Tolnauer: «Apertura e integrazione contro le discriminazioni»

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Tolnauer: «Apertura e integrazione contro le discriminazioni»

“Sono anni che il Consiglio invita a prendere coscienza che la situazione riguardante la presenza degli appartenenti alle minoranze nazionali nello spazio mediatico è carente sia dal punto di vista quantitativo sia in termini qualitativi, il problema è particolarmente evidente in particolare nel servizio pubblico”. Non fa giri di parole Aleksandar Tolnauer, presidente del Consiglio nazionale per le minoranze parlando, in un’intervista rilasciata all’agenzia Stina, delle conclusioni alle quali si arriva analizzando la situazione nei media, e in particolare quella riferita alla programmazione dell’ente radiotelevisivo pubblico (HRT). “Il Consiglio non si richiama a ricerche e analisi ‘fatte in casa’ bensì ai dati contenuti nei rapporti stilati dall’HRT e presentati ai sensi delle norme contenute nella Legge costituzionale sui diritti delle minoranze nazionali”, puntualizza Tolnauer, che non esita a parlare di un paradosso: “Il trattamento riservato dal servizio radiotelevisivo pubblico agli appartenenti alle comunità nazionali è pessimo, ma i rapporti presentati dall’HRT sono molto corretti e, a parte qualche sporadica eccezione, in questi la realtà è presentata per quella che è senza volerla abbellire. Tutto è raccontato in modo molto oggettivo”.

Una redazione dedicata

E il tutto com’è? Tolnauer non si perde in descrizioni, fornisce dati: “Ad esempio, nel 2019 la programmazione complessiva dei quattro canali dell’HTV (televisione pubblica) ha dedicato agli appartenenti alle minoranze nazionali la bellezza dell’1,07 p.c. Nel 2020 le cose sono peggiorate ulteriormente andando a collidere ancora più pesantemente con quanto stabilito dalla Legge costituzionale e ignorando in modo ancora più evidente quanto previsto nell’accordo siglato tra l’HRT e il governo croato in materia”. Le regole dunque non mancano – oltre alle due fonti citate ci sono anche la Legge sull’HRT nonché le raccomandazioni di organismi internazionali, tra i quali il Consiglio d’Europa –, gli inviti alla loro osservanza da parte del Consiglio nazionale nemmeno, eppure la situazione stenta a migliorare. Perché, dove stanno i paletti e che cosa va fatto per rimuoverli e intraprendere un nuovo corso? “A metà 2019 si era tenuto un incontro con i vertici dell’HRT e tutta una serie di importanti giornalisti del servizio pubblico. Eravamo convinti della possibilità di individuare soluzioni efficaci e che la strada sarebbe stata in discesa invece siamo rimasti al punto di partenza. Avevamo insistito in particolare sulla necessità di istituire una redazione per le minoranze nazionali, ma soprattutto di garantire ai giornalisti una formazione adeguata a garantire una copertura di qualità dei temi riguardanti le comunità nazionali. Nella sostanza si trattava di rispettare gli obblighi derivanti dall’accordo sottoscritto con il governo. Oggi, a due anni di distanza non si registrano passi avanti. I nostri appelli al governo e al Sabor che nomina i vertici dell’HRT non hanno prodotto alcuni risultato degno di nota”, fa presente Tolnauer.

Quantità e qualità

I problemi, però, come già accennato, non riguardano soltanto l’aspetto quantitativo, investono anche quello qualitativo, ovvero derivano dall’eccessiva formalità e dall’inopportuna superficialità che, spiega Tolnauer, emergono dai servizi dedicati ai temi e ai problemi che investono le realtà minoritarie. “Soltanto in via eccezionale e di regola in modo inadeguato vengono affrontate questioni riguardanti l’attuazione dei diritti riconosciuti e spesso questi servizi vengono trasmessi in orari o in contesti poco attraenti”, chiarisce il presidente del Consiglio nazionale che ci tiene a precisare: “Apprezziamo molto la qualità e il significato di trasmissioni televisive come Prizma e Manjinski mozaik o radiofoniche come Multikultura, ma va detto che queste non rispondono alla necessità di garantire copertura dei temi minoritari sul servizio pubblico. Quello che manca è la presenza di questi temi nella programmazione ‘ordinaria’, nelle trasmissioni seguite dal vasto pubblico perché è questo il senso dell’accordo stipulato tra il governo e l’HRT. Dobbiamo abbandonare l’attuale modello ghettizzante e impegnarci di più a favore dell’apertura e dell’integrazione, anche sul piano mediatico perché è questo – sottolinea Tolnauer – l’unico modo per evitare discriminazioni a danno degli appartenenti alle minoranze. Non si tratta di un problema irrisolvibile.” L’informazione radiotelevisiva non si esaurisce nel servizio pubblico, ci sono anche le emittenti commerciali. Qual è la situazione in questo comparto? “Anche qui possiamo parlare di un paradosso in quanto il servizio pubblico è vincolato sia dalle norme legislative sia ai sensi dell’accordo sottoscritto con il governo a dedicare spazio alle minoranze nazionali e quindi a contribuire alla loro affermazione e alla promozione del dibattito pubblico sui temi che le riguardano, mentre le emittenti commerciali non hanno questo obbligo. Ebbene, nella programmazione delle emittenti commerciali alle volte i temi legati alle minoranze nazionali sono affrontati più spesso di quanto ciò non avvenga nella programmazione del servizio pubblico. Certo, spesso il tutto viene politicizzato o trattato in modo scandalistico per attirare l’attenzione, ma lo stesso avviene anche sulla TV pubblica il che dimostra ancora una volta che la formazione tesa a innalzare il livello di professionalità sono fondamentali”.

I media locali

E i media locali? “Il loro ruolo è molto importante perché alcuni coprono in modo capillare aree multiculturali e pertanto il loro potenziale contributo fattivo ha una forte incidenza sulle comunità nazionali che risiedono sul territorio”, dice Tolnauer, facendo presente che ci sono anche aspetti positivi che spesso non si notano. “L’Agenzia per i media elettronici ha stanziato quest’anno a favore di progetti legati alle minoranze nazionali – e quindi a quasi 50 emittenti radio e TV locali, portali, e produttori no profit di contenuti audiovisivi – più di 1,7 milioni di kune. Ecco, ritengo che questo sia il risultato delle nostre continue insistenze, del nostro ostinarci a ripetere che le questioni riguardanti le etnie devono ricevere una copertura quanto più ampia su tutti i media”, spiega Tolnauer.

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