Radin: «Basta con la conta». Etnie, tornano le redazioni Rtv

Alla riunione del Consiglio delle minoranze l’attenzione si è focalizzata sui risultati del Censimento 2021 e sui programmi dell’HRT per le Comunità nazionali

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Radin: «Basta con la conta». Etnie, tornano le redazioni Rtv

Il vicepresidente del Sabor e deputato della CNI, Furio Radin, è intervenuto alla riunione del Consiglio delle minoranze nazionali per parlare del Censimento. “In molti Paesi la conta delle minoranze nazionali non si fa più. Da noi si tratta di un’eredità dell’ex Jugoslavia, in quanto al tempo della Federazione tutti erano cittadini jugoslavi e ci si distingueva in base alla nazionalità. Ora però, sarebbe il caso che si smettesse di chiedere questo dato, estremamente sensibile. In Italia si dice che gli sloveni siano 80mila, anche se da molti anni nessuno li ha contati. Anche in Slovenia, a partire dallo scorso Censimento, hanno deciso di omettere le domande riguardo alla nazionalità. Sarebbe ora che anche da noi si trovassero degli altri criteri per determinare i diritti, per tutte le minoranze, evitando la conta ai Censimenti”, ha affermato l’Onorevole Radin, esprimendo un punto di vista condiviso da tutta una serie di altri connazionali di spicco e facendosi così portavoce nelle sedi appropriate delle richieste che partono dalla base.
La discussione riguardo al Censimento si è svolta attorno a una serie di dati riportati con dovizia di particolari dal presidente del Consiglio nazionale delle etnie, Aleksandar Tolnauer, che hanno messo in evidenza come sebbene ci sia sì un calo più accentuato fra gli appartenenti ad alcune minoranze nazionali rispetto alla popolazione generale, alcune Comunità nazionali aumentano di numero, come ad esempio i rom. Tolnauer ha inoltre fatto notare come sebbene gli appartenenti a tutte le minoranze rappresentino poco più del 6 per cento della popolazione totale, ci sia un altro 3 per cento di non dichiarati, fra i quali molto probabilmente una buona fetta appartiene alle etnie.

Riduzione dei diritti?

Il Consiglio si è poi concentrato sulle conseguenze di questi risultati, che comportano a livello generale il rischio di una perdita di diritti, riferiti prevalentemente a due categorie: la prima riguarda il diritto all’uso ufficiale della lingua, mentre la seconda concerne la rappresentanza. In entrambi i casi i più colpiti sono i serbi, che sono anche quelli che hanno visto la più grande riduzione numerica, con un meno 33,61 per cento. Questo ha fatto sì che i serbi si ritroveranno a perdere il diritto all’uso ufficiale della lingua in varie Città e Comuni, fra cui spicca Vukovar, come pure il diritto alla rappresentanza in alcune Regioni e Città, dove va messo in evidenza il ruolo di vicepresidente della Regione litoraneo-montana, al momento ricoperto da Petar Mamula. Un impatto maggiore in termini numerici si avrà nei Consigli per le minoranze a livello regionale, cittadino e comunale, come anche dei rappresentanti a livello locale, laddove si aveva diritto a questi. In questo contesto è stato sottolineato come alcuni di questi diritti dipendano da dati numerici assoluti – servono ad esempio 100 appartenenti a una minoranza per avere un rappresentante – e come questi numeri siano stati fissati in un momento in cui la Croazia aveva un milione di cittadini in più: ciò non cambia che ai sensi della legge attuale la riduzione del numero dei rappresentanti e dei Consigli sia inevitabile.

Alcune minoranze hanno retto

Tolnauer ha fatto poi i complimenti a quelle minoranze che sono riuscite a crescere nell’ultimo periodo, come pure a quelle che nonostante un calo sono riuscite a rimanere sopra una certa soglia, come ad esempio gli italiani in Istria, ora al 5,01 per cento, o sempre gli italiani a Dignano, al 15,01 per cento: numeri necessari, di regola, per accedere a determinati diritti. L’Onorevole Furio Radin, però, ha fatto notare come per gli italiani queste regole non valgano, in quanto i diritti della CNI sono regolati e garantiti dagli Statuti.

