L’Unione europea alle urne

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L’Unione europea alle urne
Foto: Armin Durgut/PIXSELL

Domani in Croazia gli elettori saranno chiamati ad eleggere i dodici europarlamentari croati nel nuovo Parlamento europeo. I seggi nel Paese saranno complessivamente 6.651 e saranno aperti dalle 7 alle 19. La Commissione elettorale statale (DIP) ha rivolto un invito ai datori di lavoro ad organizzare le attività lavorative durante la giornata di domenica, 9 giugno, in modo tale da consentire ai dipendenti di recarsi alle urne. La campagna elettorale si è conclusa ufficialmente ieri alla mezzanotte per cui oggi è giornata di silenzio elettorale.

Le elezioni di domenica per il Parlamento europeo saranno monitorate da un totale di 3.676 osservatori in Croazia e nessuno all’estero. Se si considera che domani in Croazia saranno aperti 6.651 seggi elettorali con lo stesso numero di Comitati elettorali, è chiaro che gli osservatori non li “copriranno” tutti. A causa della differenza di fuso orario, i primi seggi elettorali all’estero apriranno già oggi, in Australia, alle 23, ora centroeuropea. Il seggio elettorale di Los Angeles aprirà e chiuderà per ultimo, lunedì alle 16. Per i 12 rappresentanti croati al Parlamento europeo voteranno infatti anche i cittadini residenti all’estero: gli aventi diritto al voto saranno complessivamente poco più di 3,7 milioni.

La DIP ha reso noto inoltre che i primi risultati elettorali si avranno a partire dalle ore 23 quando in Italia chiuderanno i seggi. La legge che regola l’elezione dei membri del Parlamento europeo a livello UE prevede che gli organi elettorali degli Stati membri dell’Unione non possano pubblicare i risultati delle elezioni prima della chiusura dei seggi nel Paese membro dei 27 i cui elettori avranno votato per ultimi. Questa disposizione si riferisce non solo alla pubblicazione dei risultati elettorali ufficiali, ma anche alla pubblicazione dei risultati temporanei e “parziali”, cioè dei risultati dei singoli seggi elettorali scrutinati. La DIP pubblicherà, come di consueto, i dati sull’affluenza a mezzogiorno e alle 17 riguardanti il numero di coloro che si saranno recati alle urne fino alle 11.30 e alle 16.30.

Tre referendum consultivi

Domani si voterà dalle ore 7 alle 19 anche in Slovenia, ma non solo per l’elezione dei nove europarlamentari sloveni, ma anche per tre referendum: su fine vita, legalizzazione della cannabis e legge elettorale. Anche in Slovenia la campagna elettorale si è conclusa ufficialmente ieri alla mezzanotte per cui oggi è giornata di silenzio elettorale. Come in Croazia il silenzio elettorale si protrarrà fino alla chiusura dei seggi domani alle ore 19. Da martedì a giovedì, lo ricordiamo, è stato possibile votare anticipatamente anche nei seggi elettorali speciali. Nell’arco di questi tre giorni il 3,7 per cento degli aventi diritto ha preso parte al voto anticipato, ossia 59.097 persone. Alle elezioni europee di cinque anni fa, nei tre giorni di votazione anticipata aveva votato quasi la metà delle persone: 31.356 elettori, ovvero l’1,84 p.c. degli aventi diritto.

Oltre a votare alle elezioni europee, gli elettori, come già sottolineato, avranno anche la possibilità di esprimere il proprio parere su alcune questioni importanti nell’ambito di tre referendum consultivi. Si parlerà della regolamentazione del diritto all’eutanasia, ossia all’assistenza nel fine vita volontario, dell’introduzione del voto di preferenza nelle elezioni parlamentari e dell’uso della cannabis. Nei tre giorni di votazione anticipata 58.981 elettori hanno partecipato al referendum consultivo sulla regolamentazione del diritto all’assistenza nel fine vita volontario.

Piemonte e 3.700 Comuni

“Election day” pure in Italia: oggi sabato 8 e domenica 9 oltre alle elezioni europee si vota per rinnovare il governo regionale in Piemonte e per scegliere i nuovi sindaci di oltre 3.700 comuni italiani. Sono chiamati alle urne 47 milioni di italiani.

Gli elettori dovranno scegliere chi saranno i 76 membri italiani del nuovo Parlamento europeo, che conta in tutto 720 europarlamentari. Si vota con un sistema elettorale proporzionale nelle cinque circoscrizioni in cui è diviso il territorio nazionale. Gli elettori possono esprimere da una a tre preferenze tra i quindici candidati della lista scelta, rispettando però l’alternanza di genere, pena l’annullamento della seconda o della terza scelta. La soglia di sbarramento è al 4 per cento. I seggi saranno aperti dalle ore 15 alle 23 di oggi sabato 8 e dalle ore 7 alle 23 di domenica 9 giugno.

Si è partiti dai Paesi Bassi

Anche in alcuni altri Paesi le operazioni di voto per il rinnovo dell’Europarlamento sono già iniziate. Infatti nei Paesi Bassi già giovedì 6 giugno sono stati aperti i seggi elettorali con i cittadini olandesi per primi chiamati al voto. Alle 7.30 i seggi olandesi sono stati i primi ad aprire i battenti nell’UE inaugurando una sessione elettorale che in quattro giorni porterà al voto oltre 370 milioni di elettori da Lisbona a Tallinn. Si tratta, per numero di aventi diritto di voto, delle seconde elezioni al mondo dopo quelle federali indiane.

