Scandalo spot tv. L’opposizione: «Paese in mano a criminali»

0
Scandalo spot tv. L’opposizione: «Paese in mano a criminali»
Peđa Grbin Foto: Tomislav Miletic/PIXSELL

Il nuovo scandalo che ha coinvolto il governo e che ha portato alla destituzione del ministro dell’Economia e dello Sviluppo sostenibie, Davor Filipović, è stato commentato anche dai partiti d’opposizione.

“In Croazia si sta verificando un altro terribile furto di dimensioni paragonabili solo al caso Fimi Media”, ha affermato Peđa Grbin, lkeader dei Partito socialdemocrarico (Sdp). Secondo il politico polese “la macchina dell’HDZ ha deciso di mettere le mani nelle tasche dei cittadini e di rubare i soldi attraverso un altro ‘scagnozzo’, questa volta direttamente collegato all’ex ministro dell’Economia, Davor Filipović e al primo ministro”.

L’affaire Mreža, sottolinea Grbin, “dimostra ancora una volta come i funzionari dell’HDZ trattano il denaro dei cittadini: pagano la pubblicità su alcuni media e poi chiedono che una parte di questo denaro venga versata sul loro conto”. Quindi, “non si tratta più nemmeno del 5 o 10 per cento, come forse eravamo abituati, qui ne chiedono la metà”, ha sottolineato. Grbin spera anche che i file audio che incastrano il consulente speciale dell’ex ministro Filipović, Jurica Lovrinčević, venga condiviso con la Avvocatura di Stato (Dorh), l’Ufficio anticorruzione (Uskok) e la Procura europea (Eppo), poiché “si menziona anche il Fondo per la protezione ambientale e l’efficienza energetica”.

Anche il socialdemocratico Davorko Vidović ritiene che la Croazia sia uno Stato “prigioniero e ostaggio di gruppi criminali, utilizzando denaro pubblico e appropriandosi di questo Paese che, a suo avviso, ha raggiunto livelli estremi e inaccettabili”.

Marija Selak Raspudić ha detto che il Gruppo parlamentare del Most “chiede l’istituzione di una commissione investigativa che stabilirà chi è politicamente e giuridicamente responsabile per questa vicenda”. Oltre a convocare la commissione d’inchiesta, “il nostro deputato Nino Raspudić”, membro della Commissione per l’informazione, l’informatizzazione e i media, ha “già inviato una lettera per convocare urgentemente una sessione di tale organismo per accertare le responsabilità di tutti i nominati attori della vicenda”, ha detto.

Marija Selak Raspudić ha aggiunto che quando simili casi vengono scoperti nelle democrazie organizzate, “allora bisogna rassegnare le dimissioni, come ha fatto il primo ministro austriaco”.

Sandra Benčić di Možemo! ha ribadito che il denaro pubblico “viene utilizzato in modi strani, motivo per cui alcuni media vengono ricattati e inducono a mettere nelle loro tasche private i soldi pagati per la pubblicità”.

“La questione assolutamente fondamentale è a chi sono andati tutti quei soldi, certamente non sono andati solo al protagonista principale Lovrinčević, consigliere del ministro Filipović. Va sottolineato che si tratta di un caso simile a Fimi Media, che dimostra come Plenković continui con la politica dei suoi predecessori e utilizzi il denaro pubblico per pagare l’immagine di sé nei media e allo stesso tempo ottenere qualcosa per se stesso”, ha detto la candidata premier.

Stipo Mlinarić del Domovinski pokret ricorda che sei mesi fa, nel bel mezzo della vicenda “gas per un centesimo”, il suo partito aveva affermato che, oltre al capo dell’Ente elettroenergetico (HEP) Frano Barbarić (cacciato dal premier dopo che era stato scoperto che Barbarić stava costruendo una villa abusiva sull’isola di Lesina-Hvar, ndr), anche il ministro dell’Economia Filipović avrebbe dovuto andarsene. “Adesso si può vedere”, sottolinea, “di che tipo di persone si sia circondato, chi è il suo principale consigliere e cosa stanno facendo queste persone con il sostegno diretto del ministro dell’Economia”.

Tutti i diritti riservati. La riproduzione, anche parziale, è possibile soltanto dietro autorizzazione dell’editore.

L’utente, previa registrazione, avrà la possibilità di commentare i contenuti proposti sul sito dell’Editore, ma dovrà farlo usando un linguaggio rispettoso della persona e del diritto alla diversa opinione, evitando espressioni offensive e ingiuriose, affinché la comunicazione sia, in quanto a contenuto e forma, civile.

No posts to display