Croazia 2024. Sondaggi, è battaglia all’ultimo voto

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Croazia 2024. Sondaggi, è battaglia all’ultimo voto
Foto: GORAN ŽIKOVIĆ

Mancano esattamente sei giorni alle elezioni politiche in Croazia. Mai nella storia della democrazia croata, lunga 33 anni, c’è stata una campagna elettorale così breve, intensa, litigiosa e imprevedibile, con scambi pepati di accuse tra i principali leader politici, come quelli tra il vicepremier Oleg Butković dell’HDZ e il presidente Zoran Milanović. Una cosa è certa. La discesa in campo del presidente Milanović, quale candidato premier dei socialdemocratici ha portato mobilitazione ed entusiasmo nelle file della sinistra. Però ha avuto anche l’effetto di creare una forte mobilitazione a destra, innanzitutto all’interno dell’HDZ del premier Andrej Plenković e in una certa misura nel Movimento patriottico. Semmai a trovarsi in situazione ingrata sono stati i regionalisti, Možemo! e Most, che sono rimasti fuori dai giochi politici principali. Il fatto che il presidente Milanović non si sia dimesso e non abbia partecipato ufficialmente in prima persona alla campagna elettorale ha in qualche modo attenuato gli effetti della sua discesa in campo, che, secondo gli analisti, avrebbero potuto essere molto più maggiori se lo avesse fatto. Dal sondaggio effettuato per conto della TV pubblica nelle dieci circoscrizioni in cui è suddiviso il territorio nazionale si possono osservare diverse tendenze. Innanzitutto l’HDZ perde qualcosa rispetto alle precedenti elezioni, mentre il Partito socialdemocratico guadagna qualche seggio. Možemo!, la formazione emergente della sinistra, appare isolata, in quanto non è riuscita a conquistare gli elettori dell’SDP. L’inclusione di Milanović nel gioco elettorale ha provocato la defezione di un gran numero di elettori di sinistra che in precedenza avevano aderito alla piattaforma Možemo! e che ora sono tornati di nuovo all’SDP. Una cosa appare certa, a giudicare dall’esito dei sondaggi. Visto il calo delle preferenze e quindi anche dei probabili seggi al Sabor, l’HDZ non potrà formare la nuova maggioranza affidandosi soltanto all’appoggio degli otto deputati delle minoranze, come avveniva finora. Avrà bisogno di altri voti in Parlamento oltre a quelli delle minoranze. In altre parole dovrà pescare nel bacino della destra. Tuttavia, se l’opposizione di sinistra e di destra si unisse contro l’HDZ, l’attuale partito cardine della maggioranza di governo “cadrebbe”. A questo punto gli analisti pongono una questione di fondo, ovvero se siano possibili governi formati da partiti ideologicamente molto diversi. Milanović però sembra crederci a una simile soluzione e ha già annunciato diversi nomi per un potenziale governo, provenienti dalle file della sinistra oppure indipendenti.

Ma passiamo alle cifre: nelle 10 circoscrizioni elettorali in cui è suddiviso il territorio nazionale vengono eletti 140 seggi deputati (mancano all’appello i tre della diaspora e gli otto delle minoranze eletti in due collegi specifici). Ebbene, stando all’ultimo sondaggio, all’HDZ vanno 60 seggi, alla coalizione Fiumi di giustizia a guida socialdemocratica 44 seggi, ovvero tre in più rispetto alla coalizione Restart di Bernardić nel 2020. Il Movimento patriottico di Ivan Penava dovrebbe ottenere 14 deputati, due in meno del Movimento di Miroslav Škoro alle ultime elezioni. Il Most dovrebbe avere nove seggi, come Možemo!, mentre i regionalisti istriani dovrebbero accontentarsi di due seggi, uno in meno rispetto a quattro anni fa. Gli altri due mandati dovrebbero essere appannaggio di Fokus e del presidente del Međimurje Matija Posavac. Il sondaggio, quello vero, sarà determinato dai 3.773.283 cittadini croati aventi diritto di voto alle elezioni di mercoledì prossimo.

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