ininterrotta edificazione. L’odierna piazza Kobler venne ampliata di un intero isolato e lo spiazzo dell’antico mercato, quale elemento dinamico della vocazione sociale, può oggidì essere evocato soltanto attraverso le grafiche e i dipinti di Romolo Venucci o le vecchie cartoline e/o fotografie.

Un borgo ben organizzato
Come già accennato, il suddetto spazio, successivamente chiamato piazza delle Erbe, si avvaleva della Borsa, del mercato, di alcuni negozietti, vi si svolgevano tutti gli scambi di natura commerciale e rappresentava il vero e proprio fulcro della città. A detta dell’autrice, molte ordinanze storiche, prima di essere presentate al Consiglio cittadino, venivano discusse lì, nonché quando i mercanti e i marittimi accordavano qualche affare, partivano dalla stessa in cerca di un notaio, per metterlo su carta e suggellarlo. Inoltre, davanti al “Palazzo comunale fiumano” (edificio oggidì sito sul lato nord di piazza Kobler), un messaggero comunicava dalla scalinata ai concittadini (a voce alta) sulle compravendite dei terreni avvenute e altre informazioni. Lo riporta anche Vittorio Sablich nello scritto “Il distretto fiumano nel secolo XVI” spiegando che “piccola era la città e quindi rari dovevano essere i casi di rivendicazione, tanto più che gli affari si concludevano in strada. La odierna piazza delle Erbe era la borsa aperta a tutti gli affari: quivi pulsava la vita pubblica fiumana; da qui traevano origine gli affari più importanti e tutte le questioni discusse poi al consiglio. Conchiuso l’ affare a voce, si cercava il cancelliere e, trovatolo, nella prima bottega, sul primo banco o pozzo o su qualsiasi oggetto, adatto a far da tavolino allo scrivano, si stendeva l’ atto di compera, di vendita, di donazione o di pignoramento. Ecco come il 26 aprile 1572 nella bottega di Giacomo Cauninello, presenti i testimoni Traiano da Bitonto, Girolamo de Onofri e Alvise Carminello, cittadini fiumani, “Matio del quondam Martin pescador” abitante a Fiume dona a sua madre, passata a seconde nozze con Francesco di Sebenico, una sua vigna posta “in contrà de Cirqueniza”.
“La notte, in cima alla piazza, le sentinelle notturne facevano la guardia davanti al Palazzo municipale per poter intervenire in caso di incendio”, scrive ancora Matejčić, aggiungendo che “Ogni giorno, anche la domenica, le donne fiumane rifornivano la città con il latte, le verdure, il pollame e i legumi (da qui il nome piazza delle Erbe). Il Comune si occupava del mantenimento dell’ igiene della stessa, che veniva spazzata dagli addetti alle pulizie, mentre i cittadini dovevano portare ogni mattina la spazzatura e le deiezioni in una discarica collocata fuori città, oppure gettarle in mare, in un luogo apposito. In generale la pulizia della città era affidata a un centurione e il rappresentante comunale aveva l’obbligo di preoccuparsi affinché la loggia cittadina (sita in loco dell’attuale fontana) e la piazza fino alla Porta vecchia venissero accuratamente pulite ogni sabato”. Ne dà voce anche Silvino Gigante negli “Appunti sulle condizioni igieniche e sanitarie della Fiume d’altri tempi” scrivendo che “la Piazza devon nettare li Fachini e le Fachine col aggiuto delli Sbiri, come anche il rivendo che lo Stradone nel Borgo, con qto però che quei abbitanti intorno debbono scappare avanti di se. Alli quali Fachini, e Sbiri non vien pagato nulla essendo tenuti gratis”.

Tipica atmosfera da mercato
L’importanza della piazza quale nucleo principale della città fu particolarmente accentuata nel 1719, con la proclamazione del Porto franco di Fiume. In tale contesto, la storica dell’arte spiega che vi si trasferirono una miriade di artigiani, medici, farmacisti, titolari di bar e che tutti quegli stranieri, italiani, svizzeri e friulani, cercarono di concentrare le loro attività in centro città. Così, nel 1778, lo spazio vantava tre farmacie, un caffè e numerosi negozi. Solo all’inizio del XIX secolo, quando la vita commerciale e imprenditoriale si estesero in periferia, ossia in quello che oggi è il Corso, perse la sua importanza in qualità di fulcro cittadino. A seguire, nella seconda metà del secolo, nonostante su ogni edificio fosse stato rialzato un piano, non venne intaccata la meravigliosa armonia delle dimensioni relative alla piazza con i rapporti reciproci tra gli stabili. Come segnalato in precedenza, anche Radmila Matejčić riferisce che “durante il Secondo conflitto mondiale le bombe distrussero la facciata occidentale della piazza, mentre quella orientale rimase intatta e negli anni ‘80 del XX secolo fu completamente restaurata e risistemata con cura e passione dall’architetto Igor Emili. Egli si prodigò ad adattare l’autentico patrimonio architettonico del centro storico alle nuove condizioni di vita, riuscendo a collegarlo e accostarlo coerentemente all’architettura contemporanea, donando a piazza Kobler un nuovo equilibrio. La sua rivitalizzazione iniziò negli anni ‘70 con l’edificazione dei grandi magazzini Varteks e poco tempo dopo del palazzo della Jadroagent”. Nel 1974 al centro dello spiazzo venne sistemata la moderna fontana progettata dal succitato ingegnere, simbolo dell’antica industria cartiera. Ma questa è un’altra storia.

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