Leggenda di una voce. Un omaggio a Caruso

A Capodistria apprezzata l’Orchestra «Filarmonia» e i solisti sotto la direzione del Maestro Alfredo Barchi

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Leggenda di una voce. Un omaggio a Caruso

Il “Carro di Tespi” ha fatto tappa lunedì sera a Capodistria, offrendo al pubblico un omaggio al tenore dei tenori, Enrico Caruso. Il concerto-spettacolo organizzato dall’Associazione Società “Filarmonia” di Udine, che dapprima si sarebbe dovuto svolgere in piazza Tito, è stato spostato, invece, nella Sala cerimoniale “San Francesco d’Assisi”. Viste le temperature degli ultimi giorni, che non scendono di molto nemmeno nelle ore serali, la scelta si è rivelata azzeccata non soltanto da un punto di vista acustico. In due ore di spettacolo il Maestro Alfredo Barchi, anche direttore artistico del progetto, ha diretto l’Orchestra Internazionale “Filarmonia” e i tre solisti, il tenore Mario Del Zhang, la soprano Marianna Prizzon e il baritono Walter Franceschini. I musicisti e i solisti vengono selezionati tramite audizioni sotto la direzione artistica del Maestro Barchi. La maggior parte proviene dai Paesi dell’Europa dell’est e centrale, in particolare Bulgaria, Romania, Moldavia e Slovenia. Al progetto di quest’anno partecipano 47 tra musicisti, professori e personale tecnico esperto e altamente qualificato. Il narratore della serata, Umberto Scida, invece, ha svelato al pubblico qualche curiosità sulla vita e i retroscena legati a Enrico Caruso, dagli inizi della sua carriera al presunto difficile rapporto con la sua città natale, Napoli. A lungo si è pensato che al suo debutto al teatro San Carlo, rifiutatosi di salutare “chi contava”, Caruso venne fischiato e perciò non vi si esibì mai più. Una versione che però ha sempre faticato a stare in piedi. Appare poco probabile, infatti, che una voce come quella di Enrico Caruso, possa essere messa in disparte a causa di malelingue. Grazie agli articoli del “Pungolo”, il quotidiano che più degli altri seguiva la vita teatrale della città affiora che “L’Elisir d’amore” di Donizetti, andato in scena nel dicembre del 1901, fu un grande successo. La serata “Enrico Caruso, la leggenda di una voce” si è aperta con “Funiculì funiculà”, pietra miliare della canzone napoletana, dopodiché i solisti si sono susseguiti sul palco per cimentarsi nella difficile prova di mettersi a confronto con i brani interpretati dal grande tenore. Mario Del Zhang si è distinto, tra le altre, in un’aria tratta dall’opera “Pagliacci” di Ruggero Leoncavallo, la famosissima “Vesti la giubba” e “Di quella pira” popolare cabaletta dal “Trovatore” di Giuseppe Verdi. Il tenore ha dato prova di una dizione invidiabile, qualità da non trascurare, visto che la pronuncia è stata il tallone d’Achille di Luciano Pavarotti. Marianna Prizzon ha eseguito anche una delle massime espressioni dei tempi d’oro della canzone napoletana, “‘O paese d’ ‘o sole” di Vincenzo D’Annibale e Libero Bovio, mentre la voce baritonale di Franceschini ha incantato i presenti con canzoni come “Core ‘ngrato” di Riccardo Cordiferro, la prima canzone napoletana di successo proveniente dagli Stati Uniti. Senza “‘O Sole mio” la serata lirica non sarebbe stata completa, visto che l’interpretazione di Caruso rimane tuttora quella più famosa.

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