Croazia, nel Registro della popolazione obbligatoria la nazionalità

Sottotono la consultazione pubblica sul disegno di legge che dovrebbe far passare alla storia il Censimento. La nuova banca dati centrale sui cittadini sarà gestita dalla Direzione fiscale. Dovrebbero essere facoltative le dichiarazioni su madrelingua e fede religiosa

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Croazia, nel Registro della popolazione obbligatoria la nazionalità

Il Censimento fatto con i rilevatori sul campo dovrebbe passare alla storia in Croazia, ma non per questo verrà meno la raccolta dei dati che venivano richiesti finora ogni dieci anni. Semplicemente questi dati, che sussistono anche ora in diverse banche dati delle varie amministrazioni statali, verranno riuniti in un unico Registro della popolazione. È passata sottotono la consultazione pubblica sulla Legge sul Registro centrale della popolazione che il Ministero delle Finanze aveva inviato tempo addietro all’esame dell’opinione pubblica. Le associazioni e le istituzioni della società civile però sono rimaste pressoché inerti, probabilmente per i tempi stretti previsti dalla consultazione pubblica, nonostante la proposta di legge contempli punti che potrebbero rivelarsi anche controversi e che qualcuno potrebbe considerare lesivi dei diritti dell’uomo.

Una cosa è certa: vi sarà l’obbligo di dichiarare anche la propria nazionalità, in quanto diversi dei diritti delle minoranze dipendono dai dati relativi all’appartenza nazionale. Dovrebbe invece essere facoltativa la dichiarazione riguardante la madrelingua e la fede religiosa. Il Ministero delle Finanze ha puntualizzato, dopo le polemiche degli ultimi giorni, che la proposta di legge sul Registro centrale della popolazione non prevede l’obbligo per i cittadini di indicare la propria religione e la lingua materna. Il mancato inserimento di questi dati non verrà sanzionato.

La proposta di legge sul Registro centrale della popolazione è stata sottoposta a consultazione digitale dal Ministero delle finanze e nell’arco di dieci giorni la discussione pubblica si è chiusa. Sembra che le disposizioni, probabilmente a causa dei tempi brevi per le reazioni, siano passate inosservate agli occhi dell’opinione pubblica, nonostante si tratti di disposizioni che potrebbero far presagire, secondo gli analisti, possibili violazione dei diritti umani elementari e della privacy dei cittadini. Per quanto riguarda l’appartenenza religiosa, rilevano quanti si battono per i diritti dell’uomo, non c’è un singolo diritto o obbligo che un cittadino ha nei confronti dello Stato che dipenda da tale informazione, che dovrebbe quindi essere irrilevante per le istituzioni statali. Si tratta, sottolineano gli analisti, di informazioni che i cittadini non dovrebbero avere il dovere di segnalare allo Stato.

Le disposizioni della Legge sul Registro sono “direttamente collegate all’esercizio di numerosi diritti umani e possono portare alla violazione del diritto alla privacy e alla protezione dei dati personali nonché alla discriminazione”, ha dichiarato alla stampa il difensore civico Tena Šimonović Einwalter. Ha aggiunto che l’unione extraconiugale e la convivenza informale sono istituti che esistono per consentire la realizzazione di determinati diritti a quei cittadini che non vogliono formalizzare i loro rapporti davanti allo Stato. Ora, con questa legge, viene introdotto l’obbligo di fornire informazioni sul tipo di relazione informale in cui vivono. L’ultima parte nella sezione speciale del Registro contiene i dati più controversi che dovrebbero venire raccolti per il tramite della dichiarazione dei cittadini: religione, unione extraconiugale o convivenza informale, religione, lingua materna, nazionalità e dati per contattare i cittadini stessi. Siamo in presenza forse della più ampia gamma di dati richiesti da un Paese dell’Unione europea.

Il Ministero delle Finanze ha puntualizzato che “non vi è alcun obbligo di fornire tali informazioni mediante dichiarazione, ma i cittadini possono farlo se lo desiderano. Si precisa pertanto che in caso di mancata indicazione delle informazioni su religione e lingua materna non verrà imposta alcuna sanzione”. Il Dicastero ha ribadito inoltre che tutte le osservazioni pervenute durante la consultazione pubblica verranno prese in considerazione e verrà poi definito il testo della proposta di legge che verrà inviato alla fase successiva dell’iter procedurale. “Qualora sussistano dilemmi giuridici o incertezze in relazione a qualsiasi disposizione del testo di legge sottoposto a consultazione pubblica, segnaliamo che tali dilemmi saranno rimossi e chiariti più esplicitamente nella proposta di legge che sarà definita in sede di Governo e inviata in procedura parlamentare”, ha precisato il Ministero.

Spetterà alla Direzione fiscale tenere il Registro centrale della popolazione. “Per inserire i dati nel Registro centrale, la Direzione fiscale è autorizzata a invitare le persone a fornire i dati necessari a uso del Registro centrale. In seguito all’invito della Direzione fiscale il cittadino ha l’obbligo di fornire i dati richiesti In via eccezionale, la Direzione può, se necessario, prelevare i dati sulla nazionalità dal Registro delle nascite per i minorenni e dal Registro elettorale per gli adulti”, ha riferito il Ministero delle Finanze.

Sanzioni da 660 a 2.650 euro

I cittadini dovrebbero fornire i dati di persona alla Direzione fiscale o con una dichiarazione inviata per il tramite del servizio e-Cittadini. Se i cittadini non aderiranno all’invito di fornire i dati, oppure non verranno denunciati eventuali cambiamenti nei dieci giorni dal verificarsi degli stessi, la multa andrà dai 660 ai 2.650 euro. Nell’insieme siamo in presenza di un disegno di legge da tenere d’occhio, anche dall’ottica dei diritti dell’uomo e delle minoranze.

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