Ieri i seggi si sono aperti in Irlanda e Repubblica Ceca. Oggi toccherà agli elettori di Italia, Lettonia, Slovacchia, Repubblica Ceca e Malta. Italia e Repubblica Ceca saranno le uniche due nazioni dell’UE a far votare i cittadini su due giornate diverse. Il vero election day sarà però domani, domenica 9, quando gli altri 20 Stati membri andranno al voto portando alle urne più di due terzi dell’elettorato UE. In Portogallo e a Malta, però, lo scorso fine settimana hanno già votato migliaia di cittadini grazie al voto anticipato.

Età minima dei votanti

Regole, età dei votanti e dei candidati cambiano da Paese a Paese. Belgio, Bulgaria, Grecia e Lussemburgo sono gli unici Stati con voto obbligatorio. L’Estonia è invece l’unico Paese “smart” che permetterà il voto online. In Austria, Belgio, Malta e Germania si potrà votare a partire dai 16 anni, dai 17 in Grecia. In tutti gli altri Stati l’età richiesta è 18 anni. I candidati dovranno avere minimo 25 anni in Grecia e in Italia, minimo 23 in Romania, 21 in Bulgaria, Repubblica Ceca, Estonia, Irlanda, Lettonia, Lituania, Polonia, Slovacchia e Cipro, mentre negli altri la soglia minima è 18.

UE forte e indipendente

Gli europei desiderano un’UE più forte e più indipendente, soprattutto di fronte alle attuali sfide globali, e mostrano un crescente ottimismo riguardo al futuro. Questi, in sintesi, i risultati dell’ultimo sondaggio Eurobarometro standard, che fanno ben sperare per quanto concerne l’affluenza alle urne alle elezioni europee. Più di tre quarti degli europei (77%) sono favorevoli a una politica di sicurezza e di difesa comune tra i Paesi dell’UE, mentre oltre sette cittadini dell’UE su dieci (71%) concordano sulla necessità dell’UE di rafforzare la sua capacità di produrre attrezzature militari. Allo stesso tempo quasi sette cittadini dell’UE su dieci (69%) sono favorevoli a una politica estera comune degli Stati membri. Oltre due terzi dei cittadini concordano sul fatto che l’UE sia un luogo di stabilità in un mondo in difficoltà (67%) e che l’UE dispone di poteri e strumenti sufficienti per difendere gli interessi economici dell’Europa nell’economia globale (69%).

Secondo gli europei, l’ambito prioritario dell’azione dell’UE a medio termine è quello della sicurezza e della difesa (34%), seguito a breve distanza da clima e ambiente (30%). La sanità (26%) si colloca al terzo posto e l’economia e la migrazione al quarto (25% per entrambe). Allo stesso tempo quasi la metà (46%) di tutti i cittadini ritiene che nel breve termine la garanzia di pace e stabilità avrà il maggiore impatto positivo sulla loro vita, seguito dalla sicurezza dell’approvvigionamento alimentare, sanitario e industriale nell’UE (28%), dalla creazione di maggiori opportunità di lavoro e dalla gestione della migrazione (26%).

Per quanto riguarda la guerra di aggressione russa contro l’Ucraina, quasi nove intervistati su dieci (87%) si esprimono positivamente sulla fornitura di sostegno umanitario alle persone colpite dalla guerra e più di otto su dieci (83%) concorda con l’accoglienza nell’UE delle persone in fuga dalla guerra. Il 72% dei cittadini dell’UE sostiene le sanzioni economiche nei confronti del governo, delle imprese e dei cittadini russi, e il 70% è favorevole alla fornitura di sostegno finanziario all’Ucraina. Sei su dieci approvano la concessione all’Ucraina dello status di Paese candidato all’adesione all’UE e il finanziamento dell’UE per l’acquisto e la fornitura di attrezzature militari all’Ucraina. Tra le crisi più recenti, l’invasione russa dell’Ucraina ha avuto la maggiore influenza sul modo in cui i cittadini dell’UE guardano al futuro (42%), seguita dalla pandemia e da altre crisi sanitarie (34%) e dalla crisi economica e finanziaria (23%).

La guerra in Ucraina è considerata, in un elenco di quindici, uno dei due problemi più importanti che l’UE si trova ad affrontare, con un totale del 35% delle preferenze, 7 punti percentuali in più rispetto al novembre dello scorso anno. Seguono l’immigrazione (24%), la situazione internazionale (22%) e l’inflazione (19%). L’inflazione rimane il problema più menzionato a livello nazionale, attestandosi al 38%, un calo di sei punti percentuali rispetto al sondaggio precedente.

La percezione della situazione dell’economia europea è migliorata dall’autunno 2023: il 47% degli intervistati la considera ora “buona”, il livello più alto dal 2019. Una pluralità di cittadini (45%) ritiene che la situazione economica europea rimarrà stabile nei prossimi 12 mesi. La tendenza positiva si riflette anche nel sostegno all’euro che resta stabilmente elevato, sia nell’UE nel suo complesso (70%) che nella zona euro (78%).

In vista delle elezioni europee, quasi tre quarti degli intervistati (74%) affermano di sentirsi cittadini dell’UE, ancora una volta il livello più alto in oltre vent’anni. Oltre sei cittadini dell’UE su dieci (62%) sono inoltre ottimisti riguardo al futuro dell’UE, facendo registrare un lieve aumento rispetto al sondaggio precedente nell’autunno 2023. Anche la fiducia nell’UE è aumentata ed è ora pari al 49%, mentre la fiducia nei governi nazionali si attesta al 33%. Quasi sei cittadini dell’UE su dieci sono soddisfatti del funzionamento della democrazia nell’UE (57%) e nel loro Paese (58%).

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