Giù le mani dalla Nutella

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Giù le mani dalla Nutella

Viviamo in un’epoca quando le polemiche sono divenute bizzarre. Anche la Nutella è diventata un tema d’attualità politica. In generale, nulla o poco di strano. La Nutella è prodotta da un’importante azienda e le grosse aziende hanno una grande influenza sulle vite delle persone, che esula dai rapporti di mercato. Il tema non è rimasto un’esclusiva della letteratura marxista. Ne parlano anche autori liberali, quali Elizabeth Anderson.
Nel suo libro Private Government, l’autrice descrive e commenta i modi nei quali i datori di lavoro hanno la facoltà di prendere decisioni che riguardano le libertà personali dei loro dipendenti. In molti casi, le decisioni riguardano scelte personali, quali lo stile dell’abbigliamento, ma pure libertà politiche, quali l’espressione pubblica di opinioni politiche. I lettori interessati, possono trovare una breve descrizione del libro nelle pagine Internet dell’editore, Princeton University Press, ma pure il testo della presentazione dalla quale, successivamente, è nato il libro. Si tratta di una delle prestigiose Tanner Lectures, che si può leggere sul sito.
Oltre a questa prospettiva che discute l’influenza delle corporazioni sulle vite dei loro dipendenti, c’è il tema dell’influenza delle corporazioni sulle politiche pubbliche, Queste, in virtù della loro influenza economica, hanno la capacità di influenzare ed orientare anche le decisioni democratiche, rendendo questa forma di governo incompleta ed imperfetta. Ne scrive, ad esempio, Thomas Christiano in The Uneasy Relationship between Democracy and Capital.
Ora, non so nulla dell’influenza pubblica della Ferrero, che produce la Nutella, né che rapporti abbia con i propri dipendenti. Mi astengo dal commentare quanto e in che modo la Ferrero possa essere inquadrata nella tematica discussa da Elizabeth Anderson e Thomas Christiano, a causa dell’assenza di mie conoscenze specifiche in materia. A prescindere da questa importante azienda, ho voluto indicare alcuni temi generali dei quali i rappresentanti politici possono parlare in modo intelligente e che riguardano le aziende private.
Al contrario, il leader della Lega, Matteo Salvini, ha scelto un modo di parlare di un prodotto italiano famoso nel mondo e, quindi, indirettamente, dell’azienda che lo produce che non riesco a definire in modo diverso che bizzarro. Durante un comizio ha dichiarato di non consumare più la Nutella, perché usa nocciole turche. Il motivo della sua decisione sarebbe quello di aiutare i produttori italiani.
Non sono un sostenitore del mercato aperto e incondizionato sempre, ovunque e a prescindere. In generale, su questo tema, ho molto da imparare dagli economisti e poco da insegnare. Per quanto mi riguarda, è probabilmente vero che le politiche di protezione dei prodotti nazionali possano essere utili e, a volte, necessarie.
Non comprendo, peraltro, perché un problema sia rappresentato proprio dalle nocciole con le quali si produce la Nutella. Forse non lo capisce neppure Salvini che sembra aver cambiato idea, come si vede su corriere.it.
L’articolo, peraltro, rivela che le nocciole turche non sono un pericolo per l’economia italiana. Infatti, la produzione di nocciole in Italia è inferiore rispetto alle necessità legate alla produzione della Ferrero. In altre parole, in Italia non si producono nocciole in quantità sufficiente per la Ferrero, per la quale, quindi, l’acquisto di questo prodotto all’estero è una necessità.
Alla fine dell’articolo, indicherò un altro modo nel quale un rappresentante politico può commentare le aziende che acquistano prodotti dall’estero. Come scrive Leif Wenar, già ospite dell’Università di Fiume, nel suo libro Bloody Oil (Oxford University Press), negli Stati democratici si acquistano prodotti provenienti da Stati che usano le proprie risorse economiche per fini inaccettabili (politiche dittatoriali, guerre, ecc.). Ancora una volta non parlo del caso specifico. Mi limito a indicare un altro tema del quale i rappresentanti politici potrebbero parlare in modo intelligente e non lo fanno.

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