Bocciato il resoconto dell’HRT

Il secondo grande tema della riunione è stato il resoconto dell’HRT, la Radiotelevisione croata, sui programmi dedicati alle minoranze nazionali per il 2021. Per descrivere al meglio quanto successo in sede di riunione partiamo dalla fine, ossia dalla conclusione approvata. Il Consiglio ha preso atto del resoconto, lo ha analizzato e lo ha bocciato, spiegando come esso metta in evidenza che l’HRT non ha rispettato gli standard di legge in materia di minoranze nazionali. Una sentenza netta e dura, che è arrivata proprio nel giorno della firma del nuovo contratto fra HRT e governo.
“Non ce ne vogliate. Sappiamo che dovete operare all’interno di un sistema molto complesso con risorse limitate. E siamo contenti che il vostro resoconto sia sincero, ma semplicemente non possiamo accettarlo. Speriamo che con la firma del nuovo contratto si possa ripartire con il piede giusto”, ha affermato Tolnauer rivolto ai tanti rappresentanti dell’HRT presenti, dal direttore generale, Robert Šveb, in giù.

Tre i problemi principali

I problemi principali sono tre: la progressiva riduzione del minutaggio delle trasmissioni dedicate alle minoranze nazionali, la mancanza di redazioni dedicate alle minoranze e l’assenza dei giornalisti dell’HRT a tutta una serie di manifestazioni di grande interesse per le etnie. È impossibile riassumere una discussione durata più di un’ora, molto sentita e condotta a tratti con grande emozione dai rappresentanti delle varie minoranze, ma in sostanza si è partiti dai dati relativi al minutaggio complessivo e al progressivo abbassamento della percentuale di minuti dedicati alle minoranze rispetto alle trasmissioni complessive prodotte dalla televisione pubblica croata, che nel 2021 sono scesi sotto l’1 per cento. “Questo va oltre ogni limite previsto dalla legge”, ha ribadito Tolnauer dopo aver letto i resoconti che riportano i dati.
Dimenticate le tradizioni
Inoltre, come se non bastasse, spesso accade che alcune trasmissioni vengano etichettate come di minoranza soltanto perché c’è qualche appartenente a un’etnia che vi partecipa. Vari consiglieri hanno parlato di questo fenomeno, ribadito anche dal Furio Radin, che ha spiegato come anni fa ci sia stata una trasmissione dedicata alla pesca delle sogliole dove i pescatori erano italiani e come questa sia stata subito conteggiata come una trasmissione dedicata alle minoranze, senza che si fosse parlato in italiano, senza che fossero stati affrontati temi legati alla minoranza e senza nemmeno che si fosse parlato di cucina o di tradizioni.

Le garanzie del direttore

Tutti i consiglieri che sono intervenuti durante la discussione hanno detto di non voler incidere sulla politica redazionale, ma hanno spiegato in sostanza di essere spesso insoddisfatti del modo nel quale vengono trattati determinati argomenti o di alcune scelte di palinsesto. Problemi che potrebbero venir risolti, almeno in parte, con il ripristino delle redazioni delle minoranze, ovvero un qualcosa che esisteva, ma che è stato eliminato con il cambiamento dell’organigramma dell’HRT. Su questo punto si è insistito a fondo, con l’Onorevole Radin che, sfruttando la sua grande esperienza politica, ha fatto capire al direttore generale Šveb che l’incontro non sarebbe terminato senza che questi avesse dato delle garanzie riguardo al ripristino delle redazioni, fissando una data per la messa in atto dei cambiamenti.
Ebbene, nonostante gli interventi precedenti di Šveb fossero volti prevalentemente a difendere l’operato dell’HRT – spiegando la complessità della situazione nella quale si opera, con l’inflazione e tutta un’altra serie di spese alle quali si deve fare fronte e questo con il canone radiotelevisivo immutato da 10 anni – al termine della riunione il direttore generale ha garantito che entro gennaio, o al massimo metà febbraio, le redazioni delle minoranze verranno ripristinate.

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