Olio d’oliva, qualità sempre più marcata

L’ultimo esempio dall’attestato conferito al produttore istriano Vanja Dujc al concorso parigino

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Olio d’oliva, qualità sempre più marcata

Nella fascia costiera i terreni che vengono adibiti a oliveti sono in costante aumento. Attualmente sono in corso i lavori di potatura, che preparano le piante per l’annata 2021, ma intanto svariati concorsi hanno giudicato i campioni di olio d’oliva della scorsa stagione. Al momento della spremitura diversi agricoltori si erano detti delusi per il basso profitto, altri per la qualità al di sotto della media ma resta il fatto che rinomate giurie straniere hanno valutato i prodotti istriani con punteggi altissimi. All’inizio di marzo, ad esempio, si è tenuto a Parigi il tradizionale concorso “Olio nuovo Days” e nella categoria “Sensorial awards” è stata decretata la vittoria del capodistriano Vanja Dujc, che ha presentato il migliore olio dell’emisfero settentrionale. Nella motivazione la giuria, presieduta da Eric Briffard direttore dell’Accademia “Le Cordon Blue” di Parigi, ha definito il prodotto quale “meraviglioso, complesso, equilibrato e con un retrogusto piccante”. La prestigiosa vittoria non è unicamente un riconoscimento personale ma anche un’eccezionale promozione per tutto il settore nazionale. L’olivicoltore ha alle spalle quarant’anni di esperienza ed oggi, aiutato dal figlio Luka, si prende cura sul colle di Malio alla periferia di Isola, di circa 1.200 piante di età compresa tra gli 8 e i 21 anni su una superficie di poco più di 3 ettari e mezzo. Il suo olio d’oliva è noto a livello internazionale tanto che i 3.000 litri prodotti mediamente all’anno sono esportati principalmente in Austria, Russia e Germania. Dujc attribuisce questo successo a una buona pratica agricola, che include un’adeguata potatura, la salute delle piante, la scelta del momento più propizio della raccolta e infine nell’indicare all’esperto che esegue l’estrazione se si preferisce l‘alta qualità o la quantità. Gli inizi però sono stati tutt’altro che facili e risalgono al 1984, quando deciso a coltivare funghi pleurotus il destino ha voluto che si indirizzasse all’olivicoltura. In quegli anni lavorava come perito informatico alla “Droga” di Portorose con scarsissime nozioni in materia nel campo olivicolo. Dopo che la gelata del 1985 gli distrusse tutte le giovani piante, ha insistito piantandone nuove che per anni non hanno fruttato. Nel 1991 in seguito a una crisi di coscienza, decise di applicarsi più seriamente all’attività e prese in mano il volume “Olivicoltura” di Alessandro Morettini, edizione del 1948. Il suo modesto primo raccolto di 50 litri d’olio arrivò soltanto nel 1993 e ne regalò una bottiglietta a un partner commerciale italiano, estimatore dell’oro giallo, che lodò il prodotto. Un grande passo in avanti nella qualità dell’olio d’oliva venne fatta quando nel 1994, venne stato istituito a Isola il laboratorio dell’Istituto per l’olivicoltura, che educò i produttori locali ad affinare le proprie pratiche. Nel 2000 Dujc si unì al neo-progetto europeo “Oleum Nostrum”, volto alla promozione di questo prodotto, che univa Lazio, Sicilia, la Corsica e l’area istriana e da allora, dal diploma di Gran menzione nel 2004 al Concorso internazionale “Sol d’oro” di Verona, è seguita una lunga sfilza di premi. Tra le varietà di olio che produce da rilevare il blend “Vanja couvée” (volontariamente storpiato), l’olio della bianchera istriana, del leccino, maurino e della meno diffusa itrana. È proprio con quest’ultima che ha stregato la giuria di Parigi, arrivando oltretutto nel suo uliveto per caso. Non conoscendone il nome e avendola portata dalla Dalmazia 25 anni fa, la chiamò semplicemente “dalmata”. Durante una visita di esperti italiani alla piantagione, uno di loro gli rivelò che si trattava dell’itrana, originaria di Itri in provincia di Latina. Del particolare aroma di questa specie se n’erano accorti anche al torchio dove portò il raccolto, siccome offre un fruttato davvero molto intenso, buono all’olfatto e in bocca, con un piccante più marcato del solito e un amaro ben distinguibile. Grazie alla notorietà ottenuta anche in Italia, un suo breve racconto relativo all’Itrana, è incluso nel libro “Olio e olive delle terre pontine” di Paolo Mastrantoni. Dujc ritiene comunque, che tutte le varietà di ulivo hanno il potenziale di spiccare, dipende poi dall’olivicoltore come lo sviluppa. Oggi è pienamente soddisfatto del traguardo raggiunto e dopo che a breve avrà ceduto le redini dell’attività al figlio, si godrà una tranquilla pensione.

L’attestato ottenuto al concorso parigino

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