Pirano. Dalla via Carlo Combi a Campo del Salario

Nel centro storico affisse altre cinque tabelle che si richiamano agli odonimi passati

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Pirano. Dalla via Carlo Combi a Campo del Salario
Affisse 5 nuove targhe con i toponimi storici. Foto: Mariella Mehle

Il centro storico cittadino procede con il recupero della memoria storica espressa attraverso gli odonimi. Ieri, infatti, sono state aggiunte altre 5 targhe a quelle già affisse anni fa, gesto che conferma l’impegno della Comunità italiana e la sensibilità in merito da parte del Comune. Il primo passo per il ripristino degli antichi nomi delle vie piranesi ebbe luogo nel 2006, dopo una lunga battaglia della CAN a livello comunale, con la collocazione di dieci targhe che sono andate ad affiancare le denominazioni attuali. I primi toponimi affissi furono Carrara Grande, Erta del Duomo,piazza Portadomo, piazzetta S. Rocco, via Caldana, via Mogoron, via della Punta, Riva del Ponte, via del Molo e Campo della Salute. Il secondo tentativo avvenuto nel 2013 non ha avuto i frutti sperati e soltanto nel 2015 la CAN ripresentò la proposta che andò a buon fine e alla collocazione di altre dieci tabelle con gli odonimi di Erta del Paradiso, via delle Fontanelle, Calle del Mandracchio, piazzale Pietro Kandler (già Tribio), Campo del Salario, Calle Vincenzo de Castro, Largo della Creta, via Chioggia, via Venezia, via della Creta. Ora si sono aggiunte le targhe per via Carlo Combi in via Ferdo Bidovec, Largo Pozzo Longo in via Alma Vivoda, Campo del Salario in piazza Valentin Vodnik, Largo della Creta in piazza Alojz Gradnik e Erta Mogoron in via Igo Gruden. Si tratta di nomi carichi di significato in quanto esprimono informazioni preziose, non sempre individuabili nei documenti e rispolverano la memoria cittadina. “Il prossimo passo sarà ripristinare le due tabelle su Casa Tartini, tolte durante i lavori di ristrutturazione. La CAN ha proposto al Comune ancora tanti toponimi che al momento sono in fase di elaborazione e studio delle possibilità di affissione, come pure per i nomi degli abitati di Santa Lucia e San Bernardino”, ha rilevato il vicesindaco Christian Poletti. Per quanto riguarda l’iter seguito per la collocazione delle targhe la consigliera della locale Comunità autogestita della nazionalità, Nadia Zigante, ha spiegato che i consiglieri della CAN hanno inviato la proposta alla Commissione per la nazionalità che una volta approvata è passata al Consiglio comunale. “Questa volta siamo stati rapidi e devo ringraziare il Comune perché si è rivelato molto sensibile alle nostre richieste. Sono le ultime di una lunga serie. Ora siamo in attesa di iniziare con i toponimi nella zona di Santa Lucia e Portorose. Con Strugnano non ci siamo riusciti e speriamo che con questo nuovo Consiglio comunale e il nuovo sindaco i nostri desideri vengano ascoltati. Riportare sui muri un po’ di storia, della nostra storia, che dovrebbe diventare la storia di tutti, ci da la sensazione di esser presi in considerazione. Ritengo che la bellezza di Pirano sia proprio la sua ricca storia fatta anche di targhe con nomi antichi, di queste facciate. Bisogna fare ancora molto e prossimamente ci riuniremo come Commissione per la nazionalità di Pirano per parlare di Santa Lucia e di altre problematiche care ai connazionali”, ha concluso la Zigante. L’idea per ristabilire i nomi italiani di un tempo dei vari luoghi cittadini è partita dalla professoressa Daniela Paliaga Janković, esperta conoscitrice della storia di Pirano. “Non è la prima volta che si pongono delle nuove tabelle storiche. È un atto importantissimo per calare nella consapevolezza di tutti i residenti quale era la fisionomia e lo stradario che si è formato durante i secoli, precedenti all’avvento della Jugoslavia, che dopo il ‘54 ha cambiato radicalmente dando una nuova fisionomia al territorio. Si tratta di una battaglia che ho cercato di condurre ancora quando lavoravo ed ero attiva, perché la città di Pirano, senza nulla togliere ai meriti dei partigiani, agli scrittori e ai poeti, era soltanto una brutta copia di una bella località slovena. È un peccato perché le case, le piazze, i vicoli, le androne, i larghi, i campielli, i campi, sono parte della fisionomia della città. Recuperarli restituisce il vero volto alla nostra preziosa cittadina”.

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