Croazia. Casa, ma quanto mi costi?

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Croazia. Casa, ma quanto mi costi?
Foto: Hrvoje Jelavic/PIXSELL

Tutto intorno a noi sta rincarando. E il mercato immobiliare non è un’eccezione. Lo dimostrano le statistiche degli ultimi 12 mesi. Dall’inizio del 2022 si registra una crescita record dei prezzi di case e alloggi. Lo si denota dai prezzi realizzati sul mercato immobiliare. Quali fattori hanno inciso su questa situazione? “Le quantità di domanda e di offerta determinano i prezzi ed è così su tutti i mercati. Se diamo uno sguardo agli ultimi 20 anni, noteremo come il numero di appartamenti nuovi immessi sul mercato sia crollato dopo la crisi del 2009 determinando una diminuzione radicale dell’offerta”, ha dichiarato Damir Novotny, professore ed esperto di economia il quale ha fatto notare come in Croazia non ci sia un numero sufficiente di alloggi nuovi. “Qualcuno si chiederà come sia possibile che in un Paese con 2.400.000 unità abitative e soltanto 1.400.000 nuclei familiari ci sia una tale richiesta di appartamenti? La qualità degli alloggi aumenta ogni anno come pure le richieste. Tuttavia, unità abitative così antiche come ce ne sono innumerevoli nelle nostre città, che risalgono al secolo scorso o anche a quello precedente, non soddisfano più i criteri dell’edilizia abitativa. Naturalmente anche il terremoto ha fatto la sua parte. Ma c’è un’antica abitudine: i croati investono i loro risparmi in beni immobili. I contanti, insomma, vengono “tramutati” in cemento. S’investe nel mattone – ha sottolineato Novotny –. È come investire in bitcoin. Quindi nemmeno un appartamento è denaro. Ma in Croazia va molto di moda l’economia dell’affitto. Pertanto si pensa che investendo negli immobili si possano guadagnare soldi extra”. Novotny ha ricordato come la Croazia sia l’unico Paese in Europa a non aver introdotto la tassa sugli immobili. L’opinione pubblica è contraria a quest’imposta per il semplice fatto che buona parte degli immobili vuoti viene data in locazione.

L’esperto immobiliare Boro Vujović si è soffermato invece sulla questione finanziaria ricordando come in questo momento l’inflazione ufficiale sia pari al 9 per cento. “In Croazia, attualmente, la cosa migliore da fare per preservare il valore del denaro è acquistare un immobile. Per questo motivo la gente decide di compiere questo passo e investire nel mattone”, ha affermato Vujović facendo notare come dopo il terremoto avutosi a Zagabria nel marzo 2020 ci sia grande interesse per gli alloggi nuovi il cui numero non è sufficiente. “Vista l’inflazione, vengono messi in vendita anche i vecchi appartamenti che costano parecchio in quanto sono necessari ulteriori investimenti per lavori di ristrutturazione. E quest’ultimi costano molto di più rispetto a prima. Inoltre non si trovano operai per eseguire gli interventi di ricostruzione visto che si denota la mancanza di forza lavoro. Bisogna avere, dunque, tanta pazienza e tempo a disposizione. Ma quando tiriamo le somme ci rendiamo conto che questi alloggi costano troppo”, ha aggiunto l’esperto immobiliare, concludendo come “tutto sia rincarato mentre gli stipendi sono rimasti gli stessi. Da qui il consistente calo del fatturato”.

I prezzi, dunque, salgono alle stelle. Ma per quanto tempo si potrà continuare di questo passo? Non per molto, almeno secondo alcuni esperti del settore, i quali sono convinti che fra sei mesi si arriverà a un calo drastico, anche fino al 20 per cento, del costo degli appartamenti. Queste previsioni negative s’imperniano sull’andamento del mercato immobiliare negli Stati Uniti, in Germania e in Gran Bretagna dove i prezzi sono già scesi tra il 12 e il 25 p.c. Secondo gli esperti il mercato immobiliare croato segue gli andamenti internazionali, ma con un ritardo di circa sei mesi. Fatto sta però che, stando ai dati ufficiali, i cittadini croati l’anno scorso hanno acquistato in contanti, senza ricorrere dunque né a prestiti né a garanzie, immobili per un valore complessivo di 30 miliardi di kune. Soldi probabilmente custoditi prima sotto il materasso, “riconvertiti” in mattoni, con la speranza di salvarli da quella tassa iniqua chiamata inflazione.

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