Unione disunita, rischio rottura totale tra Fiume e Capodistria

Cambiare l'articolo 9 del Regolamento di procedura o la Legge sulle associazioni? Quel che è certo è che non si può continuare così

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Unione disunita, rischio rottura totale tra Fiume e Capodistria
Maurizio Tremul, Nensi Rabar Butorac e Marin Corva. Foto Goran Žiković

“In questo momento la Giunta Esecutiva e il presidente della Giunta (Marin Corva, nda) non hanno alcuna ingerenza sull’Unione Italiana di Capodistria. C’è una collaborazione basata sulla fiducia, ma da un punto di vista formale, amministrativo o giuridico non c’è assolutamente nessun elemento che vincoli l’Unione di Capodistria alla Giunta o all’Unione di Fiume”, è quanto riferito da Gaetano Benčić, titolare del settore Istituzioni della CNI e collaborazione transfrontaliera della Giunta Esecutiva dell’Unione Italiana di Fiume.

La seduta della Giunta, svoltasi a Pisino nella serata di giovedì, aveva tanti punti all’ordine del giorno, ma da un punto di vista politico il più importante era indubbiamente la presa di posizione della Giunta sulla necessità di modificare l’articolo 9 del Regolamento di procedura dell’Assemblea dell’Unione Italiana di Fiume. Ne va del funzionamento dell’Unione stessa.
L’iter burocratico

Ricapitoliamo i passi fatti dall’Assemblea del 20 novembre e quanto emerso in seguito. Il 23 novembre Marin Corva, in veste di presidente della Giunta, che in base all’articolo 9 deve essere anche Coordinatore aggiunto, ha chiesto al presidente dell’Assemblea, Paolo Demarin, di attuare l’articolo 9 procedendo con la registrazione della sua persona nella funzione di Coordinatore aggiunto presso l’Unione di Capodistria. L’8 dicembre il presidente dell’Assemblea prosegue col richiedere all’Ufficio UI di Capodistria di informarsi sui passi necessari per la registrazione. Il 13 dicembre Maurizio Tremul risponde, firmando la missiva come presidente dell’Unione Italiana, anche se avrebbe dovuto agire in qualità di dipendente dell’Unione Italiana di Capodistria – è già qui iniziano ad emergere alcune situazioni – dicendo di essere stato all’Unità Amministrativa di Capodistria del Ministero dell’Interno sloveno. Tremul riposta di aver appreso che: “1) Per poter registrare il nome del Coordinatore aggiunto quale ulteriore legale rappresentante dell’UI di Capodistria è necessario modificare lo Statuto dell’UI di Capodistria che lo deve così esplicitamente prevedere. 2) Il nuovo legale rappresentante, in aggiunta a quello attuale, ossia al Coordinatore, nella figura del Coordinatore aggiunto, deve essere membro dell’UI di Capodistria. 3) Il Coordinatore aggiunto quale nuovo legale rappresentante dell’UI di Capodistria deve essere residente in Slovenia. Se non lo è, deve fare la residenza temporanea in Slovenia e deve risiedere effettivamente in Slovenia”.

Si torna in Assemblea

Preso atto di questo la Giunta con 6 voti a favore e 1 astenuto ha constatato che è impossibile attuare l’articolo 9 del Regolamento di procedura e si è pertanto fatta promotrice di un’iniziativa di adeguamento degli Statuti e degli atti interni, da fare in collaborazione con il Comitato per lo Statuto e i Regolamenti dell’Unione Italiana e da sottoporre poi al vaglio del massimo organo: l’Assemblea.

Con il presidente della Giunta che ha voluto specificare come al momento il tutto sia anche discriminatorio, perché ammesso e non concesso che si possa modificare lo Statuto dell’Associazione degli appartenenti alla Comunità Nazionale Italiana – Unione Italiana, rimane il fatto che lui non abbia intenzione spostare la sua residenza in Slovenia, cosa alla quale al momento sarebbe obbligato.
Cambiamo la legge!

Il presidente dell’Unione Italina ha però suggerito una soluzione alternativa. “In realtà non è che sia impossibile attuare l’articolo 9. È applicabile, però all’interno di un quadro giuridico diverso. Ovviamente è complicato, ma c’è un nostro parlamentare – Felice Žiža (nda) – che potrebbe cambiare la Legge sulle associazioni per metterla in linea con quella in Croazia, dove non è richiesto che il rappresentante legale di un’associazione con sede in Croazia sia residente in Croazia”, ha affermato Tremul.

Per risolvere il problema il presidente dell’Unione propone dunque che anziché modificare l’Articolo 9 del Regolamento di procedura dell’Assemblea dell’Unione Italiana, si modifichi la Legge sulle associazioni della Repubblica di Slovenia!

“Questo dimostra che l’azione che si era portata in Assemblea era corretta, perché sanava un’anomalia che non so per quale motivo sia nata. Ora spero proprio che possa venir superata, perché altrimenti dovremmo trarre la conclusione che l’Unione di Capodistria è un corpo a se stante, svincolato e per nulla unito all’Unione Italiana di Fiume”, ha concluso Benčić.

Corva ha voluto però ricordare anche come in una delle prossime sedute dell’Assemblea si dovrà discutere degli articoli 39 e 46 dello Statuto dell’Unione di Fiume, in quanto all’Assemblea di Verteneglio del 20 novembre scorso qualcuno aveva chiesto al Comitato per lo Statuto e i Regolamenti un’interpretazione di tali articoli. Si tratti di punti che determinano come il mandato del presidente dell’UI e quello della Giunta UI “è incompatibile con qualsiasi carica o funzione all’interno di queste associazioni”.
Finanziamenti: rischi e sicurezze

Per il resto la Giunta si è concentrata più di tutto sui finanziamenti. Dove da un lato si è parlato della redistribuzione di 590mila euro che sono arrivati all’Unione da parte croata e dall’altro si è discusso dei problemi ai quali si andrà in contro per quanto riguarda i finanziamenti dall’Italia. Come spiegato dal presidente della Giunta al momento nelle proiezioni per il 25/26 sono previsti molti mezzi in meno dall’Italia, con vari capitoli che arrivano a 0 euro.

Per fortuna o purtroppo non si tratta di una novità. Ci spieghiamo meglio: i mezzi a disposizione della CNI dipendono da una legge che va rifinanziata ogni tre anni. Pertanto, finché non si decide di rifinanziarla non è possibile prevedere di avere dei mezzi da poter usare. Come spiegato sia da Tremul che da Corva il problema è che non vi è mai nessuna garanzia del rifinanziamento della legge, con i nostri rappresentanti che sono costretti a convincere i parlamentari di turno di inserire dei mezzi su quei capitoli di spesa. Una missione che in alcuni casi si rivela estremamente complicata.

“Dobbiamo impegnarci per far sì che la legge 73 venga rinnovata e che venga ripristinato l’importo complessivo attuale del capitolo 45 45 per far sì che la nostra comunità possa operare come ha fatto fino ad ora, perché potrete ben comprendere cosa significherebbe questo calo drastico delle risorse”, ha affermato Corva.

Tremul ha ricordato un iter iniziato già un anno e mezzo fa con il nuovo governo italiano, fatto di una fitta rete di incontri con sottosegretari, ministri e pure con la premier Meloni, con i quali si è già parlato del problema rifinanziamento. “Considerando la situazione è difficile che ci sia un aumento delle risorse ma quelle che ci sono adesso verranno riconfermate”, ha concluso il presidente dell’UI.

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