Croazia, migranti: «Clima di preoccupazione»

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Croazia, migranti: «Clima di preoccupazione»
Il ministro degli Interni, Davor Božinović in visita agli agenti impegnati al confine con la Bosnia ed Erzegovina

Nelle ultime settimane si è andata inasprendo la crisi migratoria nella Croazia centrale. L’area di Slunj, nella Regione di Karlovac, è una di quelle più a rischio, dove l’emergenza si fa sentire maggiormente, tanto da spingere una parte della popolazione a minacciare addirittura azioni di protesta. Secondo le testimonianze dei residenti, sono sempre più i migranti che attraversano la Croazia nella sua parte più stretta, tra il confine bosniaco e quello sloveno. La maggior parte di questi si trova nella zona di Slunj, dove ogni giorno ne arrivano centinaia di nuovi. La gente del posto, come rilevato, non fa mistero della propria insoddisfazione. “Irrompono nelle case vuote ed entrano dentro”, ha detto un uomo del posto.
Per lanciare un preciso segnale sulla volontà dello Stato di garantire la sicurezza, ieri a Slunj è arrivato il ministro degli Interni Davor Božinović. Ha visitato gli agenti di Polizia impegnati a proteggere il confine. Successivamente ha avuto un incontro con la presidente della Contea di Karlovac, Martina Furdek-Hajdin, e con il sindaco di Slunj, Mirjana Puškarić.
”La Polizia croata è qui per garantire la sicurezza. Quando si parla di migrazioni, questa non è mai venuta meno, visto che non sono stati registrati reati penali. C’è un numero molto limitato di reati per i quali si sospetta che gli autori possano essere dei migranti. Tuttavia, siamo consapevoli di ciò che dicono i cittadini. Siamo coscienti della presenza di un clima di preoccupazione”, ha affermato il ministro degli Interni Davor Božinović.
”Comprendiamo le necessità dei migranti che vogliono andare in Europa per avere una vita migliore, ma vogliamo anche lavorare insieme per trovare una soluzione affinché la qualità della vita dei cittadini a Slunj e in altre zone rimanga la stessa di prima”, ha detto Mirjana Puškarić, sindaco di Slunj. “Siamo consapevoli che questa situazione non finirà domani, ma dobbiamo affrontarla e conviverci, compiere ogni sforzo affinché si possa continuare a vivere in sicurezza, ma anche per offrire quella nota umana ai migranti che si trovano in una tale situazione di vita che devono cercare la felicità altrove, ha detto Martina Furdek-Hajdin, presidente della Contea di Karlovac.
Il ministro ha spiegato che la procedura di registrazione dei migrante irregolari nelle stazioni di Polizia, che di solito si trovano nei maggiori centri urbani, crea una certa percezione negativa da parte dei cittadini. Questo verrà risolta spostando il centro di registrazione a Dugi Dol vicino a Krnjak. Ha aggiunto che non mancano quanti stanno cercando di sfruttare la percezione di insicurezza dei cittadini a causa dell’aumento del numero di migranti per scopi politici. “Non c’è motivo di preoccuparsi, perché sono sicuro che abbiamo una delle forze di Polizia più efficienti in Europa”.

Accordo con la Slovenia

Rispodendo alla domanda sulle tesi slovene secondo cui da quando la Croazia è entrata nell’area Schengen sono entrati nel Paese tre volte più migranti, il ministro ha detto che l’invio di tali messaggi da un Paese all’altro non è la via per una soluzione dei problemi. Parlando della collaborazione con la Slovenia, Božinović ha detto di auspicare un accordo sulla cooperazione di Polizia per migliorare il livello del trattamento comune della popolazione migrante e ha accennato anche alle aspettative relative a Frontex. “Ci aspettiamo che Frontex dia un contributo significativo a tutti coloro che non soddisfano le condizioni per la protezione internazionale e l’asilo, per organizzare in modo trasparente il loro ritorno nei Paesi sicuri da cui provengono”, ha affermato il vicepremier. Ha inoltre sottolineato che l’Europa deve essere più attiva nelle relazioni con gli Stati africani e mediorientali e trovare un modo per aiutare le persone a non lasciare i propri Paesi in numero così elevato, attraverso la ridistribuzione dei fondi. “Si tratta di un problema globale”, ha concluso.

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