Caffè e caffetterie. Fiume all’avanguardia

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Caffè e caffetterie. Fiume all’avanguardia
Gli interni del Caffè Grande, gli stessi in cui oggi opera la Biblioteca civica. Foto: Lokalpatrioti

Nel raccontare la ricca miriade di bar e caffetterie che Fiume vantava a fine ‘800, uno dei periodi più prosperi vissuti dalla città, vi avevamo lasciati, l’ultima volta, accennando a una curiosità relativa al giornalista e politico, nonché fondatore del quotidiano Novi list, Frano Supilo e all’altrettanto politico e autonomista fiumano Riccardo Zanella – quest’ultimo spesso criticato da Supilo nel suo giornale –, i quali “si prendevano quotidianamente il caffè, sempre al solito tavolo al Caffè Fiume, noto ritrovo di autonomisti fiumani in piazza Dante (l’odierna piazza della Repubblica, nda), dove ridevano e scherzavano come fossero amici per la pelle”. I caffè dell’epoca, infatti, fungevano non soltanto da punti di ristoro, ma anche e soprattutto da luoghi per dibattiti e scambi di idee a sfondo politico, come fossero dei piccoli circoli politici. Abbondavano, inoltre, di giornali, messi a disposizione della clientela. Supilo, che di giornalismo s’intendeva, a parte nel suddetto Caffè Fiume, amava trascorrere molto del suo tempo negli spazi del Caffè Grande – era il suo preferito –, che all’epoca operava nei vani al pianterreno di Palazzo Modello, in quegli stessi in cui al giorno d’oggi opera la Biblioteca civica (quest’ultima vi rimarrà ancora per poco, in quanto verrà trasferita nella sua costruenda nuova sede nel Quartiere artistico Benčić in Potok, ma questo è un altro discorso). Di questi spazi, all’epoca prestati alla ristorazione, Supilo era cliente abituale e talmente fedele al locale, da meritarsi nel tempo – probabilmente anche alla sua reputazione – un tavolino fisso. Il fatto viene raccontato da Niko Bonetić nel suo testo “In ricordo di Frano Supilo”, dove egli scrive che “neanche nelle ore di punta e di massimo affollamento, nessuno osava sedersi a quel tavolino. Supilo qui era cliente abituale, raramente durante il giorno, ma puntualmente attorno alla mezzanotte, dopo avere effettuato il suo ultimo colloquio telefonico del giorno con Pest (città storica dell’Ungheria, che nel 1873 confluì con Buda e Óbuda a costituire Budapest, nda), visto che si ritrovava a svolgere in gran parte da solo tutte le mansioni redazionali, per cui non si coricava prima delle quattro del mattino. Nelle ore di calma, il tavolino in questione era quasi sempre libero, ma in quelle di punta il caffè si riempiva, tranne che per quel tavolo, che aspettava soltanto lui”. A differenza del Caffè Fiume, dove si discuteva prettamente di politica, nel Grande quest’ultima non aveva voce in capitolo e si parlava di tutt’altri argomenti quali viaggi, popoli, città, Paesi, a volte, come scrive ancora Bonetić “anche di donne e moda. E ascoltar parlare Frano Supilo, era uno spasso. Siccome il lunedì non usciva il Novi list, il giornalista e redattore s’intratteneva nel locale più a lungo, anche perché non era sua abitudine andare a dormire di buon’ora. In queste circostanze non si parlava di politica, ma di tutt’altri temi di cui Supilo era grande conoscitore. Era un oratore dal gusto raffinato e originale, molto spiritoso, che era un piacere ascoltare, per la gioia degli altri avventori”.

Il Caffè Grande. Foto: Lokalpatrioti

Idillio ungherese
Oltre ai suddetti due locali, nel 1896 a Fiume, lungo il tratto che va dalla Fiumara in centro al rione di Costabella, operavano 22 caffetterie, 70 birrerie, 170 osterie, 10 pasticcerie e 7 alberghi. Il dato viene ricordato da Saša Dmitrović nel suo testo “Caffè e caffetterie”, pubblicato nella guida “City Life”. Il fatto, come rileva Massimo Superina nel suo “Stradario di Fiume” è dovuto al progresso repentino della città di quel periodo. Anch’egli si sofferma in un breve capitolo sui numerosi caffè operanti all’epoca. “A fine ‘800 Fiume gode di una notevole crescita urbanistica e demografica – si legge nel volume –, la città e il suo porto crescono e prosperano grazie alle numerose attività industriali e al regime di Porto Franco che favorisce i commerci e lo sviluppo economico: questo periodo, cominciato con l’apertura della linea ferrata nel 1873, negli anni Ottanta e Novanta dell’800 raggiunge il suo apice, momento talmente felice e florido da essere ricordato come l’‘idillio ungherese’. Lo sviluppo della città si vede anche dai tanti locali pubblici allora presenti, ben fotografati dai vari articoli sui quotidiani dell’epoca”.
Di caffè e caffetterie scrive anche il giornale fiumano “La Varietà” del 1887: “Fiume grazie alle cure dell’eccelso governo che la volle fare emporio marittimo cresce a vista di occhio e la sua popolazione s’aumenta tanto che in poche città essa è tanto fitta come da noi. (…) Vista la grande affluenza di forestieri, crediamo utile indicare sì ai forestieri che a coloro che qui da poco tempo sono arrivati, quali locali pubblici che possono venire frequentati da ogni ceto di persone e che forse ad una parte delle stesse non sono noti: faremo una breve rivista dei caffè, alberghi e trattorie migliori principiando dai primi. Il Caffè Grande, situato nel palazzo della Piazza di Risparmio Comunale, è certamente per la sua bellezza artistica e pel lusso col quale è addobbato il primo caffè della città. Esso è fornito di buone bibite a prezzi moderati ed ha una grande quantità di giornali politici, letterari, illustrati ed umanistici. Dopo di lui viene il Caffè Centrale, in piazza Adamich in amenissima posizione in riva al mare. Caffè squisitissimo, bibite senza eccezione, giornali in gran numero. Il Caffè Europa, anche in piazza Adamich, è il caffè più centrale di Fiume. A lui mettono capo tutte le vie, è pure fornito di molti giornali ed anche le sue bibite sono reputate buone. Il Caffè Boukounig ch’è un caffè frequentatissimo trovasi in piazza Ümeny ed è uno dei caffè più vasti della città. Vi sono molti giornali, soneria elettrica, caffè buonissimo, nuove bibite ed anche buona birra”. Insomma, una Fiume d’altri tempi…

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