Le modifiche al Codice penale che prevedono l’introduzione del reato di femminicidio con il termine di “omicidio di una donna”, dovrebbero essere discusse in sede di governo al massimo alla fine di gennaio, questo quanto riportato dal Jutarnji List.
Secondo il ministero della Giustizia, in base alle critiche sulla legge giunte da organizzazioni non governative, da giudici e da magistrati, la definizione verrà modificata e il crimine si riferirà a omicidi avvenuti proprio in quanto la vittima è una donna e non a tutti gli omicidi che riguardano il genere femminile, come stabilito in precedenza.
Di conseguenza la “violenza di genere” sarà definita nell’articolo 87, il quale regola il significato dei vari termini all’interno del Codice penale, tale definizione verrà ripresa completamente dalla Convenzione di Istanbul.
Nell’articolo 3 del documento internazionale si precisa che “la violenza contro le donne è una violazione dei diritti umani ed è una forma di discriminazione contro le donne”. Oltre all’introduzione del femminicidio nel Codice penale verrà cambiata anche la definizione stessa di omicidio, indipendentemente dal sesso della vittima.
Attualmente l’articolo 3 stabilisce che chi “uccide una persona vicina che ha minacciato in precedenza” sarà punito con un minimo che va dai 10 anni di carcere e può raggiungere l’ergastolo.
Tra gli oppositori all’introduzione del reato di femminicidio c’è una gran parte di giudici che durante i dibattiti pubblici ha voluto chiarire che è sufficiente la definizione di omicidio all’interno del Codice penale croato e, quindi quella di femminicidio risulta superflua. Inoltre, sempre i giudici hanno sottolineato che l’introduzione di questo reato sarebbe discriminatoria nei confronti degli omicidi in cui le vittime sono uomini.
Il legislatore ha replicato che i giudici sono poco propensi a condannare questo tipo di crimine e che spesso nei casi di omicidi di donne hanno emesso le pene più lievi. Con questa nuova legge entrerà in vigore una dualità che definirà meglio l’omicidio una persona considerata vicina alla vittima o estranea ma che è stata maltrattata in precedenza.
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