Addio a Sergio Delton. L’anima dello sport CNI

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Addio a Sergio Delton. L’anima dello sport CNI
Foto Roni Brmalj

All’età di 79 anni si è spento Sergio Delton. Cosa aggiungere? Che dire? Sembra che ogni parola e considerazione siano davvero poca cosa. E prima bisogna superare lo sgomento, anche l’incredulità, anche quell’ultima linea di difesa che fa pensare “ma forsi non se vero; se solo ciacole”. Ma è così impalpabile questa linea che divide una sorta di speranza dalla realtà, che decade subito. Dispiace sempre quanto viene a mancare una persona. Finisce una vita, si scompone un piccolo mondo di affetti, di amicizie, di conoscenze, di collaborazioni…

“La vita è quel piccolo trattino che separa la parola nascita dalla parola morte”, ha detto qualcuno. Ebbene, in quel piccolo trattino Sergio è riuscito ad inserire un mare di attività e di coinvolgimento. Forse ci vorrebbero date e dati, ma ci sembra davvero impersonale. E del resto questa “pesantezza e ufficialità” Sergio non le ha mai sopportate. Ha preferito la leggerezza, il sorriso, una buona manciata di umorismo per sdrammatizzare anche i momenti un po’ ruvidi.

La mia generazione lo ha incontrato tra i banchi di scuola, noi alunni dell’elementare dignanese, ancora nella vecchia sede che prima di accogliere noi era stata una caserma, Sergio insegnante di educazione fisica, educazione tecnica, chimica e fisica (come farci capire fusione e fissione!?). Poi nei preparativi per le gare sportive: essere “selezionati” per l’atletica allo stadio di Cantrida, a Fiume,  era una cosa semplicemente fantastica. Dell’elementare dignanese era stato pure responsabile della Sezione italiana.

Poi è stato presenza imprescindibile in Circolo, ha ballato nel folclore, cantato nel coro, ne era stato presidente, aveva avuto iniziative, progetti, idee. È stato l’anima dello sport della CNI, organizzandone Giochi e competizioni che hanno coinvolto scuole e Comunità; ha portato in penisola sportivi e operatori sportivi di prim’ordine, ai quali ha sempre dato del “tu”, perché ogni volta si è trattato comunque di un rapporto oltre l’ufficialità (ricordo una cena nel dopo cerimonia con Bruno Pizzul e le sane risate, l’allegria, la complicità si pesavano a vagoni). Era venuto il momento dell’impegno politico sociale, che l’avevano portato a Palazzo municipale a ricoprire l’incarico di vicesindaco in rappresentanza della CNI.

Era arrivata anche la pensione, ma non le pantofole: da sempre legato alla terra, che non ha mai smesso di lavorare, vi si è dedicato con maggiore lena e con non poche gratifiche. Prima fra tutte quella per il Vin de Rosa, orgoglio dei bumbari e che aveva continuato a produrre, magari a solo uso domestico; poi per l’olio d’oliva. Vino e olio gli hanno fatto portare a casa fior di medaglie.

Era arrivata la malattia, subdola e cattiva, a minare la tranquillità e i progetti. Negli incontri casuali non ne abbiamo mai parlato, quasi a minimizzarla, azzerarla. Se il destino avesse concesso un incontro in questo periodo, avrei chiesto “gavè comincià a colzi'”. Avrebbe risposto, “Sì, pian; ghe volesi spetar ancora un fià che le se fasi un po’ meo…”.

Alla moglie Marina, ai figli Paola e Sandro, alla nuora Giovanna, al genero Andrea, ma soprattutto agli adorati nipoti Nicolas, Alice, Elisabetta e Giulio, un fraterno abbraccio.

Il ricordo completo del compianto Sergio Delton sulla Voce in edicola venerdì 13 ottobre, o in formato digitale. Clicca qui e abbonati.